(Adnkronos) – «Ricordo che il giorno in cui fu esposta la bara di Giovanni Falcone nell’atrio del Palazzo di giustizia di Palermo, chiesi a Paolo Borsellino se secondo lui la strage di Capaci avesse una finalità destabilizzante. E lui mi guardò negli occhi e mi rispose: ’No, non è così. Anzi. Direi che l’intento è quello di avere un effetto ’stabilizzante. E aggiunse: ’Ora intendo riprendere al più presto in mano l’indagine su mafia e appalti».
A ricordarlo, in una intervista all’Adnkronos, è l’ex Procuratore capo di Marsala Alberto Di Pisa, che per molti anni ha lavorato con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Fu anche uno dei giudici che istruirono il primo maxiprocesso a Cosa nostra. In passato si è occupato di inchieste come l’omicidio del sindaco di Palermo Giuseppe Insalaco, ma anche del processo a Vito Ciancimino.
Un effetto «stabilizzante» perché? «Perché mirava a mantenere il sistema di potere di quel momento», dice. «Io ho sempre pensato che la trattativa Stato-mafia non c’entri niente con la strage di Via D’Amelio – dice- Come tutti i delitti eccellenti. Dietro un omicidio ci sono quasi sempre gli appalti, quello è l’interesse economico di Cosa nostra». E ricorda: «Poco prima diessere ucciso, Paolo Borsellino, ebbe una riunione con i carabinieri del Ros, con Mori e Subranni, proprio sul problema degli appalti, un tema che intendeva riprendere e che riteneva fondamentale per la lotta alla mafia, mentre la Procura lo aveva trascurato».