Il problema della scuola pubblica non è solamente il problema dei precari ma di tutti coloro che avendo dei figli quest’anno dovranno, loro mal grado, farli frequentare in classi pollaio, con 30-35 alunni, dove le norme sulla sicurezza non verranno rispettate e dove sarà difficilissimo, per i docenti, seguire i loro alunni per come questi meriterebbero.
Continua al Viale della Vittoria di Agrigento la protesta dei precari della scuola che si dicono indignati da tanta disinformazione ed indifferenza. Fa molto male, ci viene spiegato, l’indifferenza delle famiglie che, pur essendo anch’esse vittime dei tagli che il governo sta attuando sulla scuola pubblica, non sono presenti alla protesta.
“Il presidio dei precari, qui ad Agrigento, ha una valenza doppia – afferma Patrizia Fadda (v. foto), precaria da vent’anni – perché, se da un lato è vero che vogliamo salvaguardare il nostro lavoro, dall’altro vogliamo far capire che il vero anello debole della catena sono proprio i nostri figli; quei ragazzi che rappresentano il futuro della nostra società e della nostra terra. Non vediamo qui le famiglie? Dove sono?”
Tengono a precisare i manifestanti presenti al presidio, qualora a qualcuno sia sfuggito, che vere vittime di questi tagli sono le famiglie più deboli, il cosiddetto popolino, che poi costituiscono la maggioranza, giacché, la famiglia sia culturalmente che economicamente più forte tenderà ad aiutare il figlio sostenendolo con lezioni private o addirittura ricorrendo a una scuola privata di qualità, inaccessibile per il cittadino medio per ovvie barriere economiche d’accesso.
“E’ chiaro che in un quadro del genere, verrà fuori una società del futuro dove la classe dirigente di oggi avrà i figli che saranno classe dirigente di domani; allo stesso modo, i figli dei disoccupati di oggi – puntualizza Patrizia Fadda – rischiano di diventare i disoccupati di domani, col rischio sociale di trasformarsi in manovalanza facile di gruppi malavitosi e criminali che sappiamo esistere nella nostra Sicilia. Questi sono pericoli reali per il futuro dei nostri ragazzi, ma sono pericoli in cui incorrono anche i figli dei privilegiati poiché, coi criminali di domani dovranno conviverci loro”.
“D’altronde, tornando a noi precari – continua Patrizia Fadda – pensiamo di avere diritto al nostro lavoro, non esiste da nessuna parte che le persone dopo essere state sfruttate per 20 anni vengano poi buttate per strada. A cinquant’anni come e dove riciclarsi?”
Altro problema importante è quello della sicurezza negli istituti scolastici; le classi sovraffollate costituiscono un serio pericolo nella nostra provincia, dove pochissimi sono gli istituti scolastici a norma, secondo i dettami della L. 626. “A Licata – ci viene riferito da una mamma presente alla protesta – abbiamo notizie, per l’anno scolastico 2010-11, di una classe con ben 44 alunni. Inutile sottolineare che, in classi numerose e con meno docenti, la qualità dell’insegnamento si abbasserà vertiginosamente ma, siamo altrettanto certi di mandare i nostri figli in luoghi sicuri o dobbiamo semplicemente sperare che tragedie come quella di San Giuliano di Puglia non si ripetano mai più”.
Tra rabbia e fiducia che qualcosa possa cambiare, Patrizia conclude il suo discorso dicendo: “occorre far comprendere a tutti che la scuola è il futuro. Come parlare di sfide globali, competitività e sviluppo nel futuro quando i nostri figli, terminati gli studi, non hanno raggiunto quella preparazione adeguata per le sfide che li attendono”.
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