Sette libri, Sette piccoli saggi sul cinema scritti “a cascata” tra il 2010 e il 2012 sui più sconosciuti cineasti catalani, greci , giapponesi e messicani Una fatica meritoria di Beniamino Biondi , poeta, scrittore e critico agrigentino che la libreria “Capalunga” ha voluto portare a conoscenza di un pubblico attento e motivato. Una iniziativa denominata “Lampi sul cinema” certamente “elitaria” ma non meno utile e interessante cui ha partecipato una ristretta cerchia di amanti del cinema che ha ascoltato l’autore e il giornalista Diego Romeo chiamato a fare da trait d’union tra l’opera di Biondi e i convenuti. Impresa anche ardua perché Biondi si è occupato di un cinema underground sconosciuto al botteghino ma che riesce a essere un elemento determinante nella storia del cinema mondiale. Grazie anche all’eloquio di Biondi, severo e specifico nel linguaggio, autori sconosciuti al grande pubblico hanno trovato la loro giustificata esistenza all’interno di una “merce cinema”oggi degradata nei sentimenti, nelle ragioni sociali di una TV predatoria che molto spesso non consente loro di esistere. Si è così appreso che uno sconosciuto regista greco, Nikos Koundouros, aveva anticipato di ben cinque anni col suo “O Drakos” (1956) la trilogia dell’alienazione di Michelangelo Antonioni (L’avventura, La notte, L’eclisse) e che il cinema catalano è una enclave cinematografica che produce la metà dei 150 film in media prodotti dall’intera Spagna. Insomma ,un piccolo evento di notazioni critiche, di osservazioni con necessari rimandi filosofici che Agrigento, la città che ospita e promuove” l’Efebo cinema narrativa” probabilmente non si aspettava e non sapeva. E poi il cinema giapponese, umiliato dalle censure, il cinema messicano defraudato dalle sue disperate istanze rivoluzionarie.
Tutto è stato passato al setaccio dalla ricerca di Biondi i cui libri sono stati prontamente adottati dall’Università “La Sapienza” di Roma e dall’università di Torino.” Lampi sul Cinema” ha voluto porsi come un momento di dialogo e riflessione sul cinema d’arte e sulle sue attuali conclusioni attraverso il percorso frastagliato delle pubblicazioni dedicate al tema. Partendo dai suoi libri e seguendo il preciso momento storico e ideologico cui essi si riferiscono (gli anni ’60 e ’70), l’Autore ha conversato sul tema del cinema come lingua scritta della realtà, del rapporto fra cinema e immaginario, delle esperienze più isolate e radicali del cinema non europeo e undeground. La convinzione è che il cinema vada difeso dall’aggressione delle immagini fotografiche e ricondotto ai principi della narratività e dell’inconscio, e ancora che esso vada riconquistato ad uno spazio politico come documentazione di una modalità del visibile “ onirica, barbarica, irregolare”.
Calogero L.