Gian J. Morici
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Massimiliano Festa – ex parà della Folgore – è l’autore del libro “Pioggia Salata”.
Il romanzo più che un thriller è un’analisi di dinamiche di cinico potere, dinanzi al quale la vita diventa un bene negoziabile.
Un potere che Festa decide di contrastare con l’azione, con l’unico mezzo del quale dispone: la scrittura!
Nella vita forse tutto è destino.
Da giorni avrei dovuto leggere “Pioggia Salata”, ma per una serie di fatti dovuti al caso non mi era stato possibile.
Un giorno abbiamo programmato un incontro telefonico per parlare del romanzo, andando fuori dagli schemi giornalistici, guardando a una possibile narrazione al di fuori dell’istituzionalità dei suoi trascorsi e dell’attuale ruolo di dipendente presso il Ministero della Difesa.
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Non potevamo immaginare che a distanza di qualche ora, un evento significativo avrebbe segnato la sua giornata.
Il suo romanzo, in aperto scontro con gli interessi dominanti di poteri forti anche sovranazionali, è una denuncia di verità inquietanti e drammatiche che portano l’autore a cercare quella giustizia e verità che in tanti – forse troppi – vorrebbero rimanessero sepolte.
Un romanzo fuori dalle regole precostituite, che ha messo in imbarazzo anche il Ministero della Difesa, poiché porta all’attenzione dell’opinione pubblica il dramma dei protagonisti di “Pioggia Salata”, vittime non soltanto dei loro carnefici materiali ma di poteri che si coalizzano, ognuno per interessi diversi ma convergenti.
Una violenza strutturale narrata con il ritmo incalzante dell’abilità narrativa di Festa che racconta di vicende realmente accadute, di verità nascoste o negate, di persone scomparse, di morti, adombrate da dubbi e strani intrecci, come nel caso di Ilaria Alpi e della lunga scia di sangue che ne seguì, la morte di Lorenzo D’Auria e quella di Marco Mandolini.
Una narrazione rischiosa, così come prova quanto accaduto il giorno della nostra telefonata.
Nella vita forse nulla accade per caso.
Neppure un incontro accade per caso.
Chi ha lavorato, o vissuto a stretto contatto con determinati mondi, impara che la prima regola è il segreto, l’essere invisibili.
Per questo motivo mi ha un po’ stupito il coraggio dell’autore che si è cimentato in una narrativa dalla quale si potrebbe trarre un’opera saggistica.
Diversi personaggi del romanzo sono reali, altri potrebbero essere frutto della fantasia dell’autore. Quanto c’è dell’esperienza diretta di un militare, un tiratore scelto, che ha prestato servizio nei corpi speciali?
- I personaggi principali sono reali. L’esperienza nei parà è stata fondamentale.
Da sempre il potere vive e si rafforza nel mantenimento del segreto. Perché ha deciso di narrare vicende rispetto le quali ad oggi ufficialmente non si è data alcuna risposta?
- Lo devo al principio che mi sorregge, figlio delle promesse fatte ai familiari di chi è stato ucciso e non ha ottenuto giustizia.
Il segreto, anche nelle democrazie più evolute, affonda le proprie radici nel rapporto tra Stato e individuo. Quanto vale la vita di una persona dinanzi questi rapporti?
- Zero! Ma per molti di noi vale zero anche quella parte di Stato marcio e colluso con i criminali.
Esiste un confine tra quelle che sono le dinamiche ‘istituzionali’ e quelli che sono gli interessi di un mondo degli affari che va al di là della legalità e di scelte anche di carattere morale?
- No. Dal mio punto di vista le dinamiche istituzionali e gli affari sono sinonimi.
Dal suo romanzo si evince un filo conduttore tra un presente – che è quello narrato – e un passato ricostruito per meglio comprenderne l’evoluzione. In che misura il presente già trascorso della sua narrazione, si collega con eventi più attuali?
- La storia si ripete. L’uomo commette gli stessi errori dei suoi antenati, cambiano solo le circostanze e le aggravanti.
Non pensa che l’attentato di cui è stato vittima il giorno in cui ci siamo sentiti telefonicamente, possa nascere dalla necessità di impedire una chiave di lettura su come ancora oggi viene gestito il potere?
- Considerazione che condivido, il potere gradirebbe che fossimo concentrati su Sanremo e sul calcio.
Tra i protagonisti del romanzo compaiono figure che pur non appartenendo a strutture ufficiali del mondo dell’intelligence, hanno avuto un ruolo determinante in particolari accadimenti. Esistono strutture parallele a quelle ufficiali?
- Sì, strutture che non hanno sigle di identificazione e, in alcuni casi, neppure sedi ufficiali. Aspetti che consentono di essere come il vento: invisibile, inafferabile.
Zoya, la ragazza vicina alla CIA, un’anima tormentata e complessa. A qualsiasi mondo si appartenga, nessuno è immune da sentimenti. Quanto può essere pericoloso un sentimento all’interno di un mondo ambiguo, dove l’inganno rappresenta uno degli strumenti di uso quotidiano, nonché una necessità per la propria stessa sopravvivenza?
- I sentimenti sono macigni. Bisogna essere leggeri per correre, nuotare, combattere.
Qual è il fine che si propone con il suo romanzo?
- La conoscenza. E la conoscenza è potere.
Non crede di essersi sovraesposto narrando di vicende che in tanti vorrebbero fossero dimenticate?
- Ormai non posso fare più rewind. E pensare a ciò che non si può modificare è energia sprecata.
Quali progetti ha per il futuro?
- Questo bisogna chiederlo alle stelle, sono loro che muovono i miei passi.
Festa con la sua scrittura inchioda il mondo dello spionaggio alle responsabilità di quelle guerre che non ottengono le prime pagine dei giornali, fornendo un quadro chiaro e accurato di un contesto normalmente difficile da comprendere, rifuggendo dal dipingere i personaggi femminili dal ruolo stereotipato del giocattolo sessuale.
Donne che hanno le stesse abilità degli uomini e che usano gli stessi strumenti.
Come giornalista che ha diretto le pagine di inchiesta di una rivista francese, in particolare sui temi del terrorismo e delle democrazie parallele – i servizi segreti – ho apprezzato l’attenzione che Festa ha rivolto ai dilemmi morali che si sviluppano durante la gestione delle risorse.
Una scrittura fluida che pagina dopo pagina inchioda il lettore dinanzi al libro.
“Pioggia Salata” non è soltanto un thriller, è un romanzo/documento che andrebbe letto da tutti, non soltanto dagli amanti del genere.
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