“I fatti sono terribilmente testardi e vogliono essere ascoltati…”
(Sir Winston Churchill)

Anche per l’Intelligenza Artificiale “ignorare i fatti porta a decisioni errate e solo ascoltandoli si possono risolvere i problemi che da essi scaturiscono”. Il fatto che vi racconterò è uno di quelli che esige essere testardamente ascoltato.
Questo vi permetterà di capire quanto malato sia il “Sistema” della Giustizia in Italia. Sarete voi stessi – leggendo questa ricostruzione – a farvi un’idea sullo stato delle cose e sulla necessità di cambiare alcune regole elementari.
Tutto accadde al Tribunale di Palermo più di una decina di anni fa.
Da Giudice dell’udienza preliminare mi pervenne un processo il cui tema dell’accusa era tra i più dolorosi possano accadere. Un incidente grave aveva coinvolto una bambina in una località non lontana da Agrigento. Un elicottero del soccorso 118 era stato inviato sul luogo.
I genitori della bambina avevano chiesto di accompagnarla all’interno del mezzo aereo, ma questo non era possibile secondo i protocolli del volo in urgenza. Fu così che, nell’attesa del decollo in elisoccorso, i genitori affrontarono in auto il viaggio verso l’ospedale civico di Palermo.
Paradosso delle cose, i genitori arrivarono molto tempo prima dell’elicottero e quando quest’ultimo atterrò sulla pista del Civico era ormai troppo tardi per la bambina.
Si aprì l’indagine su quel ritardo e su quella morte (forse evitabile) della piccola. Titolare del procedimento fu un valente Pubblico Ministero che, con diligenza e dovizia di approfondimenti, ipotizzò la responsabilità penale di alcuni addetti al servizio.
La richiesta di giudizio vide numerosi soggetti tra Assessorato regionale alla Sanità, Azienda Sanitaria e preposti dell’elisoccorso. Tutti accusati di concorso colposo per la morte della bambina.
Si aprì il processo e si comprenderà bene quali e quanti protagonisti popolarono le udienze, tra imputati, parti civili, responsabili a vario titolo, difensori, consulenti e periti.
Ma la stranezza – che oggi racconta più di ogni altra un paradosso tutto italiano – accadde a circa metà dell’assai aspro percorso processuale.
In una delle udienze, nelle quali doveva approfondirsi il tema del perché l’elicottero fosse arrivato a destinazione con questo irragionevole ritardo, gli avvocati portarono a conoscenza del giudice la prima pagina di un giornale locale chiedendone l’allegazione agli atti del processo.
Ricordo che questa richiesta avvenne con una certa difficoltà del gesto. Come se essi stessi avessero una naturale ritrosia a manifestare qualcosa che colpiva negativamente anche il più intimo senso di Giustizia. Come dare loro torto?
In quella pagina del quotidiano vi era riportata – con un titolo di tutta evidenza – la dichiarazione del Pubblico Ministero secondo cui alcuna responsabilità poteva addebitarsi a chicchessia nel caso di un ritardato arrivo di un paziente per mezzo dell’elisoccorso.
Con l’evidenza delle cose si trattava di una inversione di centottanta gradi dell’accusatore, una specie di tsunami auto-indotto dal suo stesso promotore. La realtà era ben più travolgente di uno tsunami e sarà facile, qui di seguito, spiegarne il perché.
Il Pubblico Ministero, infatti, tra la richiesta di rinvio a giudizio e l’inizio del processo aveva ben avuto il tempo di diventare Assessore alla Sanità della Regione Sicilia.
Alla faccia di ogni sano principio di separazione dei poteri (altro che carriere…) era stato nominato, insieme ad altri magistrati, in una Giunta di Governo (2008) e poi chiamato addirittura a svolgere il ruolo di commissario straordinario dell’ospedale israelitico di Roma, salvo poi a rientrare in magistratura dalla finestra del tribunale per i minorenni di Palermo senza che mai qualcuno, dal Consiglio Superiore della Magistratura, avesse posto obiezioni e/o ragionevoli dubbi.
Nel ruolo di Assessore alla Sanità, il già magistrato (come si vedrà mai divenuto ex) aveva pronunciato un così pesante “obiter dictum”, ovvero il principio distruttivo della tesi accusatoria del suo stesso processo: una vera e propria carta vincente lanciata tra le mani della difesa.
Si sa, però, che i paradossi finiscono per creare paradossi ancora più grandi. Il Giudice non poteva che prendere atto della dichiarazione dell’Assessore alla Sanità, ovvero del Pubblico Ministero del processo. Ma a quel punto si imponeva la sua audizione perché chiarisse – negli atti processuali e non attraverso i caratteri di stampa di un giornale – il manifestato pensiero assolutorio.
Così venne il momento in cui il paradosso del “Sistema” imperfetto esplose in tutta la sua incredibile materialità. L’Assessore alla Sanità rifiutò di comparire all’udienza adducendo il divieto che la legge poneva nell’udire chi avesse svolto il ruolo di Pubblico Ministero nel processo.
Inutile fu cercare una mediazione essendo chiaro che l’audizione non avrebbe interessato quanto investigato da inquirente, ma quanto affermato da Assessore alla Sanità.
L’Assessore/Pubblico Ministero non comparì mai davanti al Giudice del processo.
Adesso vi chiederete come sia andata a finire questa storia tutta italiana, in cui – con linguaggio tennistico – il rovescio si è imposto sul Diritto. Beh… posso solo dirvi che questa storia, come tante altre di uguale paradossalità, mi ha determinato ad emigrare lontano da una Giustizia ormai smarrita.
Però è servita per farsi racconto che – testardamente – oggi vi chiede di essere ascoltato…
Lorenzo Matassa