La Chiesa siciliana prende le distanze dagli scandali del premier. A Catania 500 parrocchiani invitano i preti a resistere alle lusinghe dei potenti. Don Lo Bello: «Ci vendiamo per una intonacata alla chiesa»
‘Centonove’ – Articolo di Alida Amico
La sua reprimenda, monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, riferendosi al “caso Ruby” – ed agli scandali che coinvolgono il Presidente del Consiglio – l’aveva già espressa in una intervista al Sole 24 Ore. Ma giorni fa monsignor Mogavero, è ritornato alla carica, stavolta dai microfoni di “Radio 24”. Con toni da fare impallidire anche la “censura” del Cardinale Bagnasco, ha rincarato la dose. “E’ sotto gli occhi di tutti la debolezza morale del Presidente del Consiglio” ha stigmatizzato. “Potremmo discutere, sul fatto che tutto questo venga fuori attraverso delle intercettazioni, che potrebbero avere per qualcuno il sapore di persecuzioni o di eccessiva ingerenza nella vita privata. Ma i fatti, restano quelli che sono…” In un sito cattolico online, anche don Vincenzo Noto – pubblicista nonché direttore della Caritas diocesana di Monreale – affida il suo sdegno, ad un editoriale dal titolo significativo: “Un porcile per tutti?” Per il Vescovo Michele Pennisi, di Piazza Armerina “tutti coloro che stanno in alto, dovrebbero dare segnali di moralità”. A Catania, la comunità parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo – con in testa il parroco don Alfio Garciola ed il suo vice, Salvatore Resca – hanno diffuso una lettera aperta, sottoscritta da oltre 500 parrocchiani, in cui manifestano il loro “turbamento” di fronte allo scandalo che investe il Paese. La lettera sul “caso Ruby”, non fa sconti anche alle gerarchie ecclesiastiche per “l’appoggio dato dalla Chiesa a uomini politici, che possono permettersi di tutto, purché dicano a parole di difendere i valori cristiani, le radici cristiane dell’Europa, i principi non negoziabili, e purché finanzino generosamente istituzioni ecclesiastiche ed opere di bene”. Don Rosario Lo Bello, giovane parroco di Siracusa, è un sacerdote impegnato nel sociale. “Certe cose che capitano ai potenti – ammette – sono il riflesso di quanto vi è già nel popolo. Non lesina critiche il Pastore della Chiesa Evangelica di Palermo, Giuseppe Ficara. La Chiesa Valdese, che appoggia la manifestazione delle donne prevista per il prossimo 13 febbraio in tutte le piazze dell’isola: “Siamo vicini alle iniziative delle donne, che ad alta voce, sostengono che la donna ha una dignità. Ciò che sta succedendo in questi giorni, con le varie Ruby, rispecchia una cultura maschilista che è lontana dal rispetto della donna e della dignità”. Per chiudere don Felice Oliveri: manca un “punto fermo” nella vita politica. “Ognuno agisce come vuole e come crede, al di fuori di regole morali e di correttezza. L’unico messaggio che arriva, è quello del farsi i fatti propri”.Eppure il Premier si vanta di essere un cattolico. “Può dire ciò che vuole, anche definirsi santo” ribatte. “Ma è dai frutti che si vede qual è l’albero…” ammonisce don Oliveri. Che conclude, citando Giovanni Battista. “Ad Erode, disse: non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello… E poi, fu però decapitato. Le cose tornano, insomma…”.
Un risveglio tardivo? A leggere l’articolo di Alida Amico, sembrerebbe proprio di sì.