Che se Dedalo vivesse ancora, neppur lui potrebbe eguagliare l’arte di chi con tanto ingegno progettò i percorsi dell’ospedale San Giovanni di Dio.
E nemmanco coi Santi, né con l’aiuto d’Arianna e del suo filo, trovare l’uscita o i reparti, appare impresa possibile per ogni umano.
Sarà stata forse l’esistenza di un ipogeo, chiamato Labirinto, il cui ingresso principale si trova accanto alla chiesa del purgatorio, nella centrale via Atenea di Agrigento, ad ispirare chi ha progettato e chi ha poi curato la cartellonistica interna con le indicazioni, del nosocomio agrigentino.
Come nell’ipogeo ogni stanza comunica irregolarmente con altre tre o quattro, e queste con altre, talchè ognuna è centro a molte che la circondano- come narrato nei “I sotterranei di Agrigento” di A.Dalli Cardillo e N.Sciangula -, così i corridoi del San Giovanni di Dio, comunicano con altri corridoi, che portano a scale, ascensori e reparti, dai quali nessuno pare saperne l’uscita.
“Non posso tacervi ch’io avea sotto gli occhi, Dante – così descriveva l’ipogeo il poeta Lionardo Vigo -, che iva nella città dolente, e quelle bolgie, più presto che camere, e quelle rupi stesse cadute e cadenti mi richiamavano alla memoria i divini carmi del ghibellino”.
Andare a far visita a qualcuno all’ospedale, non è poi così diverso da quello che fece il poeta in compagnia del dottor Giuseppe Serroy, quando quasi due secoli fa, decise di esplorare l’ipogeo Labirinto.
Già dall’ingresso, ci si rende conto di quanto accurate siano le indicazioni.
Un primo pannello nel quale sono indicati i reparti e la via da percorrere per raggiungerli, copre un secondo pannello, nel quale sono indicati altri reparti.
Capita così, che il malcapitato visitatore che cerchi il reparto chirurgia, noti solo il primo pannello, con su indicato “chirurgia endoscopica (scala C)”.
Seguendo così delle indicazioni più o meno a casaccio, e andando a lume di naso, si arriva dinanzi ad una porta, con su scritto: “Ortopedia – Riabilitazione – Urologia – Chirurgia – Ortottica – Elettromiografia”.
Inutile che varchiate quella porta, della chirurgia non v’è neppur l’ombra.
Potete provare a salir le scale, ma vi trovereste dinanzi la porta – per fortuna chiusa – della sala operatoria.
Se siete entrati sul far dell’ora dell’orario di visita, iniziate il conto alla rovescia, che di un’ora – tanto è il tempo che avete a disposizione per le visite – la prima mezza la perderete a cercare il reparto. Sempre che la fortuna o qualche premuroso e gentile impiegato – come spesso accade -, mosso a pietà dal vostro smarrimento, non vi dia le indicazioni sul percorso da seguire: lei si trova qui, al secondo piano lato C. Scenda al primo con l’ascensore. Alla sua sinistra troverà la Psichiatria (e già cominci ad aver il dubbio che a fine visita utilizzerai il reparto…). Svolti a destra verso la Radiologia. A metà percorso, vada a destra in direzione dell’Astanteria. Lì troverà una freccia rossa che le indica (non ricordo cosa…). Svolti a sinistra. Prenda l’ascensore lato B e vada al terzo piano”.
Detto così, tutto pare abbastanza facile, ma provate a farlo a memoria seguendo delle indicazioni che non portano mai scritto il reparto che state cercando…
“Grazie! È stato gentilissimo…” direte con cortesia a chi vi ha dato l’informazione
“Di niente… Sa, anche noi, qui camminiamo con una piantina che ci indica l’esatta posizione dei reparti…”
Mezzora è trascorsa, ma alla fine, il reparto l’avete raggiunto. Non chiedetevi quale sia il senso di trovarvi allo stesso piano di uno dei lati dell’ospedale (A,B,C) e per andar dall’altro dovete prendere ascensori che vi portano su e giù dai piani, anziché procedere lungo un corridoio.
Questa fu l’arte di qualche Dedalo agrigentino.
Lungo un corridoio, un visitatore infuriato, parlando tra sé e sé diceva: “ma se becco sto Minosse d’Agrigento, al quale si deve st’opera d’arte, la cui amata Pasifae chiusa nella vacca di legno potè soddisfare il suo desiderio col toro, giuro che gli faccio…”
E mentre così diceva, col mignolo e l’indice faceva uno dei segni più conosciuti in Europa, per ricordare Minosse e il Minotauro, concepito dal tradimento di Pasifae regina di Creta con il Toro di Creta (clicca qui, per vedere come il popolo ricordava re Minosse)…
Gian J. Morici
P.S. Porca vacca Pasifae, la prossima volta mi porto il tom tom…
ah ah ah ……superlativo !!!!! meglio ridere perchè le imprecazioni a poco servono oramai!!!!
io invece mi chiedo: come poterono un toro e una vacca copulare in ospedale se nei reparti da me frequentati a malapena possono starci due letti per ogni stanza e nell’urgenza bisogna prima chiudere il tavolino calcolare bene le distanze e chiedere alla paz.di leggere bene le istruzioni per l’uso dell’ascensore, poichè a malapena entra il letto e un’infermiere che non superi i 45Kg.Mi viene da pensare che invece agli albori tale struttura fosse la reggia di biancaneve e il principe azzurro che per puro affetto e per non farli sentire a disagio la costruirono a immagine e somiglianza dei loro carissimi 7 nani,così vissero tutti felici e contenti……..(peccato che i tempi cambiano),