Comincia così l’articolo di ‘Centonove’ di questa settimana, dal titolo ‘Tira e molla sul rigassificatore’ a firma della giornalista Alida Amico.
La radiografia di un progetto fortemente contestato da più associazioni, ma che aveva ricevuto la benedizione di politici e sindacalisti. Poi, la sentenza del Tar, la furibonda lite tra gli assessori regionali Marco Venturi e Carmelo Russo, la conferenza stampa del sindaco di Agrigento, per spiegare i punti più salienti del provvedimento.
“Fortunatamente, oltre a Berlino c’è un giudice anche a Roma…” ha commentato soddisfatto l’avvocato Faro che patrocinava il Comune di Agrigento.
L’Enel certamente ricorrerà al Consiglio di Stato. Ma intanto gli agrigentini, nella stragrande maggioranza contrari all’impianto, festeggeranno la vittoria di “Davide contro Golia” – come tambureggia il tam tam su facebook – dandosi appuntamento il 27 dicembre in piazza S. Francesco dove si esibiranno in un concerto gli artisti che hanno sostenuto la causa del ‘no’, in testa il leader dei Tinturia, Lello Analfino.
La cronistoria politica di un progetto che ha visto repentini cambiamenti d’opinione, strani silenzi e un fronte politico compatto (quello favorevole all’impianto) oggi sconfitto.
Dalla mozione all’Ars, presentata da Roberto Di Mauro, capogruppo del Mpa, che sul rigassificatore si scontrò con l’ex governatore Cuffaro e con il sindaco di Porto Empedocle Firetto, ex pupillo del governatore (tra l’altro dipendente Enel), all’onorevole Cimino, all’epoca contrario alla realizzazione dell’opera, fino ad arrivare al ministro Alfano, che pur non sbilanciandosi aveva incoraggiato i suoi a partecipare ai comitati cittadini anti rigassificatore. Poi è calato il silenzio.
Una storia di ‘pizzini’ trovati in tasca all’ex boss di Cosa Nostra Gerlandino Messina. Di nomine e revoche delle stesse, ad avvocati che avrebbero dovuto costituirsi contro la realizzazione del rigassificatore. Una storia che vede il vice presidente della commissione antimafia Fabio Granata, chiedere ai ministri per l’Ambiente, ai Beni Culturali e dell’Interno, di voler revocare le autorizzazioni a seguito di possibili infiltrazioni mafiose.
Non manca un cenno alle minacce di morte subite dall’editore di questo giornale e all’interrogazione dei deputati nazionali Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina, Coscioni, Moccacci e Maurizio Turco, che ripropongono al ministro, tra le altre, anche la domanda di Morici: “Perché l’Enel ha acquistato il 90% delle quote di Nuove Energie – società proponente il progetto – solo dopo che la stessa aveva ottenuto le autorizzazioni regionali (quelle nazionali non servivano? Ndr) e non ha presentato un proprio progetto?
Tante domande. Forse troppe. O forse ancora troppo poche. Intanto sul Comune di Porto Empedocle, si allunga l’ombra del crac.
Ad avanzare il dubbio che il comune marinaro debba restituire all’Enel i sei milioni di euro ottenuti come ’compensazione’, è il consigliere provinciale Orazio Guarraci.
Guarraci, ex consigliere comunale ed ex sindaco di Porto Empedocle, nonostante sia sempre stato schierato favorevolmente rispetto la realizzazione dell’impianto, a condizione che si rispettino le regole, si dice seriamente preoccupato per la stabilità finanziaria del Comune di Porto Empedocle.
A rispondere a Guarraci, il sindaco del paese, Lillo Firetto, il quale nel preannunciare che anche lui impugnerà la sentenza innanzi al Consiglio di Stato, precisa di aver dovuto inserire nel bilancio le somme versate dall’Enel e che la sentenza del Tar non annulla il rigassificatore, ma solo l’iter procedurale. I sei milioni di euro, a parere di Firetto (chissà se anche Enel sarà dello stesso avviso. ndr), rientrerebbero nei rischi d’impresa.
Il sindaco Zambuto – afferma Massimo Muglia, vicesindaco di Agrigento – ha dimostrato di essere incorruttibile. Certi potentati cercano di colonizzarci, con una occupazione manu militari del nostro territorio.
Per l’avvocato Daniela Ciancimino che in giudizio rappresentava oltre Legambiente anche l’Arci, Italia Nostra e Cittadinanza Attiva, il Tar quando accoglie un motivo, non entra nel merito degli altri oggetto del ricorso, ma ha dato un monito a chi ha autorizzato l’impianto.
A chiudere il brillante articolo della Amico, le dichiarazioni dell’avvocato Aiello che 48h prima dell’udienza si vide revocare il mandato dal Presidente della Provincia, e che aspetta ancora il saldo della parcella da 5.200 euro presentata per la propria prestazione professionale, e l’anticipazione di un nuovo referendum, da parte del consigliere provinciale de La Destra Roberto Gallo, che fu primo firmatario della mozione anti rigassificatore.
L’Enel e il sindaco Firetto, almeno per ora, l’unico gas che potranno gustare è quello delle bollicine di spumante – visti gli esiti, non ci pare il caso festeggino con lo champagne come fece l’assessore Armao con l’AD di Nuove Energie, Margherita Stabiumi, in occasione del rilascio delle autorizzazioni regionali -, in attesa che il Consiglio di Stato, possa espimersi in maniera favorevole all’impianto e sempre che nuovi – quanto eventualmente probabili – ricorsi, non finiscano con l’inficiare definitivamente tutte le autorizzazioni ad oggi rilasciate.
Un articolo da non perdere e leggere tutto d’un fiato…
Gian J. Morici
5 thoughts on “Sembrava cosa fatta. Ed invece Davide l’ha spuntata contro Golia”
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bravo Gianni, interessante disamina
E’ vergognoso che il grosso della politica compresi PD e sindacati si siano schierati a favore del rigassificatore sotto la casa di Pirandello.Si tratta di un crimine contro l’umanità che deve essere sventato.
E’ solamente vergognoso che si canti vittoria senza spiegare a tutti quali siano le motivazione per il quale il tar lazio abbia dato parere sfavorevole.
Il parere è sfavorevole solamente perchè al tavolo delle trattative non è stato invitato il comune di Agrigento, in quanto un tubo attraverserà il territorio agrigentino, in merito alla sicurezza, ai problemi di saluti da tutti paventati, il tar non si è espresso.
A questo punto aspettiamoci che tutti i comuni attraversati dalla tubatura che arriva dall’Africa e attraversa l’intera Italia facciano ricorso al tar per ottenere un contributo.
E’ SOLAMENTE RIDICOLO.
E poi se vogliamo dirla tutta, agrigento con porto empedocle e’ come quei vicini di casa dove uno dei due si e’ comprato 2 kg di gamberoni, ed allora l’altro gli dice: non arrostire questi gamberoni perche’ l’odore mi da fastidio, ma se me ne dai un po’ mi attuppo u nasu.
tirate voi le conclusioni
Dicono i Cinesi: Piccola goccia grande fiume !!!
non conosco le motivazioni della sentenza del Tar Lazio ma, se è come scrive Domenico, allora ha decisamente ragione. Vorrei aggiungere che, essendo agrigentino, mi vergogno quando mi reco a Porto Empedocle o parlo con amici empedoclini perchè la città marinara stà facendo le pulizie di primavera e la cittadina comincia a brillare; ad Agrigento nemmeno si toglie la polvere dal comodino e tutto ristagna senza che i politici, invece di dare la soluzione (come dovrebbero), sanno soltanto fare scumazza. Spero che sia chiaro il senso.
Auguri di Buon a tutti.