di Agostino Spataro
(La mia mancata intervista alla vedova di Arafat, a Malta)
In questi giorni convulsi e drammatici, molta carne al fuoco si sta mettendo intorno al conflitto ri-esploso fra israeliani e palestinesi, a partire dalle provocazioni e dalle aggressioni di gruppi di coloni ebrei fanatici contro talune famiglie palestinesi residenti da tempo a Gerusalemme Est, zona di pertinenza dei palestinesi. Molte sono le questioni sollevate alcune condivisibili altre nò. In ogni caso meritevoli di considerazione, di approfondimento. Di là di certe contraddizioni del mondo arabo, tuttavia non siamo all’anno zero. La comunità internazionale (ONU) ha, nel tempo, definito, sulla base di diverse risoluzioni, la soluzione politica possibile e ancora valida: “Due popoli e due Stati in Palestina” entro i confini (decisi dall’Onu) nel 1947.
Ovviamente, la formula presuppone il riconoscimento reciproco dei due Stati e auspica una benefica e pacifica cooperazione fra i due popoli.
Risoluzioni che dovrebbero essere vincolanti per tutti, in primo luogo per i contendenti sul campo. Invece vediamo che soprattutto Israele, primo Stato al mondo creato dall’ONU, ha violato molte di queste risoluzioni. Come dire: il figlio che non rispetta, viola la volontà della madre che lo ha generato.
Da ex membro della sezione esteri e da parlamentare del Pci che ha seguito molto da vicino certi passaggi e problemi connessi a tale conflitto, desidero esprimere un punto di vista personale in ordine alla svolta, in negativo, che si ebbe con la morte, ancora non del tutto chiarita, del presidente dell’Olp e dell’Autorità palestinese, Yasser Arafat.
Fino a quando fu in vita Arafat, grande tessitore di relazioni internazionali che diede dignità e speranza al popolo palestinese, la questione “arabo-israeliana” era ai primi posti dell’agenda internazionale e nessuno si poteva permettere certe “libertà” lesive dei diritti dei palestinesi.
Dopo la morte di Arafat la svolta: molti Paesi arabi mollarono i palestinesi e strinsero accordi con i governanti di destra israeliani i quali, dopo il vile l’assassinio di Rabin sotto gli occhi del mondo,(anche qui c’è molto da chiarire!) si scatenarono su più fronti, liberi di dire e di fare senza tener conto dei quadri di riferimento regionali e internazionali. Talmente liberi da potersi scegliere perfino “il nemico” più comodo.
Una morte sospetta quella di Arafat- anche a detta di taluni familiari e collaboratori dell’entourage- che spense la vita di un uomo che- scherzando- poteva vantarsi di avere superato, brillantemente, il limite delle “sette vite dei gatti”, nel senso che aveva superato indenne una decina fra gravi attentati e incidenti aerei. La morte di Arafat e, per altri versi, quella precedente di Rabin (entrambi insigniti del Premio Nobel per la Pace) erano necessarie per liberare, finalmente, il campo di due personalità di alto profilo politico, dotate di un carisma indiscusso e mobilitante. Dopo la loro morte, specie di quella di Arafat, si diede corso ai diversi “piani” annessionistici e affaristici, nel quadro del “cerchio Mena”.
Tutti aspetti appena accennati che meritano ulteriori approfondimenti. Personalmente, tentai di farlo anche da giornalista collaboratore di “La Repubblica”, quando, per capire meglio le cause della morte di Arafat, chiesi, tramite amici maltesi, un’intervista esclusiva per La Repubblica alla signora Soha, vedova del presidente Arafat. Mi fu data la disponibilità, tutto era pronto per recarmi a Malta per l’intervista. Attendevo soltanto la data e l’ora. Purtroppo non arrivarono. Dopo un paio di settimane, leggemmo un’intervista della signora a giornali stranieri che, sostanzialmente, confermava la causale contenuta nei bollettini medici dell’ospedale militare francese. Insomma, non c’erano più sospetti sulla morte del marito. Nello stesso periodo fu annunciato l’accordo fra gli eredi dell’illustre defunto e la dirigenza dell’Olp in ordine alla ripartizione del grosso lascito bancario di Arafat. E siamo qui…ad osservare le “stelle cadenti” nel cielo dell’amata terra di Palestina.
Agostino Spataro