Tra gli imputati del processo Kamarat c’è anche uno dei presunti carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo, sequestrato nel novembre del 1993, e tre anni dopo, strangolato e sciolto nell’acido a San Giuseppe Jato, per ordine di Giovanni Brusca. Nell’orribile vicenda del figlio di Santino Di Matteo, il primo pentito a rivelare i retroscena delle stragi dove trovarono la morte i giudici Falcone e Borsellino, secondo le indagini dei carabinieri di Agrigento e dei giudici della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ci sarebbe il coinvolgimento di Angelo Longo, 47 anni, ritenuto a capo della famiglia mafiosa di Cammarata. Ad accusarlo diversi collaboratori di giustizia. Ieri in aula, Angelo Longo è rimasto in silenzio, così come quasi tutti gli altri indagati. Calogero Scozzaro, 53 anni, di Casteltermini, Vincenzo Giovanni Scavetto, 70 anni, di Casteltermini, Vincenzo Di Piazza, 71 anni, di Casteltermini, Salvatore Longo, 50 anni, di Cammarata, Francesco Baiamonte, 64 anni, di Casteltermini, Giovanni Chianetta, 33 anni, di Favara, Vitale Salvatore Collura, 59 anni, di Castronovo di Sicilia, Salvatore Giambrone, 43 anni, di San Giovanni Gemini, Salvatore Fragapane, 55 anni, di Santa Elisabetta, Girolamo Lo Sardo, 60 anni, di Cammarata, Vincenzo Mangiapane, 46 anni, di Cammarata, Giuseppe Salvatore Vaccaro, 42 anni, di Sant’Angelo Muxaro, collaboratore di giustizia. Solo in tre hanno chiesto e ottenuto di essere ascoltati: Giuseppe Di Piazza, 43 anni, di Casteltermini, Mariano Gentile, 58 anni, di Castronovo di Sicilia e Salvatore Costanza, 62 anni, di San Giovanni Gemini. I tre si sono difesi dalle accuse e hanno negato qualsiasi legame con le famiglie di Cosa Nostra. Tutti gli imputati del processo Kamarat sono accusati di associazione mafiosa. L’indagine avrebbe fatto luce in particolare sulla nuova famiglia mafiosa della zona della montagna, ma anche su alcuni episodi di estorsione compiute a diversi imprenditori di Cammarata e Mussomeli. Nelle circa 500 pagine dell’ordinanza c’è anche l’episodio del caso di “lupara bianca” del capomafia, Costantino Lo Sardo, assassinato a Cammarata nel 1993. Il processo continua il prossimo 8 maggio con la requisitoria dei pubblici ministeri Emanuele Ravaglioli e Giuseppe Fici.
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