La mia candidatura a Sindaco della città di Agrigento non è nata da una mia aspirazione.
Ha corrisposto a una forte, direi, irresistibile sollecitazione di tanti cittadini, preoccupati dello stato di crisi della nostra città e delusi dai risultati dell’amministrazione Zambuto, che era stata animata e sostenuta dalla forte voglia di cambiamento.
Ricordo che Zambuto è stato eletto fuori dai partiti di quel tempo e soltanto con la conversione in sede di ballottaggio di alcuni.
Allora, come oggi, si registrava e quindi si registra la forte e diffusa percezione della difficoltà dei partiti a rappresentare veri canali di coinvolgimento e partecipazione della società civile.
Anzi oggi, più di ieri, soffia il vento dell’antipolitica.
Ed è stato a questo punto che ad Agrigento si è posta – ed è così venuta ad esistenza – l’iniziativa di Épolis.
Non l’antipolitica, ma una buona politica!
Non rifiuto della politica, ma aspirazione al ritorno a quella vera e seria, legata agli ideali ed ai problemi della comunità.
Nel seno delle discussioni fortemente appassionate, ci si pone alla ricerca della risposta ad una domanda semplice: “ma ora che facciamo per Agrigento, per non lasciare che il decadimento, la crisi economica e sociale siano la base di una vera e propria crisi civile?”
Ci siamo posti il tema: “Stiamo alla finestra oppure ci sbracciamo e proviamo a dare un contributo?”
Cominciando dalla proposta di una candidatura a Sindaco.
Discussione franca, leale e generosa.
Alla sua conclusione è stata avanzata a me la sfida: “Fatti avanti e guida la battaglia! Non è la tua battaglia, ma quella di tutti noi che vogliamo lavorare per Agrigento affinché prenda il cammino del suo progresso”.
La mia candidatura è, e deve rimanere, con questo carattere, con questo imprinting.
I partiti che animano oggi il proscenio, la cui crisi di orientamento e di consenso dovrà superarsi per il bene della democrazia italiana, hanno ipotizzato varie candidature.
Sulla mia candidatura sono state manifestate riserve e opposizioni.
Lecite ed anche utili, perché la democrazia si caratterizza per il dissenso, prima ancora che per il consenso. Poi per un consenso maggioritario che converga su un programma, un progetto. Sempre un ideale!
Nell’ultima ora alcuni partiti hanno dato un segno: sono disposti a convergere sul mio nome.
Tuttavia sulla prospettiva osta il diverso disegno di questi partiti.
Ad Agrigento è possibile adesso una soluzione di scelte utili e convergenti?
Non spetta certo a me invitare i partiti attorno a un tavolo. Sarebbe presuntuoso.
A me spetta solo dire che se uno schieramento di partiti deve ornassi sul mio nome, sarà garantito dalla promessa lealtà che assolutamente intendo garantire alla città di Agrigento.
Sono onorato di essere destinatario di queste attenzioni, io desidero amministrare, non devo scegliere, non ho quest’ardire, ben vengano i partiti che intendono sostenere me e il programma di Épolis.
La mia candidatura rimane lealmente al servizio della città di Agrigento.
L’impegno che intendo sottoscrivere è sul programma di Épolis, sul governo della città, sulla presa d’atto dell’apertura dei partiti, sulla lealtà nei confronti di Agrigento, quindi Agrigento al primo posto e su questo principio chi converge è il ben venuto e comunque al cospetto dell’opinione pubblica.
Totò Pennica