“Sul mio conto è stato detto che ero il Diavolo, che ogni cosa che dichiaro è una menzogna perché “ il Diavolo non dice mai la verità”. Ogni mia prova è ritenuta superflua anche se sottoposta a più verifiche. Per l’ennesima volta ribadisco che sono innocente».
PAOLO LEONI – imputato nel Caso Bestie di Satana
In questi giorni si sta ritornando a parlare del fenomeno “satanismo” e delle sette sataniche, nello specifico, per il caso di Yara e per l’omicidio della donna ritrovata mutilata nei pressi di Roma. In entrambi i casi, le indagini si stanno concentrando su gruppi o persone che praticano “riti” non convenzionali, oscuri, perversi, efferati e sanguinosi. Tali ipotesi sono avvalorate per le modalità particolarmente cruente con i quali sono avvenuti tali delitti e per il collegamento, prettamente antropologico, che lega gli omicidi al momento storico in cui essi sono avvenuti.
Pare, infatti, che questo, per i movimenti satanisti, sia un periodo particolarmente significativo e per tale motivo le varie ritualità assumono una certa rilevanza nonché frequenza. Infatti, se facciamo un’analisi comparativa tra i momenti di forte valore simbolico della religione cristiana, vediamo, che questi delitti coprono l’arco temporale che intercorre tra il Natale e la Pasqua, eventi importantissimi per il cristianesimo appunto.
Dunque, se il satanismo si propone come movimento di forte contrapposizione al cristianesimo ecco che occorre dare un segnale al mondo celebrando Satana con rituali che non esito a definire criminali. Infatti, se dovessimo dare una definizione al satanismo, altro non è, che un movimento criminale, efferato, collegato ad atti di violenza e crimini. Secondo Cantelmi per satanismo s’intende il Culto di Satana che può essere inteso “sia come entità malefica a se stante, sia come avversario del Dio cristiano”. Il satanista desidera adorare il male per poter rompere le prescrizioni etico-morali-religiose della società e della religione cattolica. Attraverso il satanismo l’adepto soddisfa il suo desiderio di potere, denaro, carne, e raggiunge la felicità.
In Italia il fenomeno satanismo è molto recente, la prima volta che le cronache riportano in luce fatti riconducibili a questo movimento è intorno agli anni ’80 con il “caso dei Bambini di Satana” di Marco Dimitri di Bologna. Quest’ultimo era stato accusato di abuso sui minori in un rituale satanista, pratica di messe nere e abuso di minorenni, profanazione e atti dissacratori presso luoghi di culto, associazione a delinquere. Nel 1998 fu poi prosciolto da tutte le accuse.
Ma come una persona si può avvicinare al satanismo? E perché? Quali fattori entrano in gioco?
In tutte le fasi di transizione storica e quindi anche sociale, l’uomo, da sempre, effettua una continua ricerca di se stesso, cerca di definirsi, di conoscersi, sente il bisogno di identificarsi con qualcuno o qualcosa per meglio comprendere chi è, che cosa deve fare, che direzione prendere per realizzarsi. Cerca di dare forma al suo bisogno di appartenenza. Le transizioni determinano le crisi, quindi, una messa in discussione, dei valori, della morale, e il ritorno a Satana, al demoniaco, permette di attribuire a lui le cause dei cambiamenti e delle ribellioni. Di fronte a crimini e fenomeni che non trovano spiegazione nel messaggio salvifico di Dio, l’uomo deresponsabilizza se stesso creando il mito Satana.
La cultura, un tempo contenitrice dei valori, pensieri, comportamenti e delle relazioni dell’uomo, diventa sempre più frammentata, violenta, dissonante, incerta, dunque, l’individuo perde il senso di orientamento e di stabilità personale in essa. L’individuo attraverso il disagio chiede di essere aiutato. Orientato, contenuto, in un caos, di valori, emozioni, pensieri e relazioni, nel qui e ora. È in continua ricerca di un Dio in grado non solo di dare risposte alle tante domande che egli si pone, ma dev’essere in grado di soddisfare i propri bisogni.
Ma quando questa ricerca conduce sempre in un vicolo cieco cosa accade?
L’uomo diventa sempre più fragile, insicuro, incapace di gestire la propria ansia, quindi, la nascita, e di conseguenza l’incontro, dei nuovi movimenti religiosi salvifici, innovatori, illuminanti, diventano un saldo punto di riferimento per coloro che hanno una personalità fragile, destrutturata, conflittuale, frammentata. L’elemento magico delle sette sataniche diventa un ancoraggio solido ed estremo. Attraverso la magia l’uomo fugge la frustrazione della sua condizione, delle incomprensioni, dolori, separazioni, conflitti. Con la magia l’uomo crede di poter ottenere ciò che ha sempre desiderato, modificando gli eventi a proprio vantaggio. Il fascino dell’occulto attrae gli individui che desiderano dare un senso, un ordine ed un confine alla propria identità, identità che si andrà a costruire nel gruppo, nella dottrina, nell’isolamento psico-sociale-affettivo.
Infatti, le sette sataniche utilizzano la manipolazione, ovvero, distruggono l’identità dell’individuo, per adescare gli adepti. Lo scopo principale è quello di ridurre l’autonomia e la libertà dell’individuo in favore della dipendenza e della sottomissione. I satanisti solitamente non vivono in una comunità e non emergono chiaramente nella società, le loro identità sono secretate.
Le tecniche di persuasione adottate dalla setta assumono aspetti più coercitivi e minacciosi quando bisogna proteggere il segreto della setta o quando un membro del gruppo vuole abbandonarla.
Queste tecniche si basano su pressioni fisiche o psicologiche molto forti; minacce, intimidazioni, ricatti, che inizialmente vengono rivolte contro l’adepto ma poi si estendono alle persone care. La manipolazione si avvale anche dell’utilizzo di droghe, di tecniche ipnotiche e di autosuggestione, ma, solitamente, è l’attività satanista, i vantaggi che essa comporta, che persuadono l’adepto a rimanere.
All’interno di questo scenario troviamo persone con caratteristiche di personalità ben precise, nella fattispecie:
– il satanista psicopatico: vive senza conflitti e senza sensi di colpa la sua perversione, tende a degradare la vittima e la utilizza come mero oggetto di soddisfazione sessuale.
– Il satanista nevrotico: vive la perversione sotto forma di coazione a ripetere, ovvero, prova sensi di colpa nei confronti della vittima, e per espiare le azioni commette atti autopunitivi, o stabilisce un “patto col diavolo” così da liberarsi da qualsiasi responsabilità.
– Il satanista psicotico: la perversione è un adattamento creativo al suo disturbo mentale.
Ovviamente le sette sono governate da un leader, in genere, carismatico, capace di manipolare gli altri per ottenere vantaggi propri. Spesso il leader gode della fiducia degli adepti in quanto ritiene di essere in contatto diretto con Satana, spesso, questo soggetto, entra in relazione con i membri della setta utilizzando un delirio mistico-religioso, appunto, ovvero, egli sostiene di essere in contatto con delle presenze soprannaturali, di avere rapporti sessuali con divinità infernali. Quando tale disturbo non è marcatamente grave tanto da non inficiare la normale vita sociale o lavorativa, ci troviamo di fronte ad un soggetto che è inserito normalmente nell’ambiente sociale di riferimento e che vive dei distacchi dalla realtà ciclici e per brevi lassi di tempo. Tuttavia, una persona affetta da questo tipo di disturbo può commettere gravi atti di violenza con la convinzione di essere stato guidato da demonio.
Il satanismo è un attrattiva molto forte perché soddisfa il senso di potere, libertà e trasgressione, a tal proposito riporto uno stralcio dell’interrogatorio di una delle imputate per l’omicidio di Suora Mainetti: “credevo a Satana perché, tra virgolette, è un po’ una moda, poi è più facile credere al male, ce n’è di più, si vede…non ne vedo così tanto di bene…si vedono le guerre… Se proprio devo credere a qualcosa credo a quello che vedo di più”.
Per concludere cito un pensiero di Zappalà che sottolinea “quando si è disperati e non si sa cosa fare di fronte ad eventi che non sappiamo fronteggiare, quando si avverte di non avere risorse e c’è un crollo delle capacità revisionali e di controllo del nostro futuro, è necessario delegare la fiducia a qualcuno che ci mostra di sapere sempre cosa in realtà accade, e soprattutto, di sapere cosa fare”.
Dott. Irene Grado
Psicologa-Psicoterapeuta della Gestalt
Esperta in Psicodiagnosi Forense
Trainer di psicoprofilassi al parto: metodo Spagnuolo Lobb
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