Notizie spesso riportate in un trafiletto o che scompaiono subito dai TG, sono quelle che farebbero risparmiare ai cittadini un bel po’ di quattrini, ma che disturbano chi quei quattrini li guadagna.
A Sciacca, noto Comune della provincia di Agrigento, dove nessun Turiddu Malugiogliu sentì la necessità di definire i propri concittadini come “popolo di pecore e di cornuti”, non si paga il canone di depurazione e l’abrogazione del canone relativo alla fognatura è stato ufficializzato dall’amministrazione comunale di Sciacca , che ha inviato a Girgenti acque l’elenco di tutte le zone non servite dalla depurazione.
I saccensi che non beneficiano del servizio, dunque non lo pagano.
Ad Agrigento invece, grazie alla disattenzione di chi ci amministra e alle qualità del nostro popolo – Malogioglio docet -, anche gli abitanti che non godono del servizio, lo pagano lautamente.
Sarà che noi agrigentini siamo buoni. Sarà perché siamo più generosi degli altri, fatto sta che anche gli abitanti di quartieri i cui reflui fognari non sono convogliati al depuratore, pagano un servizio del quale non usufruiscono.
E pensare che molti, oltre a non pagare il canone, potrebbero ottenere i rimborsi della quota relativa alla depurazione, non previsti per chi risiede in zone non servite da depuratore.
La Corte Costituzionale infatti, con sentenza n° 335 dell’08 ottobre 2008, si è pronunciata sulla
legittimità costituzionale dell’art. 14, comma 1, della Legge 5 gennaio 1994, n° 36 (Disposizioni in
materia di risorse idriche) sia nel testo originario, sia nel testo modificato dall’art. 28 della legge 31 luglio 2002, n. 179 (Disposizioni in materia ambientale), nella parte in cui prevede che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione è dovuta dagli utenti “anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi”.
Per la Consulta sussiste incostituzionalità della norma per irragionevolezza e violazione dell’art. 3 della Costituzione in quanto discriminante l’utenza che “paga la tariffa senza ricevere il servizio”.
Parimenti la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 155, comma 1, primo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), nella parte in cui prevede che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione è dovuta dagli utenti «anche nel caso in cui manchino impianti di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi».
Con tale sentenza si specifica che il canone di depurazione non è tributario ma tariffario e risponde al criterio della corrispettività e, per l’effetto abrogativo della pronuncia con efficacia ex tunc , potrebbero ingenerarsi legittime aspettative di restituzione delle somme corrisposte per indebito oggettivo.
Vi sembra poco?
Controllando una cartella ci siamo accorti che:
Il “Canone quota fissa” indicato nella scadenza del 4 dicembre 2009, ammontava a € 32.00.
Lo stesso canone, nella scadenza indicata del 5 aprile 2010, veniva indicato in € 42.00.
A cosa è dovuto l’aumento di tale importo?
Ovviamente in bolletta, non troverete nulla che ve lo spieghi.
Per la stessa utenza, il canone di depurazione, veniva indicato in € 48.00.
Ebbene, si tratta di quarantotto euro che la società che gestisce il servizio, non riscuote più, perché l’agrigentino – unico caso – che avrebbe dovuto pagare, il 29/03/2010 ha ricevuto la prima bolletta senza canone di depurazione.
Vi state chiedendo come ha fatto?
Dal 20/11/2008 rigetta le bollette inviate dalla Girgenti Acque, che chiedeva di pagare la bolletta con annessa la depurazione delle acque, citando l’art. 8 sexies un decreto fatto il 30/12/2008 n° 208 recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di risorse dell’ambiente, e successivamente convertita in legge e pubblicata nella gazzetta ufficiale n° 49 del 28 febbraio 2009 per annullare la giusta sentenza della Corte Costituzionale.
Ebbene, nonostante il decreto del 30/12/2008, successivamente trasformato in legge, quell’unico agrigentino che abita come tanti altri in una zona non servita da depurazione – così come gli abitanti di Sciacca che hanno ottenuto lo stesso beneficio economico -, si è visto recapitare per la prima volta una bolletta senza il fatidico canone per la depurazione.
E se tutti gli agrigentini che non usufruiscono della depurazione, si decidessero a comunicare alla società che gestisce il servizio che non intendono pagare per qualcosa che non gli viene fornita, cosa accadrebbe?
Vorrà il nostro sindaco o il Consiglio Comunale intervenire affinchè molti agrigentini non siano costretti a pagare una tariffa non dovuta e, magari, possano richiedere i rimborsi spettanti per gli anni precedenti?
Nella Repubblica di Agrigento, potete star tranquilli che questo non potrà avvenire mai.
Aiutati che Dio ti aiuta, dicevano i nostri vecchi. Ma nella Agrigento di Malogioglio, non c’è un dio delle pecore…
Gian J. Morici
Ma che fanno cittadinanza attiva,unione consumatori,federconsumatori,adiconsum,etc ? Tutti zitti,e pipa !Povera città in mano a bricconi,bricconcelli,mezzi bricconi, signori nessuno.