Giovedì 16 maggio all’Istituto Polacco di Roma in via Vittoria Colonna 1 nello storico Palazzo Blumenstihl, in vista della ricorrenza dell’80° anniversario della battaglia di Montecassino, la Fondazione romana Janina Zofia Umiastowska in collaborazione con l’Istituto Polacco di Roma el’Istituto Polacco e Museo Sikorski di Londra, organizza una giornata interamente dedicata al 2° Corpo d’armata polacco del generale Władysław Anders, che combatté a fianco degli alleati in Italia durante la seconda guerra mondiale.
La giornata prevede la proiezione del film “Czerwone Maki” (2024) [Papaveri Rossi], di Krzysztof Łukaszewicz, organizzata dall’Ambasciata della Repubblica di Polonia a Roma e dall’Istituto Polacco di Roma presso il cinema Adriano dii Roma.
Il 2° Corpo d’armata, guidato dal generale Władysław Anders, giunse nella Penisola dai gulag sovietici affrontando un lungo viaggio, dall’Urss alla Persia, dalla Palestina all’Italia. La storia di questa formazione militare affonda le proprie radici al 1941, quando, in base agli accordi tra il governo polacco in esilio a Londra e quello sovietico (siglati dopo l’aggressione tedesca all’ex alleato russo), i cittadini polacchi internati nei gulag furono amnistiati e liberati e fu consentita la formazione di un’armata polacca. Tra i deportati liberati – circa 120.000 uomini, donne, bambini – vi erano persone di tutte le età e professioni e l’esercito si trovò ad assolvere anche funzioni abitualmente gestite dalla società civile. Nonostante le condizioni estremamente difficili, presto furono formati due gruppi teatrali, un’orchestra, un giornale, per i bambini vennero attivate scuole e orfanotrofi e l’attività culturale all’interno dell’armata ebbe negli anni un notevole sviluppo.
Aprirà il convegno (ore 9:00-18:30), presenziato da alte cariche istituzionali, l’Ambasciatore plenipotenziario e straordinario della Repubblica di Polonia in Italia, nonché figlia del generale Władysław Anders, Anna Maria Anders.
Sempre giovedì 16 maggio sarà inaugurata la mostra – appositamente allestita per l’evento, curata dalla Fondazione Umiastowska e realizzata in collaborazione con l’Istituto Polacco di Roma – dedicata alle attività culturali, sociali, artistiche, educative e all’impegno civile del 2° Corpo.
La mostra rimarrà aperta fino al 10 settembre 2024, lunedì – giovedì, ore 10 alle 16 e su appuntamento
Il programma prevede inoltre la presentazione del nuovo volume-cofanetto Działania 2 Korpusu we Włoszech [Operazioni militari del 2° Corpo d’armata polacco in Italia], che comprende sia la ristampa del primo volume (già pubblicato nel 1963) sia la pubblicazione del secondo volume (finora inedito). A ricostruire il percorso bellico e le vicissitudini del 2° Corpo nei due volumi furono i redattori stessi della Sezione storica del 2° Corpo.
La giornata si concluderà presso il Cinema Adriano, inPiazza Cavour 22, con la proiezione del film “Czerwone Maki” (2024) [Papaveri Rossi], di Krzysztof Łukaszewicz. La proiezione e’ organizzata dall’Ambasciata della Repubblica di Polonia a Roma e dall’Istituto Polacco di Roma.
Info www.istitutopolacco.it 06 36 000 723
LO STORICO LEGAME TRA ITALIA E POLONIA
La storia della Polonia si intreccia molte volte con quella dell’Italia. Uno dei momenti ormai simbolici, riguarda l’anno 1797, l’anno in cui viene composto a Reggio Emilia il Canto delle legioni polacche, futuro inno nazionale polacco. Lo stesso anno, il 7 gennaio, sempre a Reggio Emilia ebbe inizio la storia del Tricolore italiano. Quei due simboli furono arricchiti dai futuri avvenimenti storici di tale carico e significato da farli elevare al rango dei simboli nazionali. L’altra peculiarità sono i due inni nazionali, che citano reciprocamente le due nazioni. L’inno nazionale italiano evoca in quinta strofa il sangue polacco. Nell’inno nazionale polacco, l’Italia è vista come punto di partenza per la riconquista della libertà:
Marcia, marcia Dąbrowski dalla terra italiana alla Polonia.
Sotto il tuo comando ci uniremo come popolo!
Il forte legame con gli italiani si strinse ancora di più nell’800, con i movimenti di unificazione, come quelli fondati dall’apostolo italiano dell’Europa dei popoli – Giuseppe Mazzini, la Giovine Italia, la Giovine Polonia o la Legione di Mickiewicz dell’esule poeta polacco, Adam Mickiewicz. Nasce la fratellanza che spinge a sacrificare la propria vita per gli ideali di libertà e unità così espressa dallo stesso Mazzini nella lettera allo scienziato polacco Joachim Lelewel: “Ormai nulla può spezzare i rapporti che si sono formati tra la Polonia e l’Italia, e la prima che si solleverà tenderà le braccia all’altra”.
Il sentimento di amicizia che ci unisce permise perfino di superare le crepe create dalla situazione politica, che non mancano nella storia dei nostri rapporti nel Ventesimo secolo a partire dalla Prima guerra mondiale che ci vide schierati nell’esercito austro-ungarico come avversari a combattere la guerra altrui. È una storia di riscatto di circa trentamila soldati polacchi che da prigionieri di guerra, grazie alle decisioni politiche delle autorità italiane, poterono unirsi all’armata polacca in corso di formazione in Francia sotto il comando del generale J. Haller. In uno dei campi dove soggiornarono e si addestrarono, nella piemontese Mandria di Chivasso, 22 mila soldati sperimentarono la cordiale amicizia degli italiani – dai più illustri rappresentanti della società piemontese impegnati nel Comitato Pro Polonia, ai cittadini semplici ma ricchi di generosità e solidarietà che da sempre ha caratterizzato la nazione italiana.
La fratellanza d’armi dell’Ottocento fu successivamente confermata dai soldati del 2° Corpo d’armata polacco impegnati nella liberazione dell’Italia durante la Seconda guerra mondiale sotto il comando del generale Władysław Anders. I soldati del 2° Corpo consideravano la libertà del proprio popolo inscindibile dalla libertà dell’Europa e quindi anche dalla libertà dell’Italia e degli altri Paesi. Essa costituiva per loro un valore universale. La maggior parte di loro non avrebbe conosciuto una Polonia indipendente, poiché come ribadiva nelle sue memorie il loro generale Władysław Anders “la vittoria, alla quale avevano contribuito con un così grande spargimento di sangue, e con il martirio subito per tanti anni dalla nazione polacca, non era la loro vittoria. Per la Polonia trovatasi dopo la Seconda guerra mondiale sotto l’occupazione sovietica il V-Day non era ancora arrivato”.
Uno dei luoghi che sigillano la plurisecolare amicizia che unisce l’Italia e la Polonia è il cimitero di Montecassino e altre necropoli come Bologna, Loreto, Casamassima, sparse per tutta la Penisola, dove domina sul paesaggio una marea di croci e lapidi bianche dei soldati polacchi.
Il convegno-testimonianza del 16 maggio 2024 sul 2° Corpo d’armata polacco guidato dal generale Władysław Anders avrà ben presente sullo sfondo l’intera storia del 2° Corpo e le sue vittorie militari (a Montecassino, Ancona, e sulla linea Gotica, fino a Bologna) ma non si concentrerà sulla lunga odissea che dai lager dell’Unione Sovietica attraverso la Persia, la Palestina, l’Egitto portò in Italia migliaia di uomini, donne e bambini, né tratterà di questa formazione militare in quanto tale. Il convegno tratterà invece un’ampia gamma di argomenti e aspetti, tra cui testimonianze, memorie, documenti audiovisivi e uno sguardo al futuro.
Come testimonieranno sia il Convegno sia la Mostra, il 2° Corpo fu una società polacca in miniatura: composita, plurale, accogliente, motivata, dinamica che combatté ogni avversità dimostrando grande vitalità e creatività, con spirito di servizio e grande impegno civile.
Con grande lungimiranza il generale Władysław Anders, che non solo era un ottimo stratega militare, capì sin dall’inizio l’importanza della cultura, letteratura ed educazione nel mantenere alto il morale dei combattenti. Memore del ruolo della cultura con i suoi valori universali che aiutarono i polacchi a mantenere vivo lo spirito di Nazione nei 123 anni di spartizioni, quando la Polonia scomparve dalle carte geografiche d’Europa, il generale si rendeva conto di quanto fosse importante nutrire lo sviluppo intellettuale dei suoi soldati, nonostante i traumi bellici, e quanto fosse cruciale preparare le future élite e i cittadini a vivere in un Paese libero, a guerra finita.