Mesi fa, subimmo l’ennesimo attacco hacker, per il quale venne presentata regolare denuncia.
A differenza delle volte precedenti – quando il sito non risultava più raggiungibile – questa volta gli hacker avevano modificato diverse pagine del giornale in caratteri cirillici, dando istruzioni su come accedere al dark web per comprare armi e droga.
Fui pertanto costretto a mettere e tenere fuori rete il giornale per parecchi giorni.
Tra i tanti articoli hackerati, alcuni tornano oggi di grande attualità, visto che riguardavano i rapporti tra soggetti italiani e organizzazioni russe.
Tra questi, l’articolo dal titolo “Savoini, D’Amico e le società russe”, pubblicato il 22/07/2019 alle 23:27, oggi non più raggiungibile al suo indirizzo https://lavalledeitempli.net/2019/07/22/savoini-damico-le-societa-russe/ del quale siamo in grado di riproporre i contenuti originali – così come faremo anche di altri articoli – nella speranza di non dover subire ulteriori attacchi.
Savoini, D’Amico e le società russe
Cosa c’è dietro il Russiagate italiano? Mentre nel nostro Paese si discute ancora dei colloqui presso l’hotel Metropol di Mosca, nel corso dei quali Gianluca Savoini avrebbe fatto da intermediario per una fornitura di almeno tre milioni di tonnellate di petrolio russo all’Eni – fatti per i quali è indagato per un presunto caso di corruzione internazionale – alcune testate giornalistiche straniere riportano notizie in merito a società riconducibili a Savoini e Claudio D’Amico, che da anni fanno affari in Russia.
È questo il caso della LLC (una società di consulenza e gestione di affari) registrata a Mosca nell’ottobre 2016, che secondo quanto riportato dal sito vkurse.pro sarebbe di proprietà di Savoini (33%) e D’Amico (67%).
L’attenzione della stampa estera, in particolare quella ucraina, non si limita soltanto al mondo degli affari e delle società riconducibili agli italiani, ma soprattutto ai rapporti con il presidente russo Vladimir Putin. Nel marzo 2017, infatti, D’Amico e Savoini, hanno accompagnato il ministro Salvini durante una visita a Mosca, prendendo parte (D’Amico) alla cerimonia di firma dell’accordo di cooperazione tra la Lega del Nord e la Russia Unita.
D’Amico è inoltre noto per essere stato un osservatore internazionale durante il referendum sull’autodeterminazione della Crimea nel marzo 2014.
Un referendum ritenuto illegale, e non solo dagli ucraini, in quanto organizzato dalla Federazione Russa in un territorio appartenete a un’altra nazione – quale era la Crimea – e svoltosi sotto l’attento controllo delle forze armate russe.
Un referendum che non solo si sarebbe tenuto in violazione della Costituzione ucraina – che è un paese sovrano – ma che avrebbe anche visto la propaganda filo-russa dominare l’informazione, a tal punto che agli organi stampa ucraini in Crimea era stata impedita ogni attività, arrivando al punto da obbligare la chiusura dei giornali.
Secondo il governo e la stampa ucraina, gli osservatori internazionali che avrebbero realmente potuto controllare lo svolgersi regolare delle operazioni di voto, non avrebbero partecipato al referendum, al quale hanno invece preso parte Savoini, D’Amicoe altri, il cui orientamento favorevole nei confronti di Putin era già noto, così come quello della Lega Nord di Salvini favorevole all’abolizione delle sanzioni anti-russe.
Quanto super partes potevano essere Savoini e D’Amico? Proprio per questa loro attività, e per gli interessi che li legano a doppio filo con la Russia di Putin, i loro nomi compaiono nel sito myrotvorets.center, accusati della violazione del confine di stato dell’Ucraina per penetrare nella Crimea occupata dalle forze armate russe e da mercenari, partecipazione ai tentativi di legalizzare l’annessione della Repubblica autonoma di Crimea e negazione dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina (qui Savoini e qui D’Amico).
Il vicepresidente dell’Associazione Lombardia-Russia (della quale è presidente Gianluca Savoini) “Gianmatteo Ferrari – secondo il sito vkurse.pro – ha anche affari in Russia. Possiede il 33% di Far Global Service LLC, registrato a Mosca nel maggio 2018. Altri comproprietari della compagnia sono gli italiani Antonio Attuario (34%) e Ludovico Riccio (33%). La società è impegnata in “attività amministrative ed economiche per assicurare il lavoro dell’organizzazione”. Antonio Attuario e Ludovico Riccio, oltre allo stesso Ferrari, facevano parte della delegazione di uomini d’affari che visitavano Donetsk, indicati sul sito ufficiale del DPR. Chi sono gli italiani in Russia? Il presidente onorario dell’associazione “Lombardia – Russia” sul suo sito web è il russo – Alexey Komov. Questo è uno dei leader del World Congress of Families (WCC). L’organizzazione si è posizionata come “l’iniziativa internazionale più rappresentativa fino ad oggi in difesa della famiglia naturale, della famiglia tradizionale e dei valori morali, del diritto alla vita”. Il partner VCS sul suo sito web ha nominato la Fondazione St. Basil the Great, fondata dall’oligarca ortodosso Konstantin Malofeev. L’ultimo dei World Family Congresses si è tenuto il 30 marzo a Verona, in Italia, segnalato da Tsargrad TV , di proprietà di Malofeev. L’oratore principale del forum è stato Matteo Salvini, “che ha fatto un discorso brillante e incoraggiante a sostegno della famiglia tradizionale e per aumentare il tasso di natalità”, ha osservato la pubblicazione.”
Secondo fonti di intelligence occidentali, la Russia ha messo in atto diverse strategie per pilotare le elezioni in alcuni paesi europei o per piegare i governi agli interessi russi. Dai ricatti energetici ed economici, fino alle velate minacce di natura militare. Ma il vero cavallo di battaglia, sembrano essere gli agenti russi e filo-russi infiltrati nelle nazioni europee e le attività ibride che prevedono un massiccio uso di media e social per fare disinformazione.
Basta pensare a Facebook che ha annunciato pubblicamente di aver sospeso oltre 70.000 account in Francia, utilizzati per la propaganda elettorale da parte di cittadini non francesi, per rendersi conto di quanto massicci possano essere questo genere di interventi.
Nel solo 2017, per le campagne mediatiche internazionali, la Russia avrebbe speso 387 milioni di euro. Un’informazione poi amplificata dai migranti dei paesi dell’ex Unione Sovietica (solo in Germania si tratta di una popolazione di oltre 3,5 milioni di persone).
Mentre paesi come la Francia hanno reagito, tra l’altro condannando RT e “Sputnik”, quali “vettori di menzogne” e “agenti di propaganda”, rispondendo con adeguate contromisure che hanno messo in crisi la stampa del Cremlino, in Italia, a ridosso delle elezioni europee solo Facebook ha chiuso 23 pagine con oltre 2,46 milioni di follower che condividevano informazioni false, senza che si approfondisse la provenienza del denaro investito e l’eventuale interesse di soggetti stranieri.
Dmitry Peskov, segretario del presidente russo, ha affermato che nessun partito o politico italiano ha ricevuto un solo rublo dalla Russia.
Gianluca Savoini, Claudio D’Amico e Gianmatteo Ferarri, che non hanno risposto alle domande dei giornalisti che hanno condotto l’inchiesta sulle loro società in Russia, forse lo faranno in futuro. Così almeno sostiene il rappresentante di “Lombardia – Russia”.
Intanto, in attesa degli sviluppi di carattere giudiziario a seguito dell’inchiesta in corso, non ci resta che subire le reazioni delle altre nazioni europee che si sono sentite tradite da questi presunti accordi che avevano lo scopo di distruggere l’Unione Europea e affondare l’euro.
E se finora, ingiustamente, avevamo solo preso calci nel fondoschiena da quest’Europa, sulle prospettive future c’è ben poco da stare allegri…
Leggi anche
L’articolo di ieri su Repubblica “Il giallo dell’accordo fra la Lega di Salvini e il partito di Putin“
Ne avevamo già scritto nel 2019 nell’articolo “I cavalli di Troia del Cremlino“