I gravi fatti di Agrigento, oggetto di un’indagine della magistratura che ipotizza fenomeni corruttivi su alcune delle principali opere pubbliche in corso di realizzazione, impongono delle serie e doverose riflessioni da parte della società civile, alle quali Legambiente non intende sottrarsi.
Non è sufficiente confidare nell’operato delle forze dell’ordine e della magistratura, ma occorre fare uno sforzo corale per comprendere come si sia potuti arrivare a un tale livello di degrado morale, politico, amministrativo.
Le opere più importanti nei settori dell’idrico, dei rifiuti e della viabilità – da cui dipendono le speranze dei siciliani e degli agrigentini per superare uno stato infrastrutturale drammaticamente carente – risultano compromesse non solo dalla incompetenza e e lentezza dei decisori politici e tecnici, ma anche dai fenomeni corruttivi che allarmano i cittadini, creando ulteriore sconforto.
“Confidiamo pienamente nel lavoro degli inquirenti – dichiarano Tommaso Castronovo presidente de Legambiente Sicilia e Daniele Gucciardo presidente del circolo Rabat di Agrigento-, auspicando che le indagini, già in fase avanzata, arrivino a fare piena luce su ogni responsabilità. Ma non ci possiamo fermare qui, perché dobbiamo pretendere che le opere pubbliche, a iniziare proprio dalla rete idrica di Agrigento, vengano realizzate presto e bene, riportando ogni fase -dalla progettazione agli affidamenti, fino all’esecuzione – entro l’alveo della legalità, ma anche della competenza e della correttezza. Valori che troppo spesso in questi anni non abbiamo visto.
Accogliamo e condividiamo l’appello alla serietà che proviene dal Procuratore della Repubblica di Agrigento, dott. Giovanni Di Leo, al quale auguriamo buon lavoro, su un solco tracciato che conferma e rafforza la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni che quotidianamente onorano il proprio mandato.
Da parte nostra, concludono i due rappresentanti dell’associazione seguiteremo a fare la nostra parte, continuando a segnalare gli aspetti che creano allarme e preoccupazione nella comunità tecnica e nella società civile, e invocando il massimo rispetto per chi da anni attende la realizzazione di infrastrutture fondamentali e che non può accettare la permanenza di quei gravi fenomeni di corruzione per i quali si sta procedendo”.