La settimana che è trascorsa è stata caratterizzata da una serie di avvenimenti di cui si potrebbe parlare, tempo e spazio permettendo.
E’ stata la settimana della sentenza sul legittimo impedimento da parte della Corte Costituzionale, la settimana del referendum dei dipendenti FIAT ma soprattutto la settimana dell’iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura della Repubblica di Milano, del Presidente del Consiglio Berlusconi per i reati di concussione e di induzione alla prostituzione minorile.
Naturalmente tra tutti gli argomenti, quest’ultimo è quello che ha fatto più notizia sia per le persone coinvolte, (oltre a Berlusconi anche Lelè Mora, Emilio Fede e la consigliere regionale Nicole Minetti), sia soprattutto per i reati contestati che sono particolarmente gravi soprattutto se riferiti ad un Capo di Governo. E allora cerchiamo di capirne di più.
Avevamo già pubblicato, qualche mese fa, un articolo dal titolo “Rilevanza Giuridica del caso Ruby” e in quella occasione avevamo affrontato la vicenda in sé che qui riassumiamo brevemente.
La Questura di Milano ferma una minorenne tunisina per aver commesso un furto e in quella occasione il Presidente del Consiglio telefona al funzionario di Questura chiedendo allo stesso di affidare la minore alla consigliere regionale Minetti che di li a poco sarebbe andata a prelevare la minore.
A distanza di tre mesi dal fatto la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano iscrive il Presidente del Consiglio nel registro degli indagati per il reato per i reati di concussione e di istigazione alla prostituzione minorile.
In particolare, secondo l’accusa, il reato di concussione per induzione, e non per costrizione, consisterebbe nel fatto che il Presidente del Consiglio, approfittando del proprio ruolo, avrebbe indotto i funzionari della Questura di Milano ad affidare la minore Ruby alla consigliere regionale Nicole Minetti.
A detta della Procura della Repubblica di Milano questo primo reato sarebbe stato commesso per occultarne un altro reato e cioè di essere stato cliente di una prostituta minorenne in numerosi incontri avvenuti nella villa di Arcore. Da qui la seconda accusa, prevista dall’art. 600 bis del codice penale sulla prostituzione minorile che punisce chiunque compia atti sessuali con minori tra i 14 e i 18 anni in cambio di denaro o altra utilità economica.
A parere di chi scrive, come ho già avuto modo di esprimere nel precedente articolo, il reato di concussione non sussiste mentre naturalmente il reato di prostituzione minorile va provato al di la di ogni ragionevole dubbio, e se il primo reato non sussistesse, come io ritengo, la competenza non sarebbe più del Tribunale di Milano bensì di quello di Monza poiché il reato di prostituzione minorile si sarebbe consumato nella villa di Arcore che ricade nella giurisdizione del Tribunale di Monza.
Restando in piedi l’accusa di concussione, invece, la competenza a decidere anche del reato di prostituzione minorile rimarrebbe del Tribunale di Milano perché attratto dal connesso reato più grave che è la concussione. Ma tutto ciò sarà certamente oggetto di dibattito tra le parti poiché vi sarebbe, oltre alla discussione circa la competenza tra il Tribunale di Milano e il Tribunale di Monza, anche quello sulla competenza del Tribunale dei Ministri perché se l’accusa è che l’on. Silvio Berlusconi abbia approfittato della sua carica e, quindi, dei suoi poteri di Presidente del Consiglio, la competenza è indubbiamente del Tribunale dei Ministri.
Pare che sia intenzione della Procura della Repubblica di chiedere, ai danni del Presidente del Consiglio, il Giudizio Immediato che è un rito alternativo previsto dal codice di procedura penale e che può essere chiesto dal pubblico ministero al giudice per le indagini preliminari quando si ritenga che la prova della responsabilità dell’indagato appaia evidente. Tale richiesta di giudizio immediato può avvenire soltanto se non sono trascorsi più di 90 giorni dall’iscrizione nel registro degli indagati.
Ma al di là di tutti gli approfondimenti relativi agli istituti giuridici quali la competenza territoriale, il giudizio immediato, il reato di concussione e il reato di prostituzione minorile che affronteremo in immediati e successivi articoli, vi è un diritto che noi tutti abbiamo che è quello di conoscere la verità dei fatti ad ogni costo.
Le accuse mosse al Presidente del Consiglio dei Ministri sono indubbiamente accuse gravi e siccome in Italia vige per tutti un sacrosanto principio che è quello della presunzione di innocenza fino a prova contraria e fino a sentenza definitiva dobbiamo pensare che l’on. Berlusconi sia innocente.
Però abbiamo tutti il diritto di sapere quale sia la verità, ad ogni costo. Abbiamo il diritto di sapere cosa effettivamente sia successo e soprattutto abbiamo il diritto di sapere se la persona che ci governa sia una persona perbene o un depravato.
Abbiamo il diritto di sapere se ha ragione Berlusconi quando afferma che si tratta di fango e di utilizzo della giustizia per fini politici e, quindi, vi sia un abuso da parte di una magistratura irresponsabile oppure se la accuse sono vere e fondate e allora siamo dinnanzi ad un uomo non dai facili costumi o di uno stile di vita discutibile ma dinnanzi ad un uomo che utilizza le istituzioni a proprio uso e consumo.
Abbiamo il diritto di sapere se il Capo del nostro Governo abbia approfittato del proprio ruolo per commettere un reato ai danni di una minorenne oppure se vi è un accanimento giudiziario a fini politici da una parte della magistratura che utilizza il proprio ruolo per sovvertire l’ordine democratico o anche più semplicemente i risultati elettorali.
E abbiamo il diritto di conoscere la verità al di sopra di ogni ragionevole dubbio, nella consapevolezza che scoperta qualcuno dovrà farsi da parte e pagarne le conseguenze non solo morali.
Se sarà dimostrato che il Presidente del Consiglio ha commesso tutto ciò per cui è accusato e allora dovrà pagare il suo conto con la giustizia e dovrà ritirarsi definitivamente dalla vita politica così come dovrà ritirarsi dalla propria attività chi erroneamente abbia accusato ingiustamente il Presidente del Consiglio di gravi reati nel caso in cui questi non saranno provati pagandone anche le conseguenze in termini di giustizia.
Non saremmo più nel campo del moralismo quando parliamo della avventure del Presidente del Consiglio se si scoprisse che le accuse fossero fondate cosi come non saremmo nel campo dell’errore giudiziario se esse dovessero rivelarsi infondate.
Nel primo caso saremmo dinnanzi ad un Presidente del Consiglio che ha commesso un grave reato ma soprattutto che ha messo in ginocchio la stessa credibilità internazionale dell’Italia ma nel secondo caso saremo dinnanzi ad una magistratura che abusando dei propri poteri ha irresponsabilmente minato le fondamenta della nostra democrazia.
Personalmente ritengo che nessuno di noi, uomini e donne di destra, di sinistra o di centro debba schierarsi pro o contro Berlusconi, pro o contro i magistrati ma debba schierarsi in favore della verità che chiarisca una vicenda oscura e inquietante, per il bene del paese e per la tranquillità di tutti noi. La verità ad ogni costo senza ombre e senza dubbi.
Per cui in questa vicenda ripieghiamo le bandiere dei partiti di appartenenza e alziamo l’unica bandiera che può accomunarci tutti. Quella d’Italia
Cordialmente
Avv. Giuseppe Aiello
aielloavvgiuseppe@libero.it
cell. 3389622713
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