Circa l’81% degli edifici a Gaza sono stati danneggiati. La paura degli attacchi, le strade bloccate dalle macerie e la diffusione di ordigni inesplosi impediscono alle famiglie di tornare nelle proprie case, mentre i confini sono ancora chiusi. L’Organizzazione chiede alle autorità israeliane di revocare l’assedio e garantire che tutti i valichi di frontiera siano aperti affinché i bambini abbiano accesso agli aiuti e ai servizi umanitari essenziali
Un mese dopo la pausa concordata delle ostilità a Gaza, le vite di bambini e famiglie rimangono in bilico, con persone impossibilitate a iniziare le riparazioni delle case perché non hanno i mezzi e le attrezzature per farlo, molte spaventate a trasferirsi a causa di ordigni inesplosi o per il timore di ulteriori attacchi aerei. Lo dichiara Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
Le Nazioni Unite e altre organizzazioni umanitarie stanno facendo tutto il possibile per aumentare il supporto alla popolazione, ma la quantità di aiuti che entra a Gaza non è minimamente sufficiente a soddisfare i bisogni di bambini e famiglie, che affrontano il loro terzo inverno dall’inizio della guerra.
Sebbene l’arrivo di prodotti commerciali significhi che ora ci sono cibo, medicine e sapone nei mercati, molti beni di prima necessità continuano a essere scarsi e i prezzi degli alimenti rimangono più alti rispetto ai livelli pre-conflitto, in particolare quelli dei prodotti freschi e di base come riso e legumi, secondo il Programma Alimentare Mondiale[1]. Save the Children non è in grado di far entrare i propri rifornimenti nella Striscia da marzo.
I nuovi attacchi aerei militari israeliani, che hanno ucciso più di 100 persone, tra cui 46 bambini, due settimane fa, hanno lasciato la comunità ancora una volta terrorizzata e diffidente sul fatto che la pausa si trasformi in un cessate il fuoco definitivo.
Recenti dati satellitari delle Nazioni Unite hanno mostrato che 198.273 edifici – circa l’81% degli edifici di Gaza – sono stati danneggiati e diverse strade principali sono state bloccate dalle macerie. Circa il 62% delle 198.273 strutture danneggiate è stato completamente distrutto, secondo l’ONU. Nel frattempo, gran parte dei materiali di ricostruzione e delle attrezzature pesanti necessarie per riparare le case danneggiate non possono entrare a Gaza, bloccando di fatto la ricostruzione.
L’entità dei danni è tale da impedire ai bambini e alle loro famiglie di ritrovare qualsiasi parvenza di normalità. Rimangono senza un riparo adeguato o condizioni minime in cui si possa crescere. E finché le case non saranno ricostruite, i resti scheletrici degli edifici scolastici di Gaza continueranno a ospitare famiglie senza fissa dimora, rendendo impossibile l’istruzione per i bambini, che hanno perso più di due anni di scuola formale.
La presenza diffusa di ordigni inesplosi tra le macerie impedisce inoltre alle famiglie di tornare alle proprie abitazioni: secondo la Difesa Civile Palestinese, si stima che vi siano ancora circa 70.000 tonnellate di esplosivi non detonati. L’ONU afferma che la guerra ha portato Gaza ad avere il più alto numero di bambini amputati pro capite al mondo, con un quarto di tutte le lesioni permanenti che richiedono riabilitazione.
La popolazione di Gaza vive ancora in tende, molte delle quali danneggiate da due inverni rigidi, Le persone cercano di ripararle con coperte e materiali di fortuna, mentre tende, forniture per ripari e kit igienici restano bloccati nei magazzini da marzo.
“Siamo sospesi tra la vita e la morte. Continuiamo a sentire di persone che vengono ancora uccise o ferite, la guerra potrebbe riprendere in qualsiasi momento, così come gli attacchi. Questo è uno dei motivi per cui le persone non tornano al Nord: non si può tornare finché non vedremo che la situazione migliora. I confini sono ancora chiusi, quindi siamo sotto assedio, intrappolati e bloccati. Macchinari, attrezzature e materiali non entrano ancora a Gaza” ha dichiarato Shurouq, responsabile del settore multimediale di Save the Children nella Striscia.
Save the Children continua a sottolineare che la pausa delle ostilità deve trasformarsi in un cessate il fuoco immediato e definitivo: è l’unico modo per salvare vite umane a Gaza e porre fine alle gravi violazioni dei diritti dei minori. Per garantire ai bambini accesso agli aiuti umanitari e ai servizi essenziali, le autorità israeliane devono revocare l’assedio e assicurare che tutti i valichi di frontiera siano aperti e pienamente operativi, ridurre le restrizioni agli aiuti e ripristinare i servizi. È necessario aprire ulteriori valichi, compresi quelli che forniscono accesso diretto al crescente numero di persone nel Nord della Striscia.
“Un mese fa la gente di Gaza nutriva un cauto ottimismo. Ma invece di vedere la Striscia invasa da aiuti e attrezzature per bonificare e ricostruire, bambini e famiglie restano sospesi in un limbo. L’assenza di servizi essenziali per l’infanzia, come l’accesso a scuola, è avvertita in modo ancora più forte, con conseguenze che minacciano il tessuto stesso della società palestinese per le generazioni a venire. I bambini di Gaza, ora al terzo anno senza scuola, stanno guardando al loro futuro. Spetta alla comunità internazionale garantire che questo futuro sia pieno di opportunità, speranza e realizzazione dei loro diritti” ha dichiarato Ahmad Alhendawi, Direttore Regionale di Save the Children per il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Europa Orientale.
Save the Children, insieme ai partner locali, sta fornendo servizi salvavita a bambini e famiglie in tutto il Territorio Palestinese Occupato, gestendo cliniche sanitarie, punti di supporto per la nutrizione, servizi idrici e igienico-sanitari, programmi di protezione dell’infanzia, tra cui supporto per la salute mentale e gestione dei casi, Spazi a misura di bambino, istruzione in spazi di apprendimento temporanei e programmi di supporto economico per sostenere le famiglie i cui mezzi di sussistenza sono stati decimati.
Con ulteriori fondi e accesso, Save the Children potrà assistere la popolazione con più beni essenziali, tra cui kit per ripari e per l’inverno, oltre a contributi in denaro per consentire alle famiglie di acquistare ciò di cui hanno bisogno.
L’Organizzazione sottolinea di avere rifornimenti in Egitto pronti per essere inviati a Gaza non appena le verrà concesso l’accesso, inclusi 10.000 kit igienici e articoli medici salvavita.
[1] Market Monitor – Gaza; Analisi della sicurezza alimentare in Palestina del WFP, ottobre 2025