Massima solidarietà ai Romagnoli per quanto stanno subendo in queste ore, e siamo certi che avranno la forza e la volontà di risollevarsi e ripartire meglio e più di prima.
Queste emergenze climatiche, queste variazioni, sono la risposta a tutti coloro i quali continuano imperterriti a dire che la natura ci è amica, ma noi abbiamo distrutto tutto e via di queste dichiarazioni.
Oggi dobbiamo avere il coraggio di affrontare una volta per tutte il vero problema delle emergenze climatiche, la mancanza di una vera politica della “manutenzione del territorio”
Fin da quando esiste la civiltà umana si è sempre intervenuto sulla natura, interventi necessari per permettere agli esseri umani di svilupparsi, crescere e vivere sempre meglio.
Come hanno già affermato il premio Nobel Prof. Carlo Rubbia nell’ormai famoso discorso del 2014 tenutosi al Senato; “Vorrei ricordare che durante il periodo dell’ultimo milione di anni la Terra è stata dominata da periodi di glaciazione in cui la temperatura media era di meno 10 gradi, tranne brevissimi periodi, in cui c’è stata la temperatura che è quella di oggi. L’ultimo è stato 10.000 anni fa, quando è cominciato il cambiamento con l’agricoltura, lo sviluppo eccetera, che è la base di tutta la nostra civilizzazione di oggi.
Negli ultimi 2.000 anni, ad esempio, la temperatura della Terra è cambiata profondamente. Ai tempi dei Romani, Annibale ha attraversato le Alpi con gli elefanti per venire in Italia. Oggi non ci potrebbe venire, perché la temperatura della terra è inferiore a quella che era ai tempi dei Romani. Quindi, oggi gli elefanti non potrebbero attraversare la zona dove sono passati allora.”
ed il grande scienziato Prof. Antonio Zichichi, “L’inquinamento esiste, è dannoso, e chiama in causa l’operato dell’uomo. Ma attribuire alla responsabilità umana il surriscaldamento globale è un’enormità senza alcun fondamento: puro inquinamento culturale.
L’azione dell’uomo incide sul clima per non più del dieci per cento.
Al novanta per cento, il cambiamento climatico è governato da fenomeni naturali dei quali, ad oggi, gli scienziati non conoscono e non possono conoscere le possibili evoluzioni future.”
Al di là di quello che noi, comuni cittadini, possiamo pensare, riteniamo che questi giganti della ricerca e degli studi sull’evoluzione climatica del pianeta, non fanno certamente dichiarazioni gratuite e prive di fondamento.
Quindi la siccità, le piogge ed altri fenomeni atmosferici avvengono a prescindere la presenza dell’uomo e dei suoi interventi, la Terra è un “essere vivente” in continua evoluzione.
Altra cosa, invece, è l’inquinamento, questo si che è il risultato di una politica miope dell’uomo, che con questo sconsiderato agire sta distruggendo il proprio habitat.
Dicevamo che l’uomo da sempre è intervenuto sulla natura per renderla fruibile e utile a se stesso.
Quando parliamo dei famosi paesaggi delle colline toscane, delle pianure di tulipani in Olanda, dei vigneti della Sicilia o degli oliveti della Puglia, parliamo di ambienti realizzati dall’uomo che non hanno niente di naturale, non rappresentano certo la natura nella sua selvaggia bellezza.
Ma se riusciamo a trasformare il territorio piegandolo alle nostre esigenze, altrettanto non riusciamo a fare in materia di “manutenzione” di quel territorio manipolato dall’intervento umano; forse perchè mautenzionare fa girare meno denaro rispetto agli interventi da fare dopo un evento climatico catastrofico come quello che ha colpito la Romagna???
Quanto successo in Romagna è l’esatto risultato di una mancata manutenzione di un territorio che nei secoli è stato modificato e piegato alle esigenze dell’uomo, e non da una rivolta della natura contro gli esseri umani.
Dovremmo avere il coraggio e l’onestà intellettuale di chiedere al Governo della Regione Emilia Romagna, e questo vale per tutte le Regioni italiane, se ha mai avuto un piano di manutenzione del territorio, e se questo piano viene realmente applicato o resta semplice lettera morta protocollato e sepolto negli archivi regionali.
I fiumi esondano se non ricevono la giusta manutenzione, se per dragare e ripulire l’alveo di un fiume bisogna chiedere una marea di permessi ed autorizzazioni e chiaro che questo intervento non verrà mai fatto.
Se per ipotesi, poi, si dovesse ottenere tale permesso, allora inizia la lunga serie di impugnative e ricorsi ai vari TAR da parte di ogni associazione ambientalista che con varie motivazioni, anche le più risibili ed assurde, alla fine riusciranno a bloccare il tutto.
Questo agire, ripetuto all’infinito nel tempo, ha dato il risultato di oggi; Una tragedia annunciata, ma che poteva benissimo essere evitata con la semplice, ed economica, manutenzione del territorio, di quel territorio modificato e creato a misura d’uomo.
Questa tragedia, che oggi ha colpito gli amici della Romagna, domani potrà colpire altre parti del territorio italiano, tutta l’Italia è a rischio geologico.
Ma l’assurdo rimane che, pur consapevoli che queste tragedie sono il risultato dell’incuria e della mancata manutenzione del territorio, tale tragedia verrà, come al solito, addossata al “cambiamento climatico, al buco dell’ozono, alla cementificazione, ed altri mantra attualmente in voga, ma mai alla mancata manutenzione di un territorio, comunque modificato dall’uomo, affinchè vi possa normalmente vivere.
Alcuni mesi fa come O.S. Sinalp avevamo fatto una proposta all’Assessore della Regione Siciliana On. Pagana di trovare una soluzione per poter impiegare i titolari di reddito di cittadinanza nel comparto Antincendio della Forestale della Regione Siciliana.
La proposta nasce dal fatto che ormai l’età media dei forestali precari è elevatissima, circa 55 anni, e che molti non sono più in grado di intervenire tempestivamente e con sicurezza sulle emergenze estive che puntualmente ogni anno si presentano.
Ma puntualmente ogni anno l’opinione pubblica, la politica, la società civile, le associazioni di vario genere, chi più chi meno, per gli incendi che avvolgono la Regione Siciliana gridano allo scandalo, si strappano le vesti e inveiscono contro tutto e tutti non rendendosi conto o non volendo rendersi conto che quanto accade non è un fatto eccezionale ma la normalità che si ripete.