Il prossimo 17 marzo nella piccola cittadina di Markowa, nella parte sudorientale della Polonia, verrà inaugurato un museo dedicato alla memoria di una famiglia polacca, gli Ulma, che finì uccisa dai tedeschi per aver cercato di salvare gli ebrei.
Furono fucilati Józef, sua moglie Wiktoria in dolce attesa e i loro sei figli Stasia, Basia, Wladzio, Franus, Antos e Marysia. Il Museo dei Polacchi che Salvavano gli Ebrei, questo è il nome, è il primo del genere in Polonia ed è stato creato per ricordare i polacchi che sacrificarono la loro vita per soccorrere gli ebrei durante la seconda guerra mondiale. L’iniziativa è scaturita dalla necessità di mostrare fatti – ancora in gran parte sconosciuti – che hanno visto la partecipazione dei polacchi nel salvare la popolazione ebrea in tempi e luoghi in cui tali azioni erano rigorosamente perseguibili e punibili con la pena capitale.
Nonostante l’aiuto prestato agli ebrei venisse severamente punito, molti polacchi si impegnavano in operazioni di soccorso procurando documenti, contatti utili, collocando bambini ebrei in orfanotrofi o fornendo aiuto economico. L’esempio migliore è quello di Irena Sendler che insieme ai suoi collaboratori è riuscita a salvare 2500 bambini ebrei. Il museo racconterà non solo le storie dei molti che aiutarono gli ebrei, ma anche le relazioni tra polacchi e israeliti nel periodo prebellico, per poi spiegare come l’invasione tedesca sconvolse quell’equilibrio, sino all’emigrazione della gran parte degli ebrei sopravvissuti, a conflitto concluso.
In occasione di questo evento significativo l’Ambasciata di Polonia a Roma ha deciso di organizzare un pomeriggio speciale dedicato a quella che costituisce una delle più importanti pagine della storia di entrambe le nazioni. Ebrei e polacchi sono quelli che più hanno sofferto durante la seconda guerra mondiale: è soprattutto verso di loro che era rivolto il terrore degli occupanti tedeschi. Durante gli anni del conflitto sono morti in tutto quasi sei milioni di ebrei; e sono stati sei i milioni di polacchi che hanno perso la vita, tra loro quasi tutta la comunità ebraica della Polonia (circa 3 milioni di persone). Ma all’inizio della guerra la Polonia aveva due nemici, come lo dimostrò il patto Ribbentrop-Molotov firmato nell’agosto del 1939.
Ebrei e polacchi condivisero quindi un’altra terribile pagina della storia: le deportazioni in Siberia. I sovietici deportarono 210 mila polacchi e 70 mila ebrei, 110mila furono arrestati per motivi politici. A Katyn i sovietici trucidarono 22mila rappresentanti dell’intelighenzia polacca: ufficiali, medici, insegnanti, avvocati. La cerimonia di inaugurazione del Museo a Markowa, alla quale prenderà parte il presidente della Repubblica di Polonia Andrzej Duda, nonché numerosi ospiti provenienti da tutto il mondo, sarà trasmessa in live streaming nelle rappresentanze diplomatiche polacche in molti paesi, tra cui quella di Roma.
Oltre alla trasmissione in live streaming della cerimonia che permetterà agli ospiti – rappresentanti delle autorità italiane, diplomatiche, della comunità ebraica e della stampa, studenti delle scuole ebraica, polacca e italiana – di partecipare in “remoto” all’inaugurazione, l’Ambasciata presenterà la mostra “I Samaritani di Markowa” dedicata alla famiglia Ulma e un breve video sul Museo. L’intera manifestazione sarà preceduta da una introduzione a cura di Gabriele Nissim, esperto della tematica, giornalista e saggista, presidente di Gariwo, la foresta dei Giusti, che ricerca e promuove le figure di resistenza morale a tutti i genocidi e totalitarismi ed è il promotore della Giornata europea dei Giusti istituita nel 2012 dal Parlamento europeo. Interverranno inoltre l’ambasciatore di Polonia Tomasz Orłowski e i massimi esponenti della Comunità ebraica di Roma.