Intervista di Gian J. Morici a *Katia Sartori.
Parafrasando Enzo Tortora al suo ritorno in televisione dopo la scarcerazione, ti chiedo: Dunque, dove eravamo rimasti?

- Vorrei poter parlare al passato, un lontano passato, con tutti i suoi angoli bui mai risolti; dagli omicidi di Ilaria Alpi e alla morte del Capitano De Grazia e di tanti altri, alla deposizione resa venti anni fa in commissione di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi da Antonio Evangelista, in merito alle indagini condotte all’epoca da coordinatore della Polizia giudiziaria della Procura di Asti. Ne abbiamo parlato lo scorso anno… Purtroppo quando si parla di rifiuti non c’è un passato e un presente, è sempre un tema di grande attualità…
 
Una volta qualcuno mi disse che tre cose facevano girare il mondo: Energia, acqua e rifiuti.
- Chi te lo ha detto sapeva il fatto suo. L’energia, l’acqua e la gestione dei rifiuti sono i tre pilastri su cui si fonda la prosperità delle nazioni industrializzate, settori cruciali per il benessere umano. Purtroppo il modello attuale di consumo e produzione dei paesi ricchi ha creato un divario sempre più ampio con le nazioni più povere, e una dipendenza e un’asimmetria che porta a squilibri economici e conflitti. Se questo appare chiaro a tutti per l’energia, lo percepiamo di meno quando si parla di gestione di rifiuti o di risorse idriche. I paesi industrializzati generano enormi quantità di scarti, molti dei quali vengono esportati illegalmente o legalmente nei paesi più poveri. Questi rifiuti, spesso tossici, inquinano l’ambiente e mettono a rischio la salute delle comunità locali, trasformando queste nazioni in discariche del mondo industrializzato. E in queste discariche ci guazzano un po’ tutti, dalle nostre mafie alla criminalità degli altri paesi, con il coinvolgimento del mondo politico e degli apparati dei vari governi. Prova a immaginare cosa accadrebbe se un solo paese, o un piccolo numero di paesi tra loro alleati, avesse il predominio assoluto su uno di questi tre settori…
 
Eppure quando si parla di grandi traffici il nostro pensiero va subito alla droga e alle armi…
- Quello delle armi potrei definirlo un fenomeno interconnesso, poiché l’uso delle armi serve proprio a garantire uno spazio vitale a ogni singola nazione… le guerre non nascono per fede politica o religiosa, aspetti sui quali si fa leva per “irretire” il popolo. Del resto, se ci fai caso, nel mondo degli affari, leciti per carità, questi “settori” si “incontrano” spesso tra loro. È il mondo delle multinazionali, delle storie da miliardi di dollari, degli interessi di carattere strategico e geopolitico. Un mondo del quale anche le nostre aziende hanno fatto, e fanno parte, come quando, tanto per citare un esempio del passato, entrammo nel settore dell’upstream del gas naturale. All’epoca con Conti, alla guida dell’Enel, e con Scaroni all’Eni, i colossi italiani, miravano a dominare il mercato energetico di una buona parte del mondo. Paolo Scaroni, cugino di Margherita Boniver, ex presidente del colosso Enel, e poi al timone dell’Eni, fu nel 1987 alla guida della Techint. Dalla Techint, passarono nomi quali Ottavio Pisante, arrestato poi per le tangenti sulle discariche, al quale sono legate le storie di affari di una delle più potenti holding internazionali nel settore dell’energia, così come raccontato da Davide Cafiero, anche lui ex dirigente Techint. Storie di appalti e subappalti, dove oltre a Ottavio Pisante, vennero fuori i nomi di Marcellino Gavio, Gabriele Cagliari, poi presidente dell’Eni (morto ‘suicida’ in carcere), e aziende come la Acquater spa del gruppo Eni.. Durante quegli anni, il generale Masla Mohamed Siad, figlio di Siad Barre, e accusato più volte di traffico di armi, venne in Italia e ospitato da Ottavio Pisante.
 
Siad Barre…una storia che ci riporta sempre alla Somalia… Cosa c’entrano i rifiuti?

- Torniamo a Ilaria Alpi e alle affermazioni di Davide Cafiero: “Ha ragione il padre di Ilaria, Giorgio Alpi, quando dice che la figlia stava indagando sulle malefatte della Cooperazione italiana in Somalia, sui traffici di armi e sulle connivenze dei servizi segreti, o almeno parte di essi, con strani personaggi in cerca di affari poco puliti nel Corno d’Africa e ipotizza che qualcosa di estraneo alla semplice rapina potrebbe essere alla base dell’omicidio”. Torna anche alla memoria l’intervista del colonnello Carlini, rilasciata a Famiglia Cristiana. Il colonnello, incontrò tre volte Ilaria Alpi, di cui la prima nell’estate del 1993. Lei, a un certo punto chiese al colonnello se avesse mai sentito strane storie o voci riguardo a un presunto traffico d’armi e rifiuti tossici, insistendo sui rifiuti, sul quale puntò maggiormente la sua attenzione, anteponendolo addirittura al traffico d’armi. Prima di allora, una testimone riferì di un interesse della Alpi per i traffici, parlando di un colloquio avvenuto il 15 marzo 1994, quattro giorni prima della sua uccisione.
 
Parliamo della Somalia, di fatti lontani da noi… Una dimensione internazionale, in che misura c’entra con il nostro paese?
- Guarda alla Somalia e al resto del mondo, e in scala ridotta immagina l’Italia. Per il mondo industrializzato la Somalia era la pattumiera. Quali sono le regioni italiane più industrializzate? Con la stessa logica, il Meridione è stato utilizzato come pattumiera, e se in Somalia operavano le organizzazioni criminali locali, legate alle istituzioni di quel paese, nulla di diverso è accaduto in Italia, dove lo stesso ruolo lo hanno svolto le mafie. Senza dimenticare le misteriose morti di italiani, legate anche ad affari internazionali, ma avvenute talvolta anche nel nostro territorio. Da Natale De Grazia a Mario Ferraro, e con quest’ultimo, con Vincenzo Li Causi, Marco Mandolini e altri, entriamo in un mondo nel quale avvenne forse una guerra interna in quel mondo degli apparati di sicurezza dei quali parlò anche Evangelista nel corso della sua audizione. Anche a volere rimanere soltanto in tema di vicende tutte italiane, ti voglio ricordare che tu stesso hai scritto più volte delle dichiarazioni di Carmine Schiavone, in merito ciclo dei rifiuti, rimaste secretate per tanti anni, o ancora a quelle del boss Leonardo Messina, rese anche al giudice Borsellino, poco prima che questi venisse ucciso, dove oltre che di rifiuti radioattivi si parla anche della presenza di uomini di apparati di sicurezza.
 
Parliamo di cose di tanti anni fa…e comunque non è mai stata raggiunta la prova del coinvolgimento di appartenenti ai servizi segreti. Di recente, un esperto in materia, che ha anche scritto un libro, ha persino avanzato l’ipotesi che i traffici di armi e droga seguano canali diversi…
- Io non so come si possano fare affermazioni del genere, vista la mole di atti giudiziari che sono nella disponibilità di chiunque ne abbia interesse a visionarli. Mi pare cronaca marziana…Anche senza voler fare ricorso ai vari tribunali, sarebbe sufficiente leggere ogni giorno i quotidiani per avere notizia di arresti di appartenenti alla criminalità organizzata, che oggi, come nel passato, operano in entrambi i settori. Personaggi la cui figura è stata sempre adombrata di presunte vicinanze con i servizi di sicurezza di vari paesi, alcuni dei quali hanno operato anche nel campo dei rifiuti…delle scorie nucleari. Ti faccio un nome, Giorgio Comerio, che potremmo definire cittadino del mondo, visto che le sue tracce ci portano dall’Italia alla Svizzera, ai paesi africani. Il suo nome tornò in auge nel 2014, legato alla fornitura di imbarcazioni destinate all’immigrazione clandestina dal Nord Africa, dopo che negli anni ’90 era conosciuto per vicende legate all’inabissamento in mare di rifiuti radioattivi. Come riportava nel 2014 “Il Fatto Quotidiano” Durante gli anni Novanta, Giorgio Comerio elaborò un progetto per affondare scorie radioattive nei fondali marini. Comerio, figura chiave nei misteri legati al traffico di armi e rifiuti, era stato a lungo ricercato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti, che aveva anche pianificato una missione in Tunisia per trovarlo. Dopo una condanna per tentata estorsione, Comerio fuggì in Tunisia, dove si fece chiamare De Angeli. Nei documenti desecretati dai servizi segreti si rivelò quale fosse la sua nuova attività nel paese nordafricano. La sua nuova vita era avvolta nel mistero, si sapeva solo che operava nella zona di Bizerte e che aveva interessi nella società Avionav, produttrice di velivoli leggeri. I servizi segreti italiani (Aisi) declassificarono una nota del 23 maggio che rivelava il ruolo di Giorgio Comerio in Tunisia. L’uomo era coinvolto in attività illecite, tra cui il traffico di armi, droga e migranti diretti in Europa. Secondo il documento, Comerio era l’amministratore della società Cnt – Costructions navales tunisiennes e possedeva un cantiere a Zaribah per la costruzione di imbarcazioni e gommoni. L’intelligence italiana scoprì il suo coinvolgimento in un’organizzazione criminale transnazionale, notando il suo ruolo nella fornitura di natanti per l’immigrazione clandestina. Le informazioni, risalenti al periodo tra gennaio 2007 e aprile 2008, erano state già allora trasmesse alla Polizia di Stato e ai Carabinieri. Le autorità italiane ebbero difficoltà a catturare Giorgio Comerio, nonostante i suoi presunti contatti con i servizi segreti, rapporti sempre negati dai vertici. Documenti declassificati, tuttavia, hanno rivelato almeno due incontri tra Comerio e l’intelligence militare. Un rapporto del 2005 del Sismi, inviato alla Commissione Alpi-Hrovatin, descrisse Comerio come un potenziale informatore, sebbene giudicato “inadeguato”. Inoltre, un appunto del 2003 del Sisde lo descrisse come un “sedicente appartenente ai servizi segreti”, un faccendiere legato alla vicenda delle “navi a perdere” e con contatti in Somalia. I contatti di Comerio con il Sismi risalivano addirittura alla fine degli anni Ottanta, quando collaborava con una fonte della Prima Divisione del servizio militare. Comerio e la sua società, la Oceanic Disposal Management (Odm), si occupavano dell’affondamento di rifiuti radioattivi e furono al centro delle indagini sulle “navi a perdere” nel Mediterraneo. Le sue connessioni si estendevano fino ai Paesi dell’Est Europa, in particolare in Russia, con cui stava negoziando un contratto per l’eliminazione clandestina di scorie radioattive. Il nome di Comerio emerse anche nelle indagini sull’affondamento della nave Rigel nel 1987 e sulla motonave Rosso nel 1990.
 
Cosa lega il nome di Ilaria Alpi a quello di Comerio?
- È interessante la doppia intervista pubblicata sul sito del Comitato Civico Natale De Grazia a firma di Raffaella Fanelli. Durante gli anni ’90, Giorgio Comerio, protagonista di un traffico di rifiuti radioattivi e armi, venne rintracciato in un paese dell’entroterra ligure, in Italia, nonostante avesse dichiarato di essersi trasferito in Africa o a Lugano, in Svizzera. Nella sua villa a Garlasco, fu trovata una cartella con la scritta “Somalia” e il certificato di morte di Ilaria Alpi, documento che Comerio negò di aver mai posseduto. L’uomo sostenne inoltre di non aver mai conosciuto Giancarlo Marocchino, l’imprenditore di Mogadiscio, accusato dal pentito Francesco Fonti di aver gestito lo scarico di rifiuti tossici in cambio di armi in Somalia. Fonti menzionò anche contatti con Marino Ganzerla, imprenditore di Pavia. A Roma, l’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi, seguita dal PM Giancarlo Amato, rimaneva aperta, ma Comerio non fu mai convocato. La madre di Ilaria, Luciana Alpi, sottolineò la scomparsa di documenti importanti, tra cui il certificato di morte della figlia e un dossier sulla Somalia, prelevati dall’archivio della procura di Reggio Calabria. Poi dovremmo parlare di ciò che collegava Comerio a Licio Gelli….
 
Parliamo un po’ di rapporti tra trafficanti e servizi segreti…

- Potrei parlarti della presunta – dico presunta perche quando si tratta di servizi è quasi possibile trovare prove – operazione Blue Moon orchestrata dalla Cia, preferisco invece parlarti di un caso eclatante e di un soggetto che hai conosciuto o del quale conosci la storia. Tempo fa ho ascoltato una conversazione, da te resa pubblica – che non ritengo fosse un’intervista visto che non hai pubblicato nulla -, tra te e tale Georges, trafficante di armi che voglio sperare non fosse più attivo. Il tuo interlocutore, a un certo punto, ti citava tale Victor. La “qualità” del discorso e il nome, mi hanno indotta a pensare che steste parlando di Viktor Bout, cittadino russo, sicuramente tra i più importanti trafficanti di armi al mondo. Nato in Tagikistan nel 1967, Viktor Bout fu un ex ufficiale militare sovietico che, dopo il crollo dell’URSS, si costruì una fortuna acquistando armi a basso prezzo da generali corrotti. Sfruttando la disoccupazione dei piloti e la vendita di aerei militari, creò una vasta flotta aerea per trasportare i suoi carichi. Nonostante fosse noto come “il mercante di morte” e fosse ricercato dai servizi di intelligence occidentali, Bout collaborò in più occasioni con governi e organizzazioni internazionali. La sua abilità logistica lo rese un partner utile per operazioni che andavano oltre il traffico d’armi. In Ruanda nel 1994, gli aerei di Bout trasportarono 2.500 soldati francesi per l’Operazione Turchese, e si sospetta che abbia fornito armi al regime genocida ruandese, ricevendo pagamenti da Parigi. Nel 2005, in Iraq, Stato Maggiore britannico noleggiò gli aerei di Bout per le sue operazioni. L’esercito britannico facilitò anche contratti tra Bout e le aziende KBR, Halliburton e FedEx. E ancora nel 2005, in Afghanistan la CIA e il Pentagono utilizzarono la sua flotta per il trasporto di truppe e materiali. Inizialmente, Bout fornì armi agli alleati Pashtun che combattevano i talebani, ma in seguito vendette armi anche agli stessi talebani, all’insaputa degli americani. Bout tentò di vendere missili alle FARC in Colombia (i contatti erano agenti della CIA), ma alcuni giornalisti investigativi sospettano che avesse già fornito armi all’esercito colombiano con pagamenti dalla CIA. Bout fornì anche servizi di trasporto aereo a numerose agenzie, tra cui l’ONU per l’Operazione Restore Hope in Somalia nel 1993, e per la ONG britannica HALO Trust nel 2003. Nel 2006, dopo lo tsunami in Sri Lanka, fornì aerei al WFP e ad altre ONG, usando questi contratti come copertura per vendere armi all’esercito regolare dello Sri Lanka, le cui offensive contro la ribellione Tamil si intensificarono anche grazie alle armi di Bout. Questo ti dà l’esatta dimensione dei rapporti da sempre esistenti tra servizi, trafficanti e organizzazioni criminali.
 
Grazie Katia, con la prossima intervista vorrei approfondire un traffico ancora più interessante di quelli di cui abbiamo parlato: Il traffico di materiale nucleare!