Grandangolo – il giornale di Agrigento diretto da Franco Castaldo – torna a scrivere nel numero 4 in edicola oggi, della mafia della Bassa Quisquina e dei rapporti tra Cosa nostra e la politica. E lo fa attraverso le dichiarazioni di Maurizio Di Gati, l’ex barbiere di Racalmuto ed ex capo di Cosa nostra provinciale oggi collaboratore di giustizia, che descrive i nuovi equilibri mafiosi esistenti nella zona della Montagna e parla di appalti, di uomini politici vicino alle cosche, gerarchie mafiose, funzionari di enti pubblici infedeli. In particolare, Di Gati, oltre a spiegare le nuove frontiere delle cosche di Cianciana, Santo Stefano di Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca, Cammarata ed altri comuni (che vanno valutati anche alla luce della recente condanna subita da quasi tutti gli arrestati dell’operazione “Face off”) tira in ballo tre uomini politici indicandoli come vicini ai boss della montagna. Uno, secondo Di Gati, sarebbe l’ex deputato regionale ed oggi in carcere, Vincenzo Lo Giudice. Degli altri due fornisce utili indicazioni per l’individuazione attraverso un complicato meccanismo di amicizie, rapporti ed interessi. Restando in tema di mafia si dà notizia dell’incidente probatorio disposto dal Gip del Tribunale di Palermo nell’ambito del procedimento a carico dell’empedoclino Maurizio Romeo, ritenuto vicino a Gerlandino Messina. Verrà interrogato infatti l’imprenditore che ha denunciato le continue richieste di pizzo ad opera del giovane pregiudicato. Poi, una storia incredibile raccontata senza alcun commento o forzatura. E’ sufficiente narrare i fatti attraverso le indagini dei carabinieri, compendiate nel rapporto che poi ha dato origine al blitz “I soliti ignoti” dell’altro ieri. Una storia di sopraffazione, minacce, tradimenti, false accuse, telefonate moleste (migliaia) culminate con la fuga al nord di una intera famiglia che è stata sottoposta ad un inimmaginabile pressione che non è stata sopportata. Due anni dopo i fatti sono stati arrestati i vessatori. Un’altra notizia di cronaca si rivela interessante e prende spunto sempre dall’inchiesta “I soliti ignoti”. Giuseppe Mendola, uno degli arrestati, trasportava cocaina su e giù per l’Italia, da Verona a Lampedusa nascondendola dentro i barattoli di Nutella. E poi tanta politica, il congresso del Pd ed una intervista (non autorizzata) a Totò Cuffaro pochi giorni prima di finire in carcere
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