Una nuova analisi di Azione contro la Fame dimostra come le guerre siano all’origine dell’insicurezza alimentare nel mondo; l’organizzazione chiede un’azione urgente per fermare l’uso della fame come arma di guerra
Milano, 24 maggio 2023 – Secondo un nuovo rapporto di Azione contro la Fame, pubblicato oggi, i conflitti e la violenza, che sono il principale motore della fame, minacciano la sicurezza alimentare di milioni di persone nel mondo:
Nel suo report “No matter who’s fighting, hunger always wins”, l’organizzazione globale mette in luce come sia la fame, in fin dei conti, ad avere la meglio in ogni conflitto, e come a pagare il prezzo maggiore siano sempre i civili. Il report analizza i dati di un’ampia gamma di conflitti armati in tutto il mondo per identificare le connessioni specifiche e complesse tra guerre e fame.
Il 24 maggio di cinque anni fa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottava all’unanimità la Risoluzione 2417, che riconosce il legame mortale tra conflitti e fame e dichiara che l’uso della fame come arma può costituire un crimine di guerra. Nonostante questa iniziativa storica, da allora non è stato aperto alcun procedimento giudiziario per crimini legati alla fame e l’insicurezza alimentare causata dai conflitti è in aumento.
“Le guerre sono la principale causa di fame nel mondo, eppure sia i conflitti che la fame sono prevenibili. Ed è questo che li rende ancor più inaccettabili – ha dichiarato Simone Garroni, direttore di Azione contro la Fame – l’allarmante recrudescenza della fame nel mondo va di pari passo con il numero e l’intensità crescenti dei conflitti armati e con la palese inosservanza del diritto umanitario internazionale da parte dei belligeranti”.
Il diritto umanitario internazionale, infatti, proibisce gli sfollamenti forzati, la contaminazione da mine e gli attacchi alla terra, al cibo, all’acqua e agli operatori umanitari, tuttavia, Azione contro la Fame e altre organizzazioni presenti in Paesi colpiti da conflitti lunghi e sanguinosi, riportano che queste azioni continuano ad essere compiute impunemente, privando le persone della possibilità di nutrire sé stesse e le loro famiglie.
Basti pensare che nel 2022, 376.400 persone hanno sperimentato condizioni di carestia[3], ovvero il livello più estremo e mortale di fame, in Afghanistan, Burkina Faso, Haiti, Nigeria, Somalia, Sud Sudan e Yemen – tutti Paesi che affrontano conflitti prolungati o gravi condizioni di insicurezza.
Il rapporto di Azione contro la Fame include testimonianze dirette sull’impatto dei conflitti sulla sicurezza alimentare di molti Paesi, come Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo e Siria. Un intervistato siriano ha raccontato: “le persone armate in questo Paese non rispettano i civili e ciò provoca enormi sofferenze nella popolazione. Quest’anno abbiamo seminato le nostre terre con grano e orzo; la stagione del raccolto è molto vicina. Le piogge sono state scarse quest’inverno e non possiamo irrigare con l’acqua dei nostri pozzi perché tutte le attrezzature sono state saccheggiate”.
Il rapporto descrive nel dettaglio tutti i modi in cui la fame può essere usata come arma di guerra: sfollamenti forzati, distruzione o saccheggio dei raccolti, espropriazione dei terreni, distruzione delle infrastrutture e dei servizi essenziali, contaminazione dei terreni agricoli con le mine antiuomo e, non da ultimo, azioni che ostacolano l’accesso umanitario.
Infine, l’analisi offre raccomandazioni su come le parti in conflitto e gli Stati membri delle Nazioni Unite possono ridurre la fame causata dai conflitti e investire nella costruzione della pace per prevenire l’insicurezza alimentare.
Per sostenere le sue richieste, Azione contro la Fame ha lanciato una petizione in tutti i Paesi del suo network, chiedendo ai cittadini di aderire all’appello rivolto ai leader mondiali.
Agite con urgenza per frenare l’escalation di violenza che affama milioni di persone nel mondo:
1. attuando la Risoluzione 2417 e sanzionando l’uso della fame come arma di guerra;
2. garantendo alle persone l’accesso al cibo durante i conflitti;
3. investendo nella costruzione della pace e nel proteggere i civili dall’impatto dei conflitti.
→ Per sostenere l’appello: bit.ly/guerra-e-fame
“Il mondo ha assunto impegni e costruito norme di riferimento per proteggere i civili ed impedire che la fame venga usata come arma di guerra. Ma ancora oggi milioni di persone soffrono la fame a causa di guerre e conflitti armati. È giunto il momento di tradurre queste promesse in azioni concrete – ha concluso Garroni – esortiamo gli Stati membri delle Nazioni Unite, a cominciare dal Governo italiano, a usare la propria influenza e i propri fondi per accertare le violazioni del diritto internazionale ad opera delle parti in guerra, per garantire un accesso umanitario sicuro alle comunità in difficoltà, e per costruire la pace e la sicurezza alimentare a livello globale”.
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[1] Global Report on Food Crises, 2023.
2 Livello 3 o superiore della scala IPC.
3 Livello 5 della scala IPC.