In Tribunale ci si trovava, benché agli arresti domiciliari, perché imputato in due processi.
Però c’era anche un processo in cui era difensore.
L’avvocato, il famigerato Giuseppe Arnone, con la massima disinvoltura si è messo la toga ed ha preso posto come difensore.
Il giudice, che non doveva essere un luminare del diritto, constatato che Arnone non è stato sospeso dall’esercizio della professione, lo ha autorizzato a svolgere, benché detenuto, autorizzato solo a recarsi in Tribunale per essere processato e non per altro, a svolgere attività di difesa. Il tutto ritengo abbia comportato manifeste nullità del procedimento in cui l’avvocato era invece un detenuto.
Continuano le manifestazioni di “timore reverenziale” nei confronti di un personaggio che, in passato è stato considerato un “famigliare dell’Inquisizione” in chiave moderna…
Fino al grottesco che ha raggiunto ora il massimo.
E gli avvocati di Agrigento stanno a guardare.
Mauro Mellini