Se è pur vero che la politica italiana non la capiscono 50milioni di italiani e neppure coloro che la fanno – così scriveva il bravo Indro Montanelli -, è altrettanto vero che la politica agrigentina non la comprendono decine di migliaia di agrigentini, ma coloro che la fanno sì.
Una politica fatta di inciuci, tradimenti, inganni, che i nostri politici comprendono benissimo e che sanno ben attuare.
Mentre al Comune si delinea una situazione abbastanza chiara che vede l’asse Zambuto-Arnone semialleati con Udc, parte del Pdl e qualche rimasuglio del PD, schierati in contrapposizione con gli alfaniani, Mpa e Idv.
Coerente la posizione del consigliere Calabrese, che dopo la tessera del Pd rilasciata a Lampedusa ad Arnone, ha deciso di abbandonare il partito.
D’Orsi, un altro “al di sopra dei partiti”, pare invece impegnato a ricucire con Alfano, che a sua volta, alla Provincia non disdegna un avvicinamento “autonomista”.
Fatti fuori un po’ di assessori, tra i quali si mormora Arnone che risulterebbe inviso a Di Mauro, si apre la corsa alle poltrone.
Fra “tragedie” e sante alleanze, la politica agrigentina va avanti come sempre.
E come sempre, Agrigento è destinata a rimanere il fanalino di coda dell’Italia.