“Questo è il titolo che avrei voluto dare ad una lettera aperta di ringraziamento alle Forze dell’Ordine, alla Magistratura per ricordare uno dei grandi successi da loro ottenuti nella lotta alla mafia. Il 20 maggio 1996 veniva, infatti, arrestato in una villetta alle porte di Agrigento il capomafia Giovanni Brusca che ha poi confessato di essere esecutore della strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e la sua scorta.”
Inizia con queste parole la nota di Mariagrazia Brandara, Presidente CdA del Consorzio Agrigentino Legalità e Sviluppo.
“Mi ritrovo, invece, oggi esattamente 16 anni dopo, a esternare tutta la mia rabbia per i fatti successi a Brindisi in una scuola che porta il nome dei due magistrati barbaramente uccisi.
Perché anche se i fatti dovessero essere opera di uno squilibrato, ciò che è accaduto a Brindisi è un atto di terrorismo, il terrore che raggiunge i luoghi della sicurezza, del futuro.
Ieri l’opinione pubblica si è destata da un torpore di rassegnazione strisciante e fa sentire la voce di una società che non ci sta a subire in silenzio il sopruso della mafia, della violenza, della prepotenza.
Non si può morire a scuola. Morire a sedici anni – continua la Brandara -, incolpevoli e senza difese. Il sorriso di Melissa lascia esterrefatti, il suo sguardo punta quello del suo o dei suoi assassini ed insieme parlano di voglia di vivere, di futuro, di libertà di crescere.
Chi ha voluto colpire una scuola, ha voluto mandare un segnale preciso. Svuotare di significato la parola futuro.
Colpire una scuola che porta in sé, nel nome, “Morvillo-Falcone”, la testimonianza che ci sono esempi di uomini e donne che non possono essere dimenticati. Che rimangono memoria permanente e punto dei riferimento per chi non si rassegna a subire qualsiasi forma di sopraffazione, ma ambisce a vivere in un mondo normale, dove il domani non può essere negato a nessuno, in questo modo.
Ma Melissa non era interessata a diventare testimonianza, lei voleva soltanto vivere la sua età.
E’ normale esprimere sentimenti di rabbia e di impotenza di fronte ad atti così vili. Ma si rischia di cadere nella facile retorica e di riproporre gli stessi dibattiti. Ma a ragazze e ragazzi come Melissa poco importano le valanghe di parole. Sono concreti, necessitano di fatti. Di scelte chiare da poter condividere e per le quali sono disposti a spendersi.
Ciao Melissa, che il tuo sorriso possa smuovere più di qualsiasi bomba le coscienze, nella speranza che a noi sopravvissuti non rimanga soltanto il dovere di ricordare la tua morte come una ricorrenza, ma di trovare risposte chiare a questi atti vili.
Agrigento 20 maggio 2012 Mariagrazia Brandara