Se la situazione non fosse drammatica, potremmo dire che la crisi di governo voluta da Salvini ha raggiunto livelli così comici che avrebbero fatto invidia ai mitici Stanlio e Ollio.
Dopo aver ottenuto, quantomeno nei sondaggi, una crescita esponenziale che vede il “Capitano” poter ambire a governare il Paese con una maggioranza assoluta, soltanto il M5s, con il suo “Capo politico” (quanti Capi e Capitani…) Di Maio, poteva illudersi che Salvini non tradisse gli accordi con gli alleati e non venisse meno alla promessa che questo governo sarebbe durato fino a scadenza naturale del mandato.
Il servilismo dei grillini, l’aver accettato qualsivoglia abuso da parte del leader della Lega dandogli modo di sostituirsi – quantomeno mediaticamente – a tutti gli altri ministri e allo stesso premier Conte, nel consegnare a Matteo Salvini un consenso che molto probabilmente lo porterà a governare l’Italia, ha fatto sì che il M5s abbia dimezzato il consenso ottenuto alle scorse elezioni politiche.
Come hanno potuto non rendersi conto della perenne campagna elettorale portata avanti dal ministro dell’Interno fin dal giorno stesso della sua nomina? L’ingenuità dei rappresentanti di questo partito ha favorito l’ascesa di quello che in molti ritengono l’uomo politico più pericoloso per la democrazia e per l’Europa.
Se quello italiano non è ancora un regime autoritario, la Lega con il suo segretario sotto molti aspetti lo sono.
Il futuro politico per la stragrande maggioranza dei parlamentari leghisti, più che dalla fedeltà al partito dipende dalla fedeltà al suo leader.
Oggi Salvini è all’apice del successo, con un consenso che se non gli permetterà di andare al governo con la maggioranza assoluta, gli garantirà comunque di poter governare con un’alleanza di centrodestra.
Di contro, a fronte di un partito monolitico, l’opposizione di sinistra si presenta con uno schieramento di gruppi di interesse in competizione tra loro.
Senza il rischio che gli elettori leghisti possano rivoltarsi contro la propria leadership per fatti di corruzione, dei quali all’elettorato importa ben poco e che comunque vengono minimizzati da media assolutamente faziosi, che presentano un’immagine priva di qualsiasi somiglianza con la realtà, soltanto un’ingenuità paragonabile a quella dei grillini potrebbe indurre Salvini a un ripensamento.
Del resto, con un così ampio consenso, Salvini non può correre il rischio di dover dare spiegazioni in merito allo scandalo che vede i suoi uomini più vicini coinvolti con i russi, né tantomeno quello di dover legiferare sulla riduzione dei parlamentari o sulla prescrizione (come da patto di governo con il M5s) che finirebbe con il falcidiare molti dei soggetti politici che oggi rappresentano la Lega e i suoi alleati naturali in Parlamento. L’unica variante al gioco, è quella che si ricorra a un governo tecnico che risparmierebbe a Salvini di dover far piangere lacrime di sangue agli italiani con la finanziaria, lasciando il cerino accesso nelle mani degli altri. Anche in questo caso per lui la vittoria sarebbe assicurata. Le lacrime a causa di altri – non del leader della Lega – lo stop o il rallentamento per tutto quello che per lui rappresenta un problema (inchieste e commissioni sulla vicenda russa, legge sulla prescrizione ecc) per poi arrivare a nuove elezioni ancora più forte di quanto non lo sia oggi.
Poco importa se questo avrà conseguenze gravissime per il Paese e per la sua democrazia, Salvini ha chiesto agli italiani di consegnare nelle sue mani il potere assoluto e i precedenti ci insegnano come già dinanzi richieste simili il popolo italiano, così come quello tedesco, decisero di mettere nelle mani dell’uomo forte i loro destini.
Gian J. Morici