Agrigento – La CGIL (SPI – Mangione, FP Buscemi Cutugno) ha incontrato il Commissario straordinario dell’ASP per fare il punto sulle problematiche oggetto delle diverse prese di posizione del sindacato sulle criticità del sistema sanitario agrigentino e sulle quali si sono sviluppati appositi incontri coi vertici aziendali precedenti ed attuali.
Sulle liste di attesa sarà attivato entro il corrente mese una sperimentazione a Canicattì mentre entro l’anno funzionerà il Centro Unico Provinciale di Prenotazione ( CUP) con la messa in rete dei medici di famiglia con gli ambulatori ed ospedali per avviare in tempo reale il cittadino verso la sede con disponibilità di ricevimento.
Circa il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata il Manager ha recuperato i ritardi della precedente gestione attivando il bando di gara per assicurare l’assistenza a tre mila cittadini attraverso una Società, mentre per i restanti continuerà l’ASP a “garantirla “.
Relativamente all’intasamento dei Pronto Soccorso, più volte denunciato dalla CGIL, è stato assicurata l’attivazione del Punto di Primo Intervento (PPI) in affiancamento – supporto ai pronto soccorso per indirizzarvi tutti i codici bianchi che troveranno, in futuro, assistenza nel progetto di potenziamento delle strutture territoriali.
Riguardo alla ventilata ipotesi di costituzione del Punto Territoriale di Emergenza (PTE) da attivarsi presso l’ex ospedale San Giovanni di Dio, i sindacati pensionati e della funzione pubblica hanno manifestato delle perplessità per possibili “disguidi” circa il ricevimento di cittadini con sintomatologie che configurino l’immediato ricovero nei reparti che si trovano s distanza e cioè nel nuovo ospedale.
Rispetto al superamento degli acuti disagi cui sono sottoposti i cittadini a cui servono apposite seduta di “radio terapia” con viaggi tormentosi ed aggravio finanziario, si è preso atto del progetto esecutivo esistente per la realizzazione della struttura da impiantare con “l’acceleratore lineare” nell’ambito della medicina nucleare presso l’ospedale di San Benedetto.
Tale progetto è destinato a saltare se, disgraziatamente, i 400 milioni di euro del Fondo Europeo di Sviluppo (FES) dovessero venire meno per le inadempienze della precedente gestione.
L’incontro ha segnato alcuni punti positivi che meritano la costante vigilanza sociale affinchè si traducano in fatti definiti e definitivi, superando i ritardi, le carenze e le criticità che, comunque, ci sono e pesano negativamente sui diritti negati al cittadino circa la fruizione di un servizio sanitario efficiente e di qualità.
Agrigento, 14 marzo 2012