In altri tempi sarebbe stato definito “suicidio di Stato” ma anche oggi riesce difficile qualificare in altro modo quello che è accaduto ad un militare VFP che, dopo essere rientrato da numerose missioni all’estero, ha scoperto di avere la leucemia (tipica da contaminazione da uranio impoverito). Questa volta però non è stata la patologia ad ucciderlo. Congedato perchè non più idoneo al servizio ha pensato a curarsi ma, sopratutto, a fidarsi dei suoi superiori che gli hanno “consigliato” procedure da seguire, legali e tutto quanto “nell’interesse” del militare e della famiglia. Purtroppo però, come sempre accade in questi casi, i “consigli” e le cure pesantissime a cui si è sottoposto si sono rivelati fatali. Diritti negati con ricorsi impostati male hanno provocato dei rigetti affrontati in modo maldestro in sede giudiziaria. Il militare non ha retto il senso di colpa che ha avvertito nel rimanere “fedele” allo Stato, causando condizione di precarietà assoluta a tutta la famiglia, e ha deciso di togliersi la vita impiccandosi. Questo è quanto denuncia la famiglia che, distrutta dal dolore, si è rivolta all’Osservatorio Militare che da sempre segue la vicenda e che con l’Avv. Tartaglia è riuscito ad ottenere centinaia di condanne per l’amministrazione e 2 sentenze di Cassazione in cui si parla di omicidio colposo. “La situazione è complessa ma spiegando nel modo adeguato ai giudici quanto accaduto e depositando la documentazione necessaria, accompagnata con la giurisprudenza ottenuta in questi venti anni , cercheremo di rendere giustizia alla memoria del militare e dei suoi eredi” questo quanto dichiara l’Avv. Tartaglia dopo aver ricevuto la vedova. “I casi di generosità e disponibilità dei Comandanti che hanno registrato malati e morti nelle loro unità a causa dell’uranio sono tantissimi e tutti finiti in malo modo” sottolinea Leggiero Responsabile dell’Osservatorio, “pensar male si peccato ma a volte…..” prosegue così lasciando intendere che, probabilmente, dietro la disponibilità di “assistere” la famiglia del deceduto o del malato, più che una forma di vera assistenza vi sia un maldestro modo di “controllare” le ormai migliaia di denunce che arrivano al Centro Studi evidenziando una situazione ormai drammatica che continua da anni senza mai essere affrontata con decisione ed interesse per il personale. Da qualche tempo si evidenzia un cambio di strategia da parte dell’Amministrazione che “suggerisce” sempre i soliti “esperti accreditati” da nominare per CTU sempre negative che ostacolano il percorso della giustizia, rimettendo di nuovo in discussione il nesso causale cristallizzato da centinaia di sentenza e dalla IV Commissione Parlamentare d’inchiesta. Per questo motivo l’Osservatorio Militare ha deciso di chiedere un incontro urgente con il Ministro Grillo che ha svolto un ruolo importantissimo nella relazione prodotta dalla IV Commissione Scanu che per la prima volta ha evidenziato ragioni e colpe di una classe dirigente militare che, con preoccupante indifferenza alle sollecitazioni politiche, continua ad ignorare il problema e, sopratutto, a non prendere provvedimenti in prevenzione solo ed esclusivamente per non ammettere gli errori del passato.