Anziani in collera ed in rivolta, doppiezza nel comportamento della Pubblica Amministrazione, dimissione di un componente della Consulta comunale per la terza età sono gli “ingredienti notevoli e rilevanti” espressi con una nota del Segretario di Sinistra Ecologia Libertà Angelo Renda all’indirizzo dei soggetti politici coinvolti nell’”affaire” del mancato avvio del Centro Diurno per anziani. Nella lettera aperta, indirizzata al sindaco Carmelo Pace, al presidente del consiglio comunale Giuseppe Tortorici e all’assessore ai servizi sociali Antonio Sgrò, il dirigente politico si fa portavoce della rabbia, dello sdegno e della grande irritazione dei 1500 anziani che vivono a Ribera e che invano attendono da mesi questa importante struttura residenziale comunale. Il dirigente politico, per una migliore comprensione dei fatti, fa una breve cronistoria degli avvenimenti che hanno visto gli amministratori comunali riberesi veri ed autentici protagonisti in negativo. Costoro, sin da Gennaio scorso nella sala dei sindaci e alla presenza dell’ex sindaco Santo Tortorici, che guidava una nutrita rappresentanza di una delegazione della consulta comunale della terza età, comunicavano l’avvio del Centro Diurno. Un’opera di grande interesse e rilevanza socio-assistenziale. Soprattutto il primo cittadino, in modo euforico ed esaltante, partecipava ai presenti la nascita del Centro Diurno che doveva essere ubicato presso i locali della villa comunale. In assoluta sintonia col sindaco, l’assessore Sgrò presentava il regolamento comunale per la gestione del Centro Diurno, così come approvato poco più di un anno fa, grazie all’intervento dell’allora commissario Ganci. L’assessore, nell’illustrarlo, si soffermava e apprezzava le attività ricreative, culturali e di socializzazione previste e da avviare subito (cineforum, conferenze/dibattiti, attività manuali ed artigianali, attività musicali, programmazione di visite guidate, organizzazione di gite, attività ludiche e sportive). Il sindaco, inoltre si legge nel documento di Angelo Renda, si affrettava ad affermare e puntualizzare , a chiusura dell’incontro rassicurante e fattivo, che: “la struttura residenziale è un momento tangibile e forte del “nuovo corso amministrativo” che ha seppellito la vecchia e logora politica delle “chiacchiere e delle promesse”. Veniva esaltata l’azione decisa, risoluta ed energica volta alla realizzazione ed all’esaltazione dell’attitudine e capacità di intraprendere e dare risposte ai bisogni soprattutto degli anziani. Veniva celebrato e magnificato con lodi un “nuovo modo d’agire” e di “amministrare la res publica”: “fare parlare i fatti”, “fatti e non parole”. Immediato fu, da parte dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco, emettere un comunicato stampa di questa portata: < “Centro Diurno per anziani, la soddisfazione del sindaco. Siamo molto soddisfatti, perché abbiamo contribuito a valorizzare il ruolo degli anziani nella nostra città. I nostri anziani necessitavano di un luogo dove poter organizzare attività ricreative, impegnarsi e non sentirsi isolati. Rappresentano una grande risorsa sociale e noi siamo felici di aver potuto soddisfare le loro esigenze valorizzando al contempo, attraverso la loro presenza, un patrimonio prezioso come la villa comunale” >. Nella realtà dei fatti, oggi dopo mesi, è tutto falso, non veritiero! I nostri amministratori sono stati i protagonisti di una simulazione, di una doppiezza trasferita in una finzione scenica dei cosiddetti “veri politici navigati”. Essi sono gli attori di una commedia, di un film, di una sceneggiata teatrale già vista, già miseramente consumata! Noi diciamo, conclude Angelo Renda, che Pace da “buon cattolico” dovrebbe chiede scusa agli anziani! Perché dal punto di vista della sua teologia morale cattolica, egli non ha parlato con la virtù dell’ umana e cristiana semplicità, ma con il grave vizio della doppiezza. La doppiezza è molto diffusa in chi amministra , nei vari livelli, la cosa pubblica. Essa si verifica quando l’uomo politico ha in cuore una cosa e ne manifesta esteriormente un’altra. Per noi non esiste una politica cristiana, ma cristiani che si impegnano in politica, testimoniando con coerenza i valori in cui credono. Ecco perché la veracità è una virtù di grande interesse sociale. È biasimevole l’incoerenza tra la fede e i comportamenti quotidiani. Ma non è meno grave strumentalizzare la religione, piegandola a logiche di partito o schieramento. È cattiva coscienza dirsi cristiani e agire, in privato e in pubblico, con indifferenza verso gli altri, specie se bisognosi di un riconoscimento dei loro diritti. Un’autentica formazione cristiana deve esprimersi anche in una coerente coscienza sociale. Ed è meglio se ispirata, e senza contraddizioni, ai coerenti principi del Vangelo in cui crede e si richiama il nostro giovane sindaco.