“Bisogna guardare i fatti, il PD di oggi con la Schlein fa le stesse cose di Zingaretti, Letta e Renzi. Chi pensa che il PD sia cambiato, o mente o non è capace di capire l’evidenza della realtà. Allearsi con il PD si può fare solo se poni due condizioni: candidati incensurati con massimo due mandati e un contratto di governo, chiaro, firmato e vincolante”.
Per discutere riguardo al rapporto tra M5S e PD è intervenuto Danilo Toninelli, ex ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ai microfoni de ‘L’Italia s’è desta’, programma d’informazione di Radio Cusano Campus condotto dal direttore del giornale radio Gianluca Fabi e Roberta Feliziani.
“Fare un’alleanza con chicchessia, bisogna stabilire delle regole, dei metodi – ha continuato Toninelli – Il PD che cos’era ieri e che cos’è oggi? Un comitato per gli affari interni che ha un modello organizzativo, le correnti che si pesano in base alle poltrone e connivenze, ossia alle vicinanze strutturali a tutte le lobby. Come puoi pretendere di allearti con soggetti di questo tipo? Solo dettando delle regole vincolanti. Sedersi a un tavolo politico con un Franceschini o un Orlando, essendo loro professionisti nell’aggiramento della realtà, vuol dire perdere sempre”, ha voluto sottolineare l’ex ministro.
Parlando invece delle correnti dentro al M5S ha dichiarato, “le correnti muoiono all’interno delle regole; dentro al movimento c’erano persone che, finiti i due mandati, avrebbero voluto cambiare la regola, ma questo lo si sapeva già anni fa. Il potere peggiora le persone e annichilisce l’intelligenza emotiva facendo diventare gli esseri umani con cui ti rapporti semplici strumenti funzionali al tuo obiettivo. Dopo due mandati sono rimasto la stessa persona umile che fa della politica uno strumento per aiutare gli altri che stanno fuori da palazzo”, ha spiegato Toninelli. “C’erano nove persone, invece, che hanno iniziato a ragionare in termini diversi, ossia pensando a come rinnovare la propria posizione, che è l’antitesi della politica per la collettività”.
In merito a un possibile ritorno di Mario Draghi al posto di von der Leyen, l’ex ministro dei trasporti ha infine aggiunto: “All’imperatore Mario Draghi mi inchino, non si può parlare male di Mario Draghi, il tecnico più politico e più furbo che c’è stato negli ultimi decenni. Quello che mi permetto di dire è di smettere di commettere l’errore di pensare che arrivi il risolutore di tutto e di tutti; anche lui è un essere umano con i suoi limiti, ha fatto i suoi errori ma ha fatto anche cose importanti. Il fallimento della comunità, intesa come società, è quando si pensa che arrivi il Gesù Cristo di turno. Non risolverà tutti i nostri problemi un solo uomo”, ha concluso.