L’evento espositivo di un protagonista “storico” nel territorio di ogni espressione della “Scrittura della Luce”
dal reportage alla ritrattistica, dalla ricerca documentaria e culturale alla più raffinata elaborazione creativa
Diego Romeo
“OKKIO x OKKIO”
Mostra di Fotografia
Dal 2 al 20 dicembre presso la Galleria “CAFLAB” di Agrigento
Inaugurazione: sabato 3 dicembre 2011, ore 18. 30
Sabato 3 dicembre 2011, presso la Galleria d’Arte “CAFLAB” di Agrigento (Via Piersanti Mattarella, 47 / 49), con inizio alle 18. 30, si terrà la l’inaugurazione della Mostra Fotografica “Okkio x Okkio”. Protagonista Diego Romeo, “storico” fotoartista e “videomaker” agrigentino, che presenterà, riunite sotto l’intrigante titolo “Okkio x Okkio”, diverse splendide “fotoincursioni” di “reportage” e ricerca sperimentale dall’affabulante impatto creativo, equamente suddivise fra colore e “bianco e nero” e selezionate da uno straordinario archivio fotografico dell’Autore che, in quasi mezzo secolo di attività come giornalista e fotoreporter, documentarista, fotovideoartista e critico multimediale, pluripremiato in Italia ed all’estero nei contesti espositivi più qualificati, ha raccolto migliaia di testimonianze della memoria siciliana, del “trovarsi” intellettuale ai più alti livelli e del polivalente utilizzo alternativo, in termini d’estro, tecnica e resa espressiva, della visualità fotografica e cinematografica, attestandosi, tra l’altro, nel territorio agrigentino, come “storico” precursore di ogni forma di fotografia creativa. L’importante evento, che diviene, quindi, una preziosa “antologica”, sarà presentato dal Prof. Nuccio Mula, giornalista, docente universitario di Fenomenologia delle Arti Contemporanee, Teoria della Percezione e Psicologia della Forma, Componente dell’Associazione Internazionale Critici d’Arte. La Mostra resterà aperta fino al 20 dicembre e sarà visibile dal lunedì al venerdì (ore 9 – 13 / 16 – 20).
Produzione preziosa, questa di Diego Romeo, che la presente Mostra, per ovvie ragioni di spazio, riporta in una sintesi di appena una quarantina di “fotoincursioni” a fronte di migliaia e migliaia di scatti ad assemblare, nel tempo, un imponente e straordinario fotoarchivio della memoria individuale e territoriale in proiezione costante su storia, cultura, cronaca e controinformazione; ed il tutto finalizzato ad un evento che, anche “a prima vista”, si rivela fuori dall’ordinario poiché unico nel suo genere per molti versi di proposta fotografica sia “strictu sensu” che in affabulanti ed eclettiche alternative di riscrittura concettuale, espressiva e stilistica; e di ciò ha piena coscienza l’Autore, il quale ha la fortuna di possedere, da sempre, il carismatico nitore percettivo di quel “terzo occhio” che Dziga Vertov, insuperato maestro del documentarismo all’alba del Novecento, volle chiamare, e per ovvie ragioni, “cineocchio”: un dono iperumano che gli ha fornito autorevolezza di critico cinematografico e teatrale, gli ha ottimizzato sia l’acutissimo senso del realismo sia quella sapiente duttilità del suo “digitalizzare” fotografico e multimediale che gli ha consentito, ed in tutta naturalezza, di panoramicare e carrellare sulle più diverse correnti d’Arte, contemporanee e non, ripensando e riportando in ogni fotogramma sensi e segni, cromìe e grafie, aggregazioni e destrutturazioni: e tutto ciò senza giammai genuflettersi a primogeniture ma temperando e temprando quell’acuto ed incisivo senso critico che, da sempre, e del tutto fuori da deviazionismi di compromissione estetica ed etica, lo ha portato, fra illuminazioni d’estasi e rasoianti assalti all’arma bianca, “attraverso” ed “oltre” il visibile e l’apparente non solo come fotoartista e videoartista, ma anche in tutti gli ambiti nei quali rifulge la sua maestria di scrittura, il suo giornalismo libero, coraggioso e “d’assalto”, la saggistica più acuta e profonda nella cultura e nel sociale, la segreta poesia. La limpidezza complessiva dell’Autore, pur nella ponderosa polivalenza dell’estro elaborante, rende peraltro superflua, se non presuntuosa, qualsivoglia “chiave di lettura” delle sue opere, la cui decodificazione, invece, ci si limiterà ad affidare ai diversificati e variabili “feedback” della fruizione personale i quali, e senza dubbio, si riveleranno più congruamente atti a far scaturire, fra immediatezza e riflessione, ogni proposito della fotografia intesa come “scrittura della luce” (così disvela l’etimo, e inappellabilmente) e del fotografare come percepire, incidere, penetrare, scavare, estrarre, incatenare, eternare, ridonandoci tracce e vite, microbi e microcosmi, maschere e palpebre, per “fotoincursioni” sulle quali il pirandelliano “Serafino Gubbio operatore” magari vi direbbe soltanto : Signori miei, “Così è se vi appare” (da un testo di Nuccio Mula).