Mentre Berlusconi si dava un gran da fare a sponsorizzare l’ingresso del Montenegro nell’Unione Europea, la Procura di Bari ipotizzava il reato di associazione mafiosa e contrabbando per alcuni esponenti del governo montenegrino e per lo stesso premier del Montenegro, Milo Djukanovic, la cui posizione di Djukanovic fu archiviata tempo fa perchè il premier gode dell’immunità diplomatica.
Nel 2001, una commissione speciale istituita dal Parlamento italiano ha pubblicato una relazione di 130-pagine incentrate sul Montenegro e la mafia. Per anni, la mafia aveva utilizzato per il contrabbando di sigarette attraverso i porti del Montenegro i magazzini della vicina Albania meridionale, fin quando non ci fu il problema della guerra dei Balcani. Entro la metà degli anni 1990, il Montenegro riprese il commercio illegale verso l’Italia.
Uno degli investigatori convocati dal Parlamento di Roma per testimoniare sul nuovo ruolo del Montenegro è stato il procuratore di Bari, Giuseppe Scelsi.
Lui e gli altri colleghi hanno testimoniato che il Montenegro era la principale base operativa per il contrabbando nel Mediterraneo, un luogo dove un gran numero di criminali in fuga si dedicava al commercio di sigarette e di droga e di armi. Nel nord, hanno notato, il porto di Zelenica era controllato dai membri della mafia di Bari e Napoli, mentre nel sud il porto di Bar era gestito dalle famiglie di Bari e Brindisi, Puglia. Le “famiglie” disponevano di una flotta di 70 motoscafi in grado di attraversare l’Adriatico in solo due ore.
Il presidente della Corte dei Conti del Montenegro, Miroslav Ivanisevic, ex ministro delle finanze, verrà giudicato con rito abbreviato, dal gup del Tribunale di Bari Rosa Calia Di Pinto.
È stato stabilito nell’udienza preliminare in corso a nove persone – alcune delle quali ex stretti collaboratori del premier montenegrino Milo Djukanovic – coinvolte nell’indagine su un’associazione mafiosa dedita al contrabbando internazionale di sigarette attiva, secondo l’accusa, tra il 1994 e il 2002 in Montenegro. La posizione di Djukanovic fu archiviata tempo fa perchè il premier gode dell’immunità diplomatica. Nell’udienza del 19 aprile scorso invece fu dichiarato prescritto il reato di contrabbando nei confronti di altri cinque imputati. La posizione dell’allora ministro delle finanze del governo montenegrino, stralciata rispetto a quella degli altri otto imputati rimasti, sarà discussa nell’udienza di lunedì prossimo, 17 maggio. La difesa di Ivanisevic, l’avv.Francesco Paolo Sisto, aveva presentato in apertura d’udienza un’eccezione per difetto di giurisdizione, sottolineando che il suo assistito dovesse essere processato in Montenegro e non a Bari. L’eccezione non è stata accolta e il legale ha dunque chiesto il rito alternativo. Djukanovic era accusato di aver concesso al cittadino svizzero Franco Della Torre (a giudizio in un altro processo) la licenza per importare in Montenegro tabacchi (1.000 tonnellate al mese) che poi, tramite i canali del contrabbando, sono stati introdotti in Puglia (a bordo di ‘scafi blù); di aver agevolato il traffico illecito tramite la società a partecipazione pubblica ‘Zeta Trans’; di aver garantito, tramite i vertici della polizia montenegrina, che i motoscafi dei contrabbandieri attraccassero a Zelenica e Bar, e di aver dato protezione ai latitanti italiani che si rifugiavano in Montenegro. Il premier ha sempre respinto ogni accusa, così come ha fatto Ivanisevic che in una memoria depositata al giudice nell’udienza del 19 aprile: Ivanisevic si è detto di essere totalmente estraneo all’associazione mafiosa ipotizzata dalla procura di Bari.
La storia di una telefonata tra Dusanka Pesic Jeknic e Milo Djukanovic l’avevamo già scritta lo scorso anno.
“Il mio piccolo gattino … divento pazza senza di te…. Ti amo, gattino mio “, diceva a telefono Dusanka Pesic Jeknic a Milo Djukanovic, che a quel tempo era presidente del Montenegro. Miliardi di persone in tutto il mondo avevano appena salutato il nuovo millennio. Dusanka, soprannominata “Duska”, la bellissima 41enne, vedova del defunto ministro degli Esteri del Montenegro, è sola, lontana dal suo paese. Ha parlato liberamente di tutto: l’amore, il tabacco, e la criminalità.
Adesso, la parola spetta ai giudici di Bari.
gjm