Un argomento che in questi giorni è stato oggetto di discussione mediatica è la sentenza della Cassazione sulla possibilità dei single di adottare.
E’ un argomento che da sempre ha diviso gli italiani tra chi è favorevole e chi è contrario alla adozione di un minore da parte di un single e non di una famiglia.
E la domanda che spesso ci si pone innanzi a tale argomento è se per un bambino è meglio avere un solo genitore ho trascorrere parte della propria vita in un istituto?
Proprio in questi giorni la Corte di Cassazione decidendo un ricorso ha suggerito al legislatore un intervento di modifica della legge sulle adozioni.
Infatti la Suprema Corte, pur respingendo il ricorso di una donna ligure che aveva chiesto il pronunciamento sulla legittimazione dell’adozione speciale attraverso la quale gli era stata affidata una bambina russa, ha stabilito e precisato che a norma della legge oggi vigente in Italia l’adozione legittimante è consentita solo alle coppie unite in matrimonio.
Contestualmente nelle motivazioni della sentenza la Corte di Cassazione ha però suggerito al Legislatore Italiano la necessità di rivedere la legge sulle adozioni adeguandola ai tempi e favorendo l’adozione da parte degli aspiranti genitori single.
La stessa Corte ha argomentato tale suggerimento attraverso una rilettura della Convenzione di Strasburgo sui Fanciulli del 1967, affermando che siccome tale convenzione non esclude la possibilità dei single di poter adottare un minore ne deriva che ciò è possibile, per cui invita il legislatore italiano ad adeguarsi ai tempi.
In effetti tale Convenzione non pone limiti in tal senso. I bambini hanno il sacrosanto diritto che qualcuno si assuma la responsabilità di crescerli e di assicurargli un futuro nel mondo. Ciò è possibile per i bambini più fortunati, quelli che hanno una famiglia, dei genitori naturali, ma per molti altri privi di genitori chi deve assumersi tale responsabilità? Bene, la Convenzione di Strasburgo sul Fanciullo non specifica quale forma istituzionale debbano avere i soggetti che devono assumere tale responsabilità e cioè se essere una coppia, se questa debba essere necessariamente etero e sposata o se può essere un single. Sulla base di tali considerazioni la Corte di Cassazione ha emanato la sentenza in argomento.
Ad oggi la legge sulle adozioni speciali consente l’adozione di un bambino da parte di un single solo in casi eccezionali come ad esempio nel caso in cui il minore sia malato o disabile oppure, come nel caso della signora ligure, tra l’adulto ed il minore esista già un rapporto radicato, anche all’estero.
Infatti nel caso esaminato dalla Corte di Cassazione la signora ligure era ricorsa alla Suprema Corte contro una sentenza del Tribunale che aveva negato la adozione piena malgrado la stessa, sia in Russia che in America dove questa vive, fosse stato riconosciuto lo status di adottante.
Per chiarezza espositiva va detto che la differenza tra adozione piena e adozione speciale è che la seconda prevede che per determinati atti che interessano il minore debba intervenire un tutore legale e si pongono dei limiti in campo ereditario. Insomma si è genitori a metà.
Era naturale e prevedibile che tale pronuncia provocasse reazioni diverse, opposte e trasversali.
In particolare il Vaticano per bocca del Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia Card. Ennio Antonelli ha dichiarato che la necessità ed il diritto del bambino è quello di avere un padre ed una madre uniti in matrimonio e a tale affermazione, dichiarandosi quindi contrario, ha fatto eco anche il Sottosegretario alla Famiglia Carlo Giovanardi, il quale ha anche attaccato la Magistratura affermando che suggerendo al Legislatore i provvedimenti da adottare ha di fatto invaso il campo di competenza del Parlamento e quindi si è dichiarato contrario a rivedere la legge sulle adozioni.
Naturalmente vi sono state anche le reazioni contrarie soprattutto da parte di soggetti politici di sinistra ma anche di destra (come la Mussolini) i quali si sono dichiarati d’accordo con la Corte di Cassazione che a loro dire ha enunciato un principio di grande civiltà, cioè la possibilità che a crescere un figlio non possa essere solo la coppia ma anche il sigle, uomo o donna che sia, con lo stesso amore della coppia.
La domanda che ci si pone e che fa riflettere è se la Corte di Cassazione ha fatto bene a indicare al legislatore italiano l’opportunità di rivedere la legge allargando le possibilità di adozione anche ai single?
Ma ciò che più di tutto ci si chiede cosa è meglio per il minore?
Avere una famiglia diciamo così completa, con un padre ed una madre uniti in matrimonio oppure la scelta di consentire l’adozione anche ai single è migliore di qualsiasi istituto specializzato per la crescita dei fanciulli?
Certo vi è da dire che l’adozione ordinaria consente al bambino di avere una famiglia nel senso completo del termine, dando al minore non solo due genitori ma anche i nonni con la possibilità di integrarsi pienamente nella famiglia la quale assume tutti i diritti e tutti i doveri di una famiglia naturale senza la necessità di un tutore legale che invada la vita del nucleo familiare.
Ma per il minore che non abbia la fortuna di essere adottato da una famiglia etero è meglio essere adottati dal single, quindi vivere con la sola figura del padre o della madre o crescere gli anni della propria fanciullezza in un istituto?
Non sempre è detto che due genitori, sia essi naturali o adottivi, siano migliori di uno solo, perché essere genitori non vuol dire solo avere un buon rapporto di coppia, anzi quello spesso nelle coppie moderne manca del tutto, ma significa avere la capacità di rapportarsi con il minore. Certamente il rapporto di due genitori può rafforzare il rapporto di interazione con il minore ma ciò non sempre è la regola per cui ciò non può essere assunto come un principio specie quando un bambino che non ha genitori ha la possibilità di ricevere l’amore e l’accoglienza di una adulto.
Quale sia la cosa giusta da fare credo che nessuno possa dirlo se non la nostra coscienza. Spesso la legge è caratterizzata da scelte di coscienza che non possono essere affrontate con la leggerezza dello spirito di appartenenza ad uno schieramento politico ma deve tener presente, come nel caso di specie, innanzitutto l’interesse dei più deboli e quindi nel nostro caso dei bambini che sono coloro che più di tutti hanno la necessità di essere tutelati e salvaguardati.
Probabilmente l’argomento nei prossimi mesi sarà oggetto ancora di discussione e quando il nostro Parlamento finirà di discutere solo di Rubygate, di escort, di feste, di serate e comincerà ad affrontare i problemi veri del Paese credo che questo dovrà essere uno di quelli.
Cordialmente
Avv. Giuseppe Aiello
aielloavvgiuseppe@libero.it
cell. 3389622713
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