Se Dio ha creato il mondo in sei giorni riposando il settimo, è segno che mettere in sicurezza più immobili, rimuovere parti di edifici pericolanti, rimuovere le macerie di un palazzo e bonificare i luoghi, si può fare in un sol giorno.
Questo è quello che devono aver pensato il Dirigente del Sett. VIII – LL.PP. del Comune di Agrigento, ing. Giuseppe Principato, e il Sindaco Marco Zambuto, autore della proposta d’ordinanza sindacale il primo, firmatario dell’Ordinanza il secondo.
Un solo giorno per fare ben più di quanto il Comune non abbia fatto nel corso di tre anni.
Tanto il tempo trascorso da quando nell’aprile 2008, dopo una conferenza di servizi tra Comune, Protezione Civile provinciale e Soprintendenza ai BB.CC.AA., ai proprietari degli immobili di Palazzo Lo Jacono venne chiesta una liberatoria per l’accesso ai luoghi e gli stessi vennero invitati a provvedere urgentemente allo sgombero di eventuali beni e/o suppellettili presenti nei vani di loro proprietà, diffidandoli al contempo a non iniziare il trasloco senza la preventiva assistenza del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Agrigento, in quanto di fatto gli immobili erano inagibili.
Il Comune di Agrigento in quella circostanza ed avvalendosi di un finanziamento di 230.000.00 euro, messo a disposizione dal Dipartimento Regionale di Protezione Civile, si sostituiva ai proprietari dell’ “immobile monumentale” (tale era Palazzo Lo Jacono dopo l’apposizione del vincolo proposto dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Agrigento ai sensi del decreto legislativo n.490/99, decreto emanato dall’Assessorato Regionale ai Beni Culturali, Ambientali e Pubblica istruzione n. 8392 del 18 novembre 2003), al fine di eliminare pericoli di crolli dell’immobile.
Trascorrono ben tre anni da quando il Comune si ‘sostituisce in loro danno’ ai proprietari, fin quando il 25 aprile 2011, Palazzo Lo Jacono crolla. Solo la fortuna vuole sia stata evitata una strage. Infatti, qualche sera prima, molti fedeli che seguivano la processione del Venerdì Santo si trovavano a transitare laddove oggi c’è solo un cumulo di macerie alto alcuni metri, senza che nessuno si fosse preoccupato d’interdire il traffico pedonale e veicolare nelle vie adiacenti il palazzo.
Tre anni trascorsi senza che i proprietari avessero più avuto possesso dell’immobile né contezza dello stato dei lavori effettuati, durante i quali il Comune di Agrigento si è occupato della messa in sicurezza dello stabile, ridottosi in pochi attimi ad un enorme cumulo di macerie.
Fin qui nulla da ridire. L’Ordinanza Sindacale parlava chiaro: “dando contestualmente avvio al procedimento di sostituzione in danno…”, e il danno, la cui entità e responsabilità è ancora da verificare, come da Ordinanza è avvenuto…
Danno sì, ma la beffa? Con Ordinanza Sindacale n° 103, del 27 aprile 2011, il Sindaco Zambuto, ordina ai proprietari dell’immobile:
1) Rimozione delle parti pericolanti dei relitti di Palazzo Iacono Maraventano (tre anni non sono serviti neppure ad imparare il nome dell’immobile monumentale ndr) e delle parti pericolanti degli immobili contigui a quest’ultimo, da attuarsi entro il termine di giorni 1 (uno) dalla notifica…
2) Previa successiva autorizzazione e/o dissequestro la rimozione macerie, messa in sicurezza edifici confinanti, bonifica dei luoghi, da attuarsi entro il termine di giorni 1 (uno) dalla notifica…
3) Redazione al completamento dei lavori di messa in sicurezza dei luoghi, di perizia giurata a firma di tecnico abilitato nella quale sia dichiarato che sono stati rimossi definitivamente tutti i pericoli minaccianti la pubblica incolumità.
Tre anni di lavori per creare un cumulo di macerie di quello che era un palazzo da mettere in sicurezza e 1 giorno, dicasi un solo giorno, per demolire, mettere in sicurezza più edifici, rimuovere macerie e bonificare i luoghi.
Che dire? O il singolo proprietario dell’immobile è Dio, o, quantomeno, si chiama Mandrake…
Anche in questo caso la mancata osservanza dell’Ordinanza Sindacale da parte dei proprietari darà adito ad un nuovo processo e magari ad una condanna degli stessi, per non aver prodotto il miracolo?
Ma di miracoli, nella proposta d’ordinanza, non ne mancano certo. Dopo l’avvio del procedimento di sostituzione in danno, a far data dal 20 marzo 2008, il Comune con Determinazione Dirigenziale del 27 giugno 2008 affida i lavori alla ditta aggiudicatrice, che li inizia in data 15 luglio 2008 e li termina l’8 maggio 2009.
Da quel momento, e fino al 4 marzo 2010, l’immobile viene lasciato così com’è, senza che vengano eseguiti ulteriori lavori e senza che venga comunicato nulla ai proprietari che, è bene ricordare, già nell’aprile 2008 era stati fatti traslocare dall’edificio in quanto inagibile.
Durante questo periodo, chi ha avuto il possesso materiale del bene? A voler leggere la proposta d’ordinanza, sembrerebbe che sia il Comune a disporre dell’immobile, tant’è che con ulteriore Ordinanza Sindacale, e senza che i proprietari vengano portati a conoscenza di nulla, in data 4 marzo 2010, a seguito della comparsa di nuove lesioni e dell’aggravamento dei dissesti sul cantonale, si disponeva:
1) Un immediato intervento di messa in sicurezza (conclusosi il 19 marzo 2010) del cantonale tramite l’alleggerimento della muratura d’angolo (demolizione dell’ultimo piano e realizzazione di copertura leggera in onduline) e tramite la realizzazione di opere di cerchiatura metallica e tirantaggio del cantonale;
2) Lo sgombero cautelativo, fino all’avvenuta realizzazione delle predette opere di messa in sicurezza, delle abitazioni ubicate in via Santa Maria dei Greci, dal civ. n. 1 al civ. n. 7.
Come per miracolo, la proposta d’ordinanza sindacale del 27 aprile 2011, pur narrando tutti i passaggi più salienti della vicenda, non fa menzione alcuna della conferenza di servizi del 2008, laddove il Comune chiedeva ed otteneva la liberatoria da parte dei proprietari per l’accesso ai luoghi e laddove gli stessi venivano diffidati a non iniziare l’eventuale trasloco senza la preventiva assistenza dei Vigili del Fuoco, in quanto i locali di fatto inagibili.
Dal 19 marzo 2010, data di ultimazione dei lavori riportata nella proposta d’ordinanza sindacale del 27 aprile 2011, al 25 aprile 2011, data del crollo del palazzo, i proprietari degli immobili continuano a non conoscere nulla dello stato dei lavori effettuati, delle condizioni di stabilità e di messa in sicurezza dell’edificio, dello stato di agibilità dello stesso.
Solo con la notifica dell’Ordinanza Sindacale del 27 aprile 2011, due giorni dopo l’avvenuto crollo del palazzo, i proprietari vengono ufficialmente a conoscenza dell’accaduto.
La proposta d’ordinanza del 27 aprile, impone:
1) Lo sgombero cautelativo degli immobili, prospettanti l’edificio crollato, ubicati in via Santa Maria dei Greci, dal civ. n. 1 al civ. n. 7;
2) Interdizione al transito veicolare e pedonale dell’area interessata dal crollo.
E qui, il conto non torna. Non si tratta degli immobili fatti già evacuare il 4 marzo del 2010?
A quando risale l’ultima dichiarazione di cessato pericolo di crolli, perché gli abitanti potessero rientrare nelle loro case? Chi ha dichiarato il cessato pericolo?
L’interdizione al transito veicolare e pedonale, chi e quando l’aveva revocata?
Tutti dati, che nella proposta di ordinanza sindacale, non vengono assolutamente citati.
Riepilogando:
– Il Comune, nel 2008, si sostituisce ai privati per fronteggiare una situazione emergenziale per il pericolo di crollo di un immobile monumentale;
– Trascorrono tre anni, senza che i proprietari abbiano più contezza dello stato dei lavori effettuati e senza che sia stato effettuato un rilascio dell’immobile medesimo ai legittimi proprietari;
– Il 25 aprile 2011, tre anni dopo che il Comune inizia e prosegue ad occuparsi della messa in sicurezza dell’immobile monumentale, quest’ultimo crolla;
– Due giorni dopo, il 27 aprile, viene emessa l’Ordinanza Sindacale, con la quale si vuol addossare ai proprietari la responsabilità del crollo e i danni consequenziali allo stesso, imponendo inoltre il ‘miracolo’ di mettere in sicurezza più edifici, demolire le parti pericolanti di edifici e rimuovere le macerie in un sol giorno. Quelle stesse macerie nate dopo tre anni di lavori curati da parte del Comune…
Di ‘miracolo’ in miracolo’ perché non addebitare ai privati l’eventuale responsabilità nel non aver interdetto il traffico veicolare e pedonale nelle vie interessate dal crollo, e di non aver fatto evacuare gli edifici prospettanti il palazzo crollato?
E se i ‘dio abitanti’ o Mandrake (chiamateli pure come vi pare…) avessero i poteri per risolvere in un solo giorno tutti questi problemi, perché non imporre loro di chiedere alle macerie di rialzarsi e ricostituirsi in quello che era Palazzo Lo Jacono Maraventano?
In attesa che si possa decidere se processare i proprietari per non aver ottemperato al miracolo, si commette peccato nel chiedere chi ha dichiarato il cessato il pericolo di crollo dell’edificio?
Gian J. Morici
voglio aggiungere: (Cronaca | Agrigento | 25 Apr 2011 | 11:39 LE REAZIONI Zambuto:”Interventi realizzati un anno fa” di Gioacchino Schicchi
“Fortunatamente eravamo intervenuti consolidando la parte esterna dell’edificio”. Così il sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, ha commentato la notizia del crollo del palazzo Lo Jacono, avvenuto nelle prime ore della giornata).
se non fosse un evento tragico per la nostra città ci sarebbe da ridere.la tragicomica amministrazione del comune di agrigento