E NIENTE PIU’: LA VOSTRA PAROLA SIA SI, SI, NO, NO
Ma questa faccenda delle cosiddette unioni civili è veramente così complicata ed astrusa da suscitare perplessità ed incertezze anche all’interno della Chiesa Cattolica? E’ veramente una “scelta di civiltà”, una questione di diritti umani? C’è una dottrina laica o religiosa che abbia l’astrusità necessaria a rendere accettabile ciò che produce così da imporsi come espressione della cultura del nostro Popolo?
E’ possibile che la questione sia posta piuttosto come un problema di prestigio dell’ex boy-scout Renzi e del Partito della Nazione?
Sono interrogativi che non si può fare a meno di porsi di fronte ad atteggiamenti che alcuni anni fa sarebbero stati inconcepibili.
Non parlo dell’atteggiamento nei confronti dell’omosessualità, che, in effetti, può dirsi abbia progredito per il meglio, con l’accettazione di quello che mezzo secolo fa era ancora il “crimine nefando” come un diritto individuale. Parlo delle questioni di carattere sociale (quali sono il matrimonio, l’effetto delle unioni nei rapporti con i terzi, le questioni in ordine all’adozione etc.) che non possono essere ridotte nello schema del diritto civile individuale.
La prova di ciò è anche in certe scelte.
Possibile che in tutto il “mondo di Sinistra”, che sarebbe, così dicono, concorde per le cosiddette “unioni civili”, non si trovi qualcuno capace di parlarne con la necessaria autorevolezza, non diciamo morale, ma giuridica, sociologa etc. etc. e che a simboleggiare la parte favorevole a questa legge (va a vedere poi che cosa s’intende) non si sia trovato di meglio che la Sen. Cirinnà che ha un passato dedito, soprattutto, e, forse, esclusivamente, ai cani, essendo stata al Comune di Roma investita della delega ai canili?
E’ possibile che, anche nel lessico, si finisca col trincerarsi nell’equivoco, parlando di “unione civili”, termine con il quale, dai tempi di Cavour, si sono intesi indicare (gli allora ancora da venire) matrimoni civili?
Ma quello che sorprende è il fatto che da parte cattolica si preferisca tenersi nel vago. Il precetto evangelico “la vostra parola sia sì, sì o no, no” se lo è dimenticato anche il Papa. Di ritorno dal Messico sull’aereo, dove si pensava finora che il suo eloquio tendesse all’esplicito, magari per la maggior vicinanza al mondo celeste, Papa Bergoglio ha dato un saggio di una ambiguità di linguaggio tale da sorprendere anche chi, come me, non è portato a dimenticare che è un Papa Gesuita. “Le unioni civili”? “non mi immischio” “non so come le cose stanno in Parlamento” “Il Papa non può mettersi in politica” “questo non è il ruolo del Papa” “Quello che penso io è quello che pensa la Chiesa”. Ma quello che pensa la Chiesa è quello che pensa (e dice) il Papa. Il documento Vaticano del 2003 (che gli è stato ricordato da un giornalista): dice che i parlamentari cattolici non devono votare questo tipo di leggi?”. “Ah è così? Non ricordo”.
Nemmeno Biagio Pascal ha mai pensato di attribuire ai Gesuiti discorsi così piacevolmente e furbamente svagati.
Meglio così, si dirà, che non le brutali interferenze della politica di Papi come Pio XII e Paolo VI, cui abbiamo assistito.
Le proteste dell’ectoplasma Radicale contro la dichiarazione di Bagnasco di auspicio del voto segreto al Senato, di fronte a tanta gesuitica abilità del Capo dei Capi, fa sorridere.
Anche perché il voto segreto avrebbe significato e significa, malgrado le apparenze, un atteggiamento un po’ più sincero ed esplicito che quello sotteso alle svagate e riservate dichiarazioni del Papa.
Intanto però una cosa sento il bisogno di dirla. Papa Bergoglio dirà pure che lui non si impiccia di certe cose, che questo non sarebbe il ruolo del Papa. Se lo dice lui dovrebbe essere così: è o non è “infallibile”, tale riconosciuto (per il passato e per il futuro, ogni Pontefice dal Concilio Vaticano I). Se è infallibile Papa Bergoglio lo doveva essere anche Papa Mastai Ferretti (Pio IX) che lanciò anatemi nongià contro il matrimonio gay, ma addirittura contro il matrimonio civile (“un contratto di accoppiamento che mi fa schifo” come lo definì, per insegnamento ricevuto dal Papa, il Vescovo e Senatore del Regno mons. D’Ondes Reggio).
L’infallibilità è tale solo “pro tempore”? I dogmi sono “temporanei”?
Se mi capita, parlando di Bergoglio, di tirar fuori, magari troppo spesso, Pascal (che, del resto, evitava accuratamente di estendere le sue critiche anche al Papa) non è certo perché io sia Giansenista. Pertanto non intendo affatto dolermi perché Bergoglio o chi per lui, invece di discorsi così sapientemente svagati non ricorra all’evangelico SI, SI o NO, NO. Che, poi sarebbe NO.
Mi preoccupa però il fatto che in questo guazzabuglio di discorsi a vanvera in cui è ridotta non solo la politica, ma anche la cultura italiana, ci si metta anche la Chiesa con un fardello ulteriore di ambiguità e di espedienti per evitare di parlar chiaro.
Che, poi il Papa, la Chiesa, la Conferenza Episcopale, la macchina di potere cattolica si siano tenuti davvero fuori della mischia e non abbiano saputo approfittare dei vuoti culturali, di origine canina o d’altro genere, della discordia nel “campo di Agramante”, scusate ma proprio non ci credo. Come non credo che l’espulsione di Marino dal Campidoglio non sia stata decretata in Vaticano per la sua stucchevole disinvoltura nella questione della registrazione delle coppie gay e della fanciullesca presenza alla Giornata Cattolica della Famiglia, operazione attuata anche con lo scherzo magistrale di una falsamente falsa telefonata al Monsignore etc.
Bisogna anche dire che Renzi ha probabilmente sottovalutato l’importanza e la difficoltà della questione delle c.d. unioni civili. Avendo fatto il boy-scout gli sembrava di conoscere bene l’ambiente ecclesiastico e di sapercisi districare.
Ha sbagliato. Non so quanto gli costerà. Ma, francamente, mi pare che sia mortificante vedere che il nostro Paese vada al confronto con una Chiesa divenuta solo apparentemente più tollerante, rappresentato da uno come Renzi. Ed anche ad altri confronti non meno impegnativi.
Mauro Mellini