Poveri terroni

Eh sì, veramente poveri, se pensiamo che mentre si tagliano i fondi per la scuola, la Scuola Bosina di Varese, grazie al ministro del Tesoro riceve un gradito dono in un particolare momento di ristrettezze economiche. Trecentomila euro per il 2009 e 500mila euro per il 2010.

Stiamo parlando della Libera Scuola dei Popoli Padani, fondata nel 1998 dalla signora Manuela Marrone.

Sì, proprio la stessa Marrone – terrona anche lei -, che ha sposato il senatur leghista.

Oltre la moglie di Bossi, altro nome altisonante del dissenso verso “Roma ladrona”, è quello dell’attuale Presidente della scuola, Dario Galli, senatore della Lega.

Casualmente, proprio al Senato, la commissione Bilancio (di cui la Lega ha la vicepresidenza), ha formalizzato l’elenco di enti beneficiari dei contributi stanziati nel «Fondo per la tutela dell’ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio».

Un elenco lunghissimo- secondo quanto riportato dal Giornale, che, come sempre accade, dopo lo scontro Bossi-Berlusconi, passa a fare barba capelli e shampoo di chi ostacola il premier.

Evidentemente, fino a qualche giorno fa, il quotidiano di casa Berlusconi, non si accorgeva di come il lunghissimo elenco che comprende associazioni culturali, case di riposo, comuni, fondazioni, diocesi, parrocchie, università e appunto qualche scuola, riportasse anche la “famosa” scuola leghista.

Meglio tardi che mai. Questo consente a quei terun che ancora non si sono resi conto di chi mandiamo al governo, di cominciare ad aprire gli occhi.

“Terronia”, tra ministri e parlamentari, ha una nutrita rappresentanza in questo governo. Cosa fanno lor signori mentre da noi cade tutto a pezzi?

Si ricorderanno dei soliti idioti terroni solo al momento delle elezioni?

Attenzione però, il “virus della consapevolezza” a quella data potrebbe aver mietuto molte vittime e se i terroni dovessero prendere coscienza di ciò che accade, alla signora Marrone – dal nordicissimo cognome – potrebbe convenire un “torna a casa Lassie”, lasciando lì la “Trota Renzo” e quel tizio che da venditore di carciofi si spacciava – anche con la prima moglie – per medico ospedaliero.

Gian J. Morici