Dopo aver fatto evacuare alcuni abitanti – perlopiù extracomunitari -, anche oggi le vie Cannameli, Gallo, Caruana, Gravano, Alletto, Cobaitarie Vallicaldi, a nord di piazza Ravanusella, sono state interessate da lavori mirati ad impedire il transito veicolare e pedonale nelle zone più a rischio.
A disporre con proprie ordinanze lo sgombero degli abitanti e la chiusura delle strade, il sindaco di Agrigento, Marco Zambuto.
L’aspetto del quartiere, dopo i crolli e le demolizioni di questi ultimi giorni, continua ad essere quello di una zona sconvolta da un terremoto o da un bombardamento.
L’unica differenza rispetto due giorni fa, sono le transenne e qualche muro eretto a circoscrivere edifici a rischio di crollo.
Avevamo raccolto testimonianze da parte degli abitanti dela zona, che ci avevano narrato storie inverosimili.
Evacuazioni non preannunciate da nessuno; ordinanze eseguite senza che fosse mostrato agli occupanti delle abitazioni alcun documento; porte sfondate in assenza dei proprietari o degli occupanti degli edifici; gente costretta a passare la notte a dormire in auto – senza neppure aver potuto prendere i propri effetti personali dall’abitazione – nonostante gli organi di stampa avessero divulgato la notizia che tutte le persone evacuate, tranne chi ha trovato ospitalità in casa di parenti ed amici, sarebbero state alloggiate negli alberghi della città a spese del Comune.
Abbiamo dunque deciso di sentire il responsabile della Protezione civile comunale, Attilio Sciara, e farci spiegare da lui cosa sta realmente accadendo.
Secondo quanto affermato da Sciara, i residenti erano stati avvisati delle ordinanze di sgombero verbalmente – anche se non si può affermare con certezza che tutti fossero stati informati -, perché c’era l’urgenza di far evacuare l’area a seguito di possibili crolli.
In merito all’accoglienza da dare ai residenti impossibilitati a trovare ospitalità presso parenti o amici, abbiamo avuto la conferma che il Comune avrebbe provveduto ad ospitarli negli alberghi cittadini, ma – stando a quanto dichiarato – nessuno ne avrebbe fatto fino ad oggi richiesta, tant’è, che non una sola persona si trova allo stato odierno ospite di strutture alberghiere.
Ulteriori perplessità, derivano dal fatto che nonostante vi fossero edifici totalmente sventrati e a serio rischio di crollo, anziché provvedere all’immediata demolizione, si fosse fatto ricorso alla chiusura delle vie e a circoscrivere l’area circostante gli immobili erigendo muri di conci di tufo.
Sciara ha spiegato che in particolar modo per alcune costruzioni che andrebbero immediatamente demolite, il ritardo è stato causato dall’Enel che non ha provveduto a mettere in sicurezza i cavi elettrici che tutt’ora sono lasciati a pendere dalle pareti di case semidistrutte, rappresentando un grave pericolo per l’incolumità degli operai che lavorano nella zona e per eventuali passanti.
Una situazione gravissima, della quale sono state informate le competenti autorità, compresa la Procura della Repubblica di Agrigento.
A rivolgersi alla Procura, anche qualche abitante della zona.
Si parla di progetti per la riqualificazione del centro storico, di milioni di euro da spendere, di alloggi a canone sostenibile da realizzare, di cooperative che avrebbero già acquisito immobili, di compravendite che hanno visto interessati soggetti politici.
Ovvio dunque, che voci di questo genere finiscano con l’alimentare dubbi su quanto accade e che necessitino di verifiche per tranquillizzare gli abitanti del quartiere rassicurandoli sul fatto che si sta soltanto procedendo a rendere sicura un’area che viceversa sarebbe a rischio per la loro stessa incolumità.
La situazione, ad onor del vero, per certi versi pare abbastanza confusa, considerato il fatto che edifici indicati nell’ordinanza del sindaco come abitazioni da far evacuare, in verità – per ammissione dello stesso responsabile della protezione civile – non destano alcuna preoccupazione in merito alla loro stabilità, mentre intanto ingressi e finestre di costruzioni visibilmente a rischio di crollo, non sono ancora stati sigillati per impedire che qualcuno possa entrarvi dentro (v. immagini).
Qualche errore, pare nel frattempo si sia già verificato.
Ad esempio, la demolizione di una scala esterna che non andava effettuata. Chi pagherà adesso i danni causati? C’era o non c’era l’ordinanza di demolizione? E se sì, secondo quali criteri era stata emessa?
Restano dunque attuali le domande che ci ponevamo due giorni addietro: Chi sta effettuando i lavori di demolizione? Come sono stati assegnati i lavori? Quali criteri sono stati adottati nell‘individuare gli edifici da far sgomberare? Perché vengono fatte evacuare case che non presentano alcun segno di cedimento strutturale? Cosa ne sarà di quelle case che – indicate nell’ordinanza come edifici da far evacuare – a detta dello stesso responsabile della protezione civile non sono assolutamente a rischio di crollo? Cosa c’è di vero in quello che alcuni residenti vociferano a proposito di interessi a progetti che riguardano la zona?
Questo è quello che cercheremo di capire nei giorni a venire.
Intanto, i dati di certezza sono quelli che i tempi per rimuovere le transenne e rendere nuovamente agibile la zona non saranno rapidissimi.
Sarà infatti necessario aspettare che si mettano in sicurezza gli immobili a rischio e che vengano demoliti quelli ormai parzialmente crollati.
Quanto tempo occorrerà?
Gian J. Morici