Senti. Io li ho visti. Si salutavano, ormai senza parole. Non c’erano che mani agitate nell’aria, o ferme, incollate ai finestrini. E sguardi. Poi il pullman si è mosso, ma loro erano immobili, come se non li riguardasse. Hanno continuato a tenere sollevate le mani e penetranti gli sguardi. C’erano delle lacrime. Era l’addio.
I campi e le case non erano ancora devastati e le vite sospese. Osservavano non senza tensione l’automezzo che partiva carico di ragazzini da mettere in salvo, il senso della vita di donne e uomini affranti, spaventati, tormentati, qualcuno aveva cominciato a correre, verso la nuvola di polvere che faceva il pullman sparendo dietro le colline, chiamando con voce rauca, si le gole raschiate dalla ferita che da quel giorno non si sarebbe più richiusa, quelle vite lì non valevano molto. Sarebbero arrivati, li avrebbero addossati ad un muro, o chiusi dentro ad una chiesa, originale no?, e li avrebbero uccisi.
Qualcuno dunque correva, rivoleva suo figlio indietro, che morissero insieme, doveva riappropriarsi di una parte della sua carne in viaggio lontana, qualcuno cadeva, e non si rialzava, aspettava il coniuge, gli amici. Sollevandosi erano silenziosi, neppure piangevano. Tenevano gli occhi chiusi.
Dopo i richiami che avevano squarciato brevemente la pace olimpica di quella giornata serena, (dove neppure una nuvola s’era affacciata a turbare il cielo liscio turchese, con un sole fisso e perdurante,) le brune figure in coppia o sole che avevano depositato i bambini sul mezzo trovato in gran segreto, si ricomposero. Non c’erano che mormorii e qualche singhiozzo.
Tornarono alle loro case per prepararsi ad un altro addio. Quello alle mura amiche, al disordine consueto, al quadro sopra il letto, al pupazzo che il bambino non è riuscito a portarsi via. Così pure Anna, che aveva dovuto sostenere il pianto di sua figlia dietro il finestrino, la mano tenera che cercava la corrispondenza della sua, così pure Anna che aveva dovuto sorriderle e sorriderle, ora crollava sul suo letto. Non c’era tempo, ma doveva depositare lì il suo dolore. Gettare la loro vita oltre la linea. Mandare i loro figli oltre la linea. Tutti i bambini, musulmani, ebrei, cristiani, insieme. Conoscevano tutte le canzoni i bambini, le avrebbero ricantate oltre la linea. Il piccolo gruppo del villaggio si abbracciò prima di entrare nelle loro case prima di fuggire, chiedendosi vicendevolmente perdono per le idiozie dell’esistenza. Erano in limine mortis, e non c’era che la loro umanità.
Poi, cadde la prima bomba