Cosa sta succedendo ? La cronaca negli ultimi mesi ha riportato fatti di violenze ed omicidi a carico di persone appartenenti a corpi militari, di vario genere, deputati alla protezione e alla sicurezza del cittadino.
Sono i casi di Melania Rea, Antonella Alfano, e in ultimo, per storicità e non per importanza, il caso della donna polacca che ha subito violenza sessuale ad opera di un maresciallo dei carabinieri.
Che risonanza hanno questi eventi nel vissuto di ognuno di noi? Come mai persone addestrate a difendere il debole, l’indifeso, progettano in maniera machiavellica efferati delitti?
Leggendo le cronache, ascoltando i racconti su tali eventi, e soffermandomi a riflette sulle dinamiche operative, gestionali e procedurali di come sono avvenute le violenze, la percezione che ne ricavo è relativa al fatto che gli attori protagonisti di tali brutalità hanno una strutturazione del Sé che li porta ad adottare modalità relazionali impregnate dal senso di onnipotenza, di grandiosità. Questo crea in loro, una falsa illusione, quella dell’intoccabilità, della perfezione, di essere talmente bravi a manipolare gli altri, le scene dei delitti, che fanno propria la falsa credenza dell’essere mai scoperti con la conseguenza dell’impunibilità, perché si sentono troppi bravi!
Ma il corso delle indagini investigative e giudiziarie portano, invece, questi soggetti alla realtà, ovvero, vengono messi di fronte al loro essere “mortali”, capaci, quindi, di commettere errori, di entrare in contraddizione, scoprono che non sono proprio invincibili, non sono stati bravi e perfetti.
Il loro comportamento, le loro macchinazioni, il loro modus operanti, mi fa dedurre che si tratta di persone con una personalità narcisistica.
“gli Dei puniscono il giovane di Tespi, che si rifiuta di aprirsi all’amore di Eco, preferisce l’amore di sé di fronte alla propria immagine, ma questo porterà Narciso alla morte”.
Miller offre una rilettura alla storia familiare nella quale si pongono le premesse della modalità relazionale Narcistica. Una madre che non si sente pienamente tale, che si sente “piccola” in alcuni momenti del rapporto con il figlio, si fa guidare dai propri bisogni “irrisolti” piuttosto che da quelli del bambino.
Dal Giornale di Sicilia: “mentre Rotolo veniva arrestato la madre era in lacrime. Il Rotolo ha mostrato tenerezza sono nei suoi confronti abbracciandola e consolandola, dicendole: non ti preoccupare”
Il bambino, se vuole conservare il sorriso della madre e quegli occhi che lo guardano con la luce dell’amore e dell’ammirazione, dovrà rispondere al sogno della madre, comportarsi come lei desidera e negare progressivamente i propri bisogni di bambino in crescita. Quello che rimane al bambino da questa relazione primaria sarà l’ossessiva ricerca dello sguardo materno, o meglio della propria immagine impressa in quegli occhi stupiti. Solo quando si vedrà riflesso negli altri, sia nel campo del lavoro che dell’affetto, si sentirà confermato, placato e rassicurato. Ricercherà applausi e consensi con la sensazione d’essere “speciale” (così l’ha fatto sentire la madre anteponendolo al partner), d’essere onnipotente (esiste solo lo spazio occupato da lui e dai suoi: le altre realtà, gli altri spazi non meritano interesse) d’essere onnisciente (sa tutto quello che è veramente utile e necessario sapere; il resto ha poco valore). Le persone con vissuti narcisistici hanno difficoltà ad essere in contatto pieno con gli altri, perché gli altri rappresentano uno specchio che rimanda, riflette, conferma o disconferma la propria immagine. Nei rapporti affettivi sentirà il peso del quotidiano (lavoro, casa, gestione della famiglia e dei figli) e la paura di dover ancora una volta “sacrificare” se stesso. Si sentirà soffocato da ogni richiesta. Neppure nella relazione affettiva avrà fiducia nell’ambiente, lo percepirà piccolo e incapace di contenerlo, perciò quando avverte il dissenso o non lo esprime…
Dall’intervista telefonica della sorella di S. Rotolo su “Quarto grado” rete 4: “mio fratello quando si discute, si litiga è un muro”
o l’esprime con disprezzo e rifiuto dell’altro (gli omicidi precedentemente indicati).
Il successo che spesso accompagna i “narcisisti”, nella fattispecie gli attori protagonisti delle suddette vicende attuali di cronaca nera, in particolare quelli con molte capacità e con grande sicurezza affettiva, diventa alla fine l’ostacolo numero uno alla loro crescita umana perché li mantiene nella droga di un “sogno materno di gloria”, che potranno aver dimenticato ma che li dirige. La loro leadership è orientata da uno stile attento sono a quelli che sono definiti migliori, tendenti a creare dicotomie tra “validi” e “non validi”, hanno l’illusione di guidare un gruppo “speciale”, il migliore, esempio: se sono pochi dirà che non è il numero che conta, se sono molti, si dirà che questo è la conferma del proprio valore.
Ritornando alla domanda iniziale: Che risonanza hanno questi eventi nel vissuto di ognuno di noi?
Questi fatti lasciano sgomenti, increduli, disorientati non solo per l’efferatezza dei delitti ma proprio per il ruolo sociale che gli “assassini” ricoprono all’interna della società. In una società “liquida” dove i legami affettivi, il senso di coesione e comunione vengono meno, eventi del genere minano ulteriormente il senso di fiducia di attaccamento verso la comunità e soprattutto nei confronti delle istituzioni, anche se, è bene dirlo, personaggi del genere sono delle gocce d’acqua all’interno di un mare, e si commetterebbe un grave errore nella generalizzazione del fenomeno , ma vivendo in un clima centrato sull’autorealizzazione viene a mancare, ulteriormente, quel senso di fiducia “naturale” che si dovrebbe sentire nei confronti di specifiche istituzioni, sperimentando, così, un sano senso di appartenenza alla comunità in generale. Si abolisce, ancora una volta, il senso di aggregazione, ogni punto di riferimento, viene a mancare la funzione paterna dell’istituzioni.
Bibliografia:
A. Miller, il dramma del bambino dotato, Boringhieri, Torino 1982.
G. Salonia, Emergenza Sicilia. Risposta dei Religiosi. I legami affettivi tra incarnazione ed escatologia, in C.E.S.I. (a cura di), Una presenza per servire. I religiosi nella vita e nella pastorale di Sicilia, Atti 2 Convegno (1989), pp 257-269.
G. Salonia, Kairos. Direzione Spirituale-Animazione Comunitaria, EDB, Bologna 1999.
Dott. Irene Grado
Psicologa-Psicoterapeuta della Gestalt
Esperta in Psicodiagnosi Forense
Trainer di psicoprofilassi al parto: metodo Spagnuolo Lobb
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