Ménard – Dalla libertà d’espressione alla schedatura dei bambini

ROBERT-MENARD-RSF-facebook_mAl peggio non c’è mai fine purtroppo. Questa volta, prima della notizia conviene spiegare chi è il personaggio dal quale è scaturita. All’anagrafe Robert Ménard, nato nel luglio del 1953 in Algeria figlio di una famiglia francese che nel 1962 dovette fuggire, assieme ad altri francesi al momento della dichiarazione d’indipendenza. Ménard fa quindi parte dei pied-noirs, ossia dei francesi d’Algeria rimpatriati. Saltiamo la storia della sua famiglia benché interessante ed anche gli studi senza però dimenticare che già nell’adolescenza cominciò a seguire i movimenti anarchici e trotzkisti fino al colpo di Stato in Cile del 1973. Ménard si lanciò nelle battaglie per le cause umanitarie e fece una bella carriera nel giornalismo. Battagliero e senza peli sulla lingua era sempre pronto a difendere la libertà di espressione e lanciava grida di allarme quando giornalisti erano presi in ostaggio nel mondo. Nel 1985 fondò l’organizzazione internazionale “Reporter sans Frontières” assieme a Jacques Molenat, Rémy Loury ed Emilien Joubineau. Impossibile dimenticare le azioni di forza di RSF i cui militanti non esitavano ad incatenarsi ai cancelli delle ambasciate, come nel 2003, quando protestarono all’Ambasciata di Cuba a Parigi assieme a rappresentanti dell’Ambasciata stessa al punto da far intervenire le forze dell’ordine. Lo scopo allora era quello di consegnare una lettera all’Ambasciatore per chiedere la liberazione di ventisei giornalisti arrestati a Cuba e condannati a lunghe pene di carcere. L’elenco di questo tipo di operazioni è lungo.

Il personaggio Ménard poteva destare più o meno simpatia ma sul piano dell’attivismo era encomiabile. Qualcosa cominciò a cambiare. Nel 2008 lasciò Reporters sans Frontières  e continuò la strada del giornalismo sino al 2011. Ha continuato però  farsi sentire per sostenere la libertà di espressione partecipando ad eventi. Il fatto che abbia sostenuto anche personalità discusse e/o discutibili non dovrebbe suscitare giudizi avventati poiché la libertà d’espressione deve essere applicabile a tutti dal momento che rientra nella legalità e non stinge nell’apologia. Sempre nel 2011, Ménard lancia un manifesto per ricordare che  “la libertà d’espressione vale per tutti, anche per coloro dei quali aborriamo e combattiamo le idee”. Lui stesso criticato si scaglia contro il “mediaticamente corretto”. Per farla breve a chi non è in Francia, Ménard ha cominciato ad essere fortemente criticato per le sue posizioni vicine a quelle del Fronte Nazionale. Nel 2013 Robert Ménard comincia la sua campagna elettorale in previsione delle municipali del 2014 nella città di Bézier, nel Sud della Francia, con una lista senza etichetta ma composta da militanti del Fronte Nazionale del Rassemblement Bleu Marine, del gruppo di estrema destra Bloc Identitaire, dell’UMP e da altri non meglio identificabili.

robert-menard-posant-apres-son-election-a-la-mairieIl limite che Ménard stesso si pone tra militantismo, convincimento e provocazione è insondabile. La storia che si lascia alle spalle fa di lui l’antieroe per eccellenza. Difficile capire come un combattente per i diritti umani abbia potuto mischiarsi all’estrema destra. Proprio in questi giorni che vedono la guerra famigliare in seno al Fronte Nazionale con la spaccatura tra il fondatore Jean-Marie Le Pen e la figlia Marine, Ménard ha dichiarato che “Le Pen è il peggior nemico del FN”, appurato che lui stesso si dice d’accordo con le idee del partito all’80%. Ménard accusa Le Pen di “Insulto alla Storia delle Francia” per la sua difesa del petainismo. Che voglia anche lui ridorare il blasone del partito di estrema destra la cui popolarità sta crescendo in Francia grazie ai propositi populisti in cui si crogiola in piena crisi?

Ancora una volta, difficile capire dove voglia arrivare.

Infine la notizia che ha scatenato l’ennesima indignazione nei confronti dell’ormai ex paladino. L’ultima idea in data dell’ormai sindaco di Béziers è la “schedatura dei bambini in base al loro nome”. Neanche del cognome, operazione che ricorda troppo le non lontane schedature della seconda guerra. Del nome. Perché Monsieur il Sindaco ritiene che si possa determinare il credo religioso semplicemente dal nome. Vogliamo credere che tutti i Robert sono cattolici, i Said musulmani ed i David ebrei? E se anche fosse? Ménard è andato oltre, è scivolato sui bambini. Non si fa. Se quello di Le Pen che considera ancora i forni crematori come “un dettaglio della storia” è un insulto alla Repubblica, quello di Ménard è un insulto all’Umanità. Il Sindaco Ménard sostiene che a Béziers il 64% dei bambini è musulmano. Già si tratta di un dato discutibile perché non si possono censire le persone in base al loro credo. Non si possono e non si devono per Legge. E poiché la Legge del 1978 vieta ogni statistica su base etnica, il Procuratore di Béziers ha aperto un’inchiesta preliminare su questo censimento nelle scuole della cittadina.

Personalmente, mi sono spesso chiesta fin dove voleva arrivare Ménard con la provocazione. Benché il ragionamento possa apparire contorto, nella provocazione esiste una logica che può far venire a galla le falle del sistema. Battersi contro il politicamente ed il mediaticamente corretto a costo di lasciarci le penne è giusto. Il diritto di espressione vale per tutti purché resti nel quadro del “verosimile”. Il negazionismo, l’apologia di reato, l’apologia del fascismo sono reati e come tali vanno trattati. Sulle altre opinioni non resta che battersi democraticamente, ognuno con le proprie convinzioni o non saremmo in democrazia.

Difficile, anzi impossibile, che Ménard abbia tirato fuori il censimento degli scolari presunti musulmani per provocare e mostrare che il peggio è pericoloso. Questa volta il peggio lo rappresenta lui stesso.

Luisa Pace

 

 

 

 

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