Interrogazione dell’ On Augusto Di Stanislao (Idv)
Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri.
– Per sapere – premesso che:
nel mese di marzo 2010 è stato diffuso un nuovo rapporto da Amnesty International e dalla Omega Research Foundation che presenta prove della partecipazione di aziende europee al commercio globale in «strumenti di tortura», tra cui congegni fissati alle pareti delle celle per immobilizzare i detenuti, serrapollici in metallo e manette e bracciali che producono scariche elettriche da 50.000 volt;
il rapporto, intitolato «Dalle parole ai fatti», denuncia che queste attività sono proseguite nonostante l’introduzione, nel 2006, di una serie di controlli per proibire il commercio internazionale di materiale di polizia e di sicurezza atto a causare maltrattamenti e torture e per regolamentare il commercio di altro materiale ampiamente usato su scala mondiale per torturare;
dal rapporto emerge che tra il 2006 e il 2009, la Repubblica Ceca ha autorizzato l’esportazione di prodotti quali manette, pistole elettriche e spray chimici, mentre a sua volta la Germania lo ha fatto per ceppi e spray chimici, verso nove Paesi dove le forze di polizia e di sicurezza avevano usato quei prodotti per praticare maltrattamenti e torture; aziende italiane e spagnole hanno messo in vendita manette o bracciali elettrici da applicare ai detenuti. Una scappatoia legale permette tutto questo, nonostante si tratti di prodotti simili alle «cinture elettriche», la cui esportazione e importazione sono proibite in tutta l’Unione europea;
nel 2005 l’Ungheria ha annunciato l’intenzione di introdurre l’uso delle «cinture elettriche» nelle stazioni di polizia e nelle prigioni, nonostante la loro esportazione e importazione siano vietate in quanto il loro uso costituisce una forma di maltrattamento o di tortura;
solo 7 dei 27 Stati membri dell’Unione europea hanno reso pubbliche le loro autorizzazioni all’esportazione, nonostante tutti siano legalmente obbligati a farlo;
gli Stati membri paiono ancora poco informati sulle attività commerciali in corso al loro interno. Dopo che cinque Stati membri (Belgio, Cipro, Finlandia, Italia e Malta) avevano dichiarato di non essere a conoscenza di aziende che commercializzassero materiali inclusi nei controlli, Amnesty International e Omega Research Foundation hanno individuato aziende operanti in tre di questi cinque Paesi (Belgio, Finlandia e Italia) in cui prodotti del genere vengono apertamente commercializzati su internet -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto emerso dal rapporto di Amnesty International sul commercio di strumenti di tortura e quali informazioni abbia in merito;
quali iniziative il Governo intenda attuare per verificare tali notizie e, qualora risultassero vere, quali soluzioni intenda adottare.