Gli studenti del liceo Regina Margherita di Palermo hanno incontrato il regista Rocco Mortelliti. A scuola è stato proiettato “La scomparsa di Patò” film girato da Mortelliti, tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri. L’incontro col regista rappresenta la prima masterclass del progetto Ballarò ‘23 avviato nell’istituto guidato dal dirigente scolastico Domenico Di Fatta.
“I ragazzi dell’istituto gireranno un documentario in questi mesi nel quartiere Ballarò – racconta Luciano Accomando, responsabile del comitato tecnico scientifico del progetto – per la regia di Giovanni Totaro e la fotografia di Antonino Costa. Il tema è il quartiere, l’economia, i volti, la società. I ragazzi diventano registi, sceneggiatori, e creeranno anche la colonna sonora del documentario. Da qui alla fine dell’anno gli studenti parteciperanno a un progetto di ricerca e azione per vedere come si realizza un documentario tramite lezioni con esperti del cinema e masterclass in cui rientra quella col maestro Mortelliti”.
Le riprese partiranno a giugno. “Il progetto mira a mettere in evidenza i nuovi linguaggi della società – osserva Elvira Sciurba, direttrice dei servizi generali amministrativi del Regina Margherita – il cinema e le immagini assumono così un ruolo determinante e impattante. Inoltre saranno gli stessi ragazzi a costruire anche il prodotto musicale. Si è voluta creare una comunità scolastica trasversale che include tutti gli indirizzi presenti nell’istituto. All’interno di questa scuola ci sono infatti diversi licei: musicale, delle scienze umane, economico sociale, linguistico. Si è fatto in modo che non fossero ognuno dentro un compartimento stagno, che collaborassero tra loro. Il gruppo di progettazione, coordinato dal dirigente scolastico, è composto da docenti che fanno parte dei diversi indirizzi”.
Rocco Mortelliti ha parlato ai giovani del rapporto tra cinema e letteratura. “Nel caso de La scomparsa di Patò da un romanzo epistolare è stato tratto un film, di questo ho parlato agli studenti – interviene il regista – Ho messo a fuoco l’idea del racconto, basato su ironia e anche denuncia sociale. Perché, comunque, il romanzo parla anche di quanto il potere politico, la mafia, convivevano già all’epoca. È uno dei romanzi più pirandelliani di Camilleri, tanto è vero che io nel film, in qualche modo, l’ho citato Pirandello, attraverso una scena in cui l’attore che fa il becchino, durante la ricerca di un cadavere putrefatto, dice: uno scrivano qua vicino dice che la vita o la si vive o la si racconta e lui l’ha raccontata”.
Gli studenti del Regina Margherita spesso arrivano da altre parti di città, non abitano a Ballarò. Il progetto diviene pretesto per l’incontro col quartiere. “Attraverso questo progetto i ragazzi possono incontrare e capire il territorio – dice Giulia Cordone, referente della progettazione – Una buona fetta dell’utenza di questa scuola non abita a Ballarò, attraversano il territorio e incontrano situazioni che poi difficilmente riescono a spiegare. Ecco che, attraverso i nuovi linguaggi, che talvolta dentro le scuole sono trascurati, proviamo a ridurre questo gap. Il linguaggio cinematografico è esplosivo in tal senso”.