di Biagio Maimone
Giornalista
Papa Francesco, nel corso dell’Angelus, domenica scorsa, ha ringraziato i giornalisti che lavorano come inviati di guerra e sfidano anche la morte per far conoscere ciò che avviene in Ucraina, devastata da una crudele invasione da parte della Russia.
E’, infatti, in atto una guerra feroce per la conquista dell’Ucraina da parte della Russia.
Il mondo della comunicazione, con i suoi inviati, è in Ucraina per narrare, minuto per minuto, ogni fatto, ogni azione, ogni sofferenza e quanti morti e feriti la guerra in atto lascia sul campo.
I giornalisti svolgono con coraggio il loro lavoro di informazione, sfidando anch’essi la morte, per dar voce alla sofferenza e trasmettere ogni immagine che concerne la guerra e la sua efferatezza.
E’ ben evidente ed, ancor più, in tale drammatica situazione , che essere giornalisti è una missione che ha, inesorabilmente, insito in sé un fine umanitario, che è quello di far conoscere il volto degli eventi, anche di quelli più drammatici, come i fatti bellici.
Lo ha posto in luce il Papa e noi lo ratifichiamo e lo ratificheremo sempre il valore dell’informazione.
Lo abbiamo più volte espresso quando abbiamo posto in luce la missione civilizzatrice dell’informazione, che riporta i fatti, anche nella loro cruda realtà, affinchè essi siano conosciuti e, pertanto, aborriti, quando essi sono azioni contro l’essere umano, come lo è la guerra che vede come teatro l’Ucraina e la sua popolazione.
E’ una missione educatrice quella del giornalismo.
Nel caso della guerra esorta le nostre coscienze a condannarla perché essa è morte e violenza atroce contro l’umanità, che infligge la morte anche ai bambini innocenti e alla popolazione anch’essa innocente, che piange e fugge o resta per opporre eroicamente resistenza alla violazione dei propri diritti umani.
I giornalisti di ogni testata sono sul campo di battaglia per offrire un servizio ai cittadini di tutto il mondo perché vedano e condannano le gesta insensate ed efferate di chi invade un popolo, a cui vuole con la forza togliere la libertà al fine di sottometterlo.
Le giornaliste e i giornalisti dimostrano, pertanto, di essere eroi al servizio dell’umanità, che deve conoscere anche cos’è la guerra.
Esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra vicinanza a tutte le giornaliste e a tutti i giornalisti che mettono a rischio la propria vita per adempiere compiutamente alla loro missione comunicativa, che li rende espressione di una cultura che diffonde messaggi di pace nel momento in cui accende i propri riflettori sulla crudeltà della guerra e di chi ne fa lo strumento imprescindibile per la conquista del potere, che è potere sanguinario e morte della civiltà, e nulla più.