In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ieri, 24 novembre, l’aula Livatino del palazzo di giustizia di Agrigento ha ospitato una rappresentazione teatrale promossa dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Agrigento in collaborazione con l’Associazione nazionale magistrati, con il Comitato pari opportunità e con la sezione agrigentina dell’Associazione italiana giovani avvocati.
“La mia vita è ora”, la pièce teatrale con interpreti avvocati e magistrati, è stata scritta e diretta dall’avvocato Sonia Sinaguglia.
Ad interpretarla: Santino Russo, Lilla Azzarello, Cristina Broccio, Stefania Lucia La Rocca, Marilena Marino, Zaira Picone, Micaela Raimondo e Floriana Salamone.
Lo spettacolo nell’aula Livatino, gremita dal pubblico, ha raccontato il percorso dalle tinte ruvide di cui spesso le donne rimangono vittime.
Donne attente alle esigenze dei loro uomini, che nonostante tutto finiscono per non apprezzarle diventando sempre più brutali, trascinandole in un vortice di violenze.
I personaggi hanno narrato e mimato le storie di normali relazioni trasformatesi in relazioni tossiche.
Un uomo violento e incline al suo ego che tiene prigioniere le sue donne, con continui ricatti e violenze verbali, scandite dai colpi alla gabbia a vetri nelle quali sono rinchiuse.
Una gabbia che diventa la degna rappresentazione della prigionia, della solitudine e delle violenze subite da molte donne.
La resa scenica, la sua dinamica a catena di bugie, violenze, verità talvolta taciute, ha coinvolto emotivamente il pubblico presente, inondato dalle profonde emozioni degli stessi protagonisti della scena.
Un palco non-palco, all’interno del quale nella quotidianità dell’aula giudiziaria la recita è l’amara e dura realtà di chi chiede giustizia, che con l’evento di ieri si trasforma invece nell’ultimo approdo perché lo spettacolo possa fungere da monito e contraltare a quelle violenze che ogni giorno – e spesso nella quasi indifferenza delle masse ormai abituate – urlano nel silenzio delle pagine di cronaca.
Agli attori, avvocati e magistrati, va il merito di essere riusciti a suscitare queste emozioni, ribaltando il senso catartico e consolatorio che talvolta nella vita reale finisce con l’uccidere, al pari delle violenze.
Gian J. Morici