Un articolo di Rino Giacalone, che offre il ritratto di una famiglia, quella del Ministro Alfano, il cui fratello “è segretario della Camera di Commercio. Alessandro è stato chiamato dal presidente di Unioncamere, amico del Guardasigilli Angelino Il segretario sulla poltrona che scotta. Il segretario è Alessandro Alfano, dal 3 gennaio è il segretario generale alla Camera di Commercio di Trapani. Una poltrona bollente per quello che va accadendo all’interno di questi uffici dove molto è mosso dalla politica, dove si sono cucite, scucite e ricucite alleanze, e dove si coglie molto trasversalismo, qui Pdl e Pd non si fanno la guerra. E la ragione potrebbe essere quella che molti “affari”, per carità fatti tutti nell’interesse degli associati, si distribuiscono senza lasciare nessuno fuori. Come per esempio le consulenze e gli incarichi: scorrendo i nomi, si scopre una sorta di “parentopoli” che tocca tutti i fronti della politica.”
Il Fatto Quotidiano del 19 gennaio 2011 narra la storia di Alessandro Alfano, il fratello del più noto Angelino, segretario della Unioncamere Sicilia, ma che il fratello avrebbe voluto direttore generale della Confcommercio siciliana. Alessandro divenne “segretario generale di Unioncamere nel 2006, a 31 anni, quando ancora non era laureato (“requisito non indispensabile”), “per chiamata diretta” di Pino Pace, in carica come presidente di Unioncamere dal 2004.”
“Pace e Alfano (fratello) sono diventati un duo indissolubile. Alessandro, nel frattempo laureatosi nel 2009 in Economia, è diventato segretario generale della Camera di Commercio: Pace ha deciso di portarselo a Trapani, stavolta a seguito di una selezione per titoli, ma ancora prima del bando è dalla scorsa primavera che si faceva il suo nome per questa poltrona, da quando è andato in pensione il suo predecessore, Filippo Sparla, ex dirigente del Comune di Trapani e il cui nome compariva nei famosi elenchi di una loggia massonica scoperta a Trapani negli anni ’80, la Iside 2.”
Il giornaliste scrive “di una strategia politica dietro la stretta vicinanza tra Pace e Alfano, ed è quella che nel 2004 Pace dovette tessere dopo che si erano incrinati i suoi rapporti tra lui e l’influente senatore trapanese Tonino D’Alì. Pace, per non restare tagliato fuori e non perdere la poltrona di presidente della Camera di Commercio, trovò una nuova copertura dentro Forza Italia, avvicinandosi ad Angelino Alfano. Pace nega influenze politiche: “Né qui né a Palermo faccio politica – dice – non mi interessa, si lavora solo per le aziende e basta, forse per questo si guarda così male alla Camera di Commercio. La conoscenza con Alfano è casuale, poi si è diventati buoni amici, è un ottimo professionista, valore aggiunto per la Camera di Commercio”. Pino Pace dice che sul nome di Alfano ha trovato la convergenza di Ivan Lo Bello, il presidente di Confindustria Sicilia, e dell’attuale assessore regionale Marco Venturi.”
Non manca la solita parentopoli alla quale ci hanno abituato i nostri politici per la quale il presidente Pace si giustifica così: “Se mi interessa ottenere il massimo a chi debbo affidare i compiti? A persone che conosco e che so essere valenti professionisti”.
“Pino Pace ha fatto avere incarichi ad un cognato e ad una nipote, Fabio ed Eleonora D’Anna, e ancora Salvatore e Giuseppe Capizzo, il suo vice presidente Nicola Giacalone ha avuto un incarico per la moglie, la signora Liliana Genna, Laura Pulizzi, Marilina e Luigi Laudicina, nipoti dell’adesso ex segretario generale della Camera di Commercio Filippo Sparla, Cristina Safina, indicata come amica del presidente Pace, di mezzo anche giornalisti o figli di giornalisti, come Davide Tartamella, figlio di Enzo, ex capo della redazione trapanese del Giornale di Sicilia, o Mario Torrente, che come consulente si occupa dell’ufficio stampa di Camera di Commercio, e diffonde anche i comunicati della Confcommercio.”
Ma a ben guardare, la parentopoli è un fenomeno così diffuso che ormai non scandalizza più nessuno, né tantomeno scandalizza l’assunzione o la collaborazione di figli di giornalisti, che finirebbe con il garantire ai politici una sorta di impunità mediatica. Lo stesso Angelino annovera tra le sue collaborazioni eredi di capi redattori del Giornale di Sicilia.
Ma i buoni propositi non mancano e come scrive il giornalista “tutto è a posto, però – dopo che è scoppiata la bufera – Pace e Alfano hanno deciso che tutti i prossimi incarichi di consulenza saranno conferiti attraverso bando pubblico.”
Sarà così certamente anche la prossima volta, tanto ormai in Italia ormai ci siamo abituati…
Gian J. Morici