Il Papa sarebbe stato responsabile dell’ostilità crescente del Vaticano verso l’adesione all’UE da parte della Turchia.
Nel 2004, sarebbe stato il cardinale Ratzinger, l‘attuale Pontefice, a prendere posizione contro l’ingresso della Turchia nell’UE.
Il file pubblicato da WikiLeaks e riportato dal giornale britannico ‘The Guardian’, indica in Ratzinger l’uomo chiave della Chiesa che ha tentato di impedire l’ingresso di un paese musulmano nell’UE, per il timore che potesse ulteriormente indebolire il peso del cattolicesimo in Europa.
Il cattolicesimo romano è la sola religione nel mondo con lo status di stato sovrano, che permette gli ecclesiastici di sedere con i leader mondiali.
I file rivelano che il Vaticano esercita una notevole influenza politica anche nei riguardi del mondo diplomatico.
Il Vaticano ha infatti relazioni diplomatiche con 177 paesi ed ha usato il suo stato diplomatico per imporre agli Stati Uniti, alle Nazioni Unite e all’Unione Europea il proprio ordine del giorno morale attraverso i Parlamenti nazionali ed internazionali.
Su altri temi di carattere globale, quale mutamento climatico, il Vaticano ha cercato di usare la sua autorità morale come influenza, mentre si rifiutava di firmare i trattati convenzionali, quale l’accordo di Copenhaghen, che richiedono impegni precisi.
I file inoltre rivelano che il Vaticano ha progettato di usare la Polonia come Trojan Horse per divulgare i valori familiari cattolici attraverso le strutture dell’Unione Europea a Bruxelles.
WikiLeaks rivela inoltre come il Vaticano abbia negato il permesso di chiamare a testimoniare i suoi funzionari su reati sessuali che hanno visto coinvolti i preti cattolici irlandesi.
Le richieste di informazioni da parte della commissione sul caso Murphy, nel 2009, relativi a casi di pedofilia, “hanno offeso molti esponenti del Vaticano, che hanno ritenuto il governo irlandese incapace di far rispettare e proteggere la sovranità del Vaticano nel corso delle indagini“.
Malgrado la mancanza di cooperazione da parte del Vaticano, la commissione ha provato il tentativo di vescovi che avevano tentato di depistare le indagini, facendo prevalere gli interessi della chiesa cattolica a quelli delle vittime. Il rapporto della commissione ha identificato 320 persone che fra 1975 e 2004 avevano subito abusi sessuali nella sola arcidiocesi di Dublino.
Il cardinale Bertone – secondo quanto riportato nei file – avrebbe scritto all’ambasciata irlandese, ordinando che la richiesta a poter indagare avvenisse per via diplomatica.
Nel file Noel Fahey, l’ambasciatore irlandese al Holy See, Julieta Valls Noyes degli Stati Uniti, ha affermato che lo scandalo irlandese sui reati sessuali commessi dal clero era la crisi più difficile che avesse mai affrontato.
Secondo il delegato di Fahey, Helena Keleher, il governo irlandese ha aderito alle pressioni del Vaticano, concedendo l’immunità dalla testimonianza.
Il ministro degli affari esteri, Michael Martin, “è stato costretto a chiamare il nunzio apostolico per discutere la situazione. L’ambasciatore ha riferito che il rancore verso la chiesa di Roma rimane molto alto in Irlanda, a causa dell’occultamento istituzionalizzato degli abusi commessi dalla gerarchia della chiesa cattolica.
Soltanto l’11 dicembre 2009, il Vaticano avrebbe cambiato strategia.
In quell’occasione il Pontefice avrebbe incontrato il cardinale irlandese Brady e l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, insieme Bertone ed altri quattro cardinali.
Alla fine della riunione, il Vaticano ha reso noti i contenuti di un documento nel quale il Papa condannava l’oltraggio e il tradimento da parte dei vertici della chiesa irlandese coinvolti nello scandalo, aggiungendo che avrebbe pregato per le vittime, promettendo inoltre che la chiesa avrebbe intrapreso ogni azione idonea atta ad impedire il ripetersi di fatti del genere.
I file pubblicati dal sito WikiLeaks, hanno creato non poco clamore, inducendo molti ministri di culto a condannare la divulgazione di documenti che riguardano il Vaticano.