di Roberto Greco
È del 30 gennaio scorso la comunicazione ufficiale che è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra la Guardia di Finanza di Palermo e il Comune di Palermo allo scopo di consolidare il sistema di prevenzione e contrasto delle condotte lesive degli interessi economici e finanziari del Comune di Palermo, con specifico riguardo agli interventi finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il Prof. Angelo Cuva è il Coordinatore del Tavolo Tecnico fiscalità e bilanci degli enti locali della Città Metropolitana di Palermo e, come tale, ha partecipato all’incontro, avvenuto presso la Sala Giunta di Palazzo delle Aquile, che ha portato alla firma dell’intesa protocollare. Il Sindaco di Palermo Prof. Roberto Lagalla ha, in quell’occasione, sottolineato come «l’intesa tra il Comune e la Guardia di Finanza, oltre a essere strategica, rappresenti un ulteriore e solido muro di contrasto a qualsiasi tentativo di infiltrazione criminale nei progetti finanziati dal Pnrr. In questo momento sono una sessantina le operazioni finanziate dal Pnrr per il Comune di Palermo che hanno già avuto il via libera dallo Stato per un totale di circa 800 milioni di euro. Sono orgoglioso della firma di questo protocollo che rappresenta uno strumento di garanzia e trasparenza sull’utilizzo di fondi necessari per il bene della città e ringrazio la Guardia di Finanza per il prezioso contributo e il supporto che saprà dare in questo ambito al Comune».
Sembra singolare la presenza del Prof. Angelo Cuva, accusato di aver fatto parte della catena delle talpe dell’ex leader di Confindustria. Il processo è in corso a Caltanissetta e vede imputato anche il presidente della Regione Renato Schifani. Lungi dal voler ledere il diritto relativo alla presunzione d’innocenza è però necessario evidenziare che nel corso delle prime udienze del “Maxi processo Montante” che si tiene a Caltanissetta, si sono appresi tutti i dettagli sull’ipotesi di reato contestata al presidente della Regione, Renato Schifani, ovvero concorso esterno in associazione a delinquere semplice e rivelazione di notizie riservate, che risale al 2015 e che dunque sarebbe prossima alla prescrizione. Negli atti depositati al processo si legge che «Renato Schifani avrebbe trasmesso le informazioni ad Angelo Cuva, avvocato e docente di diritto tributario all’Università di Palermo, già consulente della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del presidente del Senato, carica rivestita all’epoca da Schifani. Ancora più nel dettaglio, dai tabulati telefonici risulta che il 23 gennaio del 2016 Cuva si è sentito con Schifani nel primo pomeriggio, alle ore 14:29, e dopo tale telefonata l’utenza di Cuva non censiva più alcuna cella perché aveva spento il telefono. Il telefono di Cuva riappariva solo alle ore 16:59, e la cella agganciata dalla sua utenza era a 65 metri di distanza dall’abitazione palermitana di Renato Schifani» e che «il professor Cuva avrebbe telefonato alle 17:09 al colonnello dei Carabinieri Giuseppe D’Agata per poi incontrarlo di persona pochi minuti dopo, alle ore 17:19».
Il sindaco Lagalla, in una sua dichiarazione resa al quotidiano “Repubblica”, afferma che «Non trattandosi di ipotesi di reato contro la pubblica amministrazione, ma di una vicenda in fase di dibattimento e fin tanto che non vi è una sentenza passata in giudicato, la legge consente di dotarsi di una professionalità, in questo caso tra l’altro ampiamente riconosciuta in questo campo».
Su questo non c’è ombra di dubbio ma, si ritiene, che la scelta possa considerarsi inopportuna.