Si torna a parlare con insistenza dello Statuto di lavoratori, dell’articolo 18. 60’anni fa,Giuseppe Di Vittorio,dirigente della CGIL e presidente della Federazione Sindacale Mondiale,in una riunione ai massimi livelli, disse apertamente che in materia di lavoro,bisognava rimodulare il tutto.
Il quel discorso, gettava le basi dello statuto dei lavoratori.
Anche La Costituzione contribuì in maniera incisiva ed importante alla strutturazione delle basi del nostro Diritto del lavoro, scrivendo principi che dopo lo Statuto del lavoratori avrebbe fatto propri. Negli anni 50 e 60, vi fu un peggioramento dei rapporti fra lavoratori e datori di lavoro per cui la lotta sindacale fu molto aspra, – occupazioni di fabbriche, scontri di piazza con le forze dell’ordine.
Lo scopo politico – sindacale, era quello di porre un freno alla facoltà di licenziamento ed il riconoscimento del salario unico.
I sindacati CGIL – CISL e UIL, uniti, riuscirono nell’intento. Il percorso politico fu molto lungo,ma con la legge 300 del 20 Maggio del 1970 nasce lo Statuto dei lavoratori,dove si legge con enfasi: “Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori…(….) Oggi,dimenticando o far finta di dimenticare i sacrifici,le lotte di quei lavoratori che hanno contribuito al riconoscimento e quindi alla fattibilità dello statuto dei lavoratori si odono discorsi privi di ogni sensibilità politica ed intellettuale (intellettuale forse è troppo).
La presidente di Confindustria Marcegaglia – “Nessun tabù”sull’articolo 18: “La riforma del mercato del lavoro va affrontata con molta serietà, pragmatismo e senza ideologia”. La chiama “ideologia” anni di lotte.
Sul contratto unico per i giovani senza tutele , proposto dal ministro Fornero (dannosissimo per i giovani), “stampato” su una realtà che certamente il ministro sconosce,una realtà fatta di precariato (46 forme di precariato esistenti) .In riferimento all’articolo 18 il Ministro poi cita una frase del leader della Cgil, Luciano Lama – “Non voglio vincere contro mia figlia”( La Cgil di Luciano Lama non ha mai messo in discussione l’articolo 18) .ed aggiunge – con i sindacati voglio fare discussioni intellettualmente oneste e aperte”.
I lavoratori non vogliono vincere contro i propri figli e non vogliono nemmeno dimenticare le battaglie di civiltà dei padri dello Statuto dei lavoratori e quindi dell’articolo 18. Personalmente ritengo che il mancato accrescimento delle imprese italiane non è legato alla possibilità di licenziare (lo fanno già con scioltezza) ma alla mancanza di competitività industriale.
Aldo Mucci
povera italia,poveri giovani ancora senza lavoro.