Seguendo un vecchio consiglio del mio maestro mineralogista e vulcanologo Antonio Parascandolo, noto nel mondo scientifico per la sua passione naturalistica, quando mi assale una malinconia profonda al solo ricordo di un passato che non ritornerà mai più, pur se soddisfatto per aver assistito alla storica vittoria della scienza su un virus dalle proprietà diaboliche giunto sul pianeta (secondo una mia interpretazione ai fini di porre in evidenza il comportamento negativo di un fattore antropico alquanto lontano dal rispetto dovuto alle tante leggi che la natura impone al solo fine della salvaguardia dei numerosi beni generosamente offerti) è divenuta una mia costante abitudine, dopo avere ampiamente spaziato nell’immenso mondo classico da sempre ritenuto come la solida piattaforma della mia preparazione futura, nel rinnovare la mia immensa gratitudine nei confronti della mia mamma, che “fortissimamente volle” a suo tempo, indirizzarmi verso il liceo classico malgrado la mia grande passione per gli studi scientifici, dopo la lettura dei miei “pezzi” preferiti, la mia passione naturalistica mi spinge a chiudere la mia giornata molte volte nervosa specie negli ultimi tempi attuali dove alla ossessione di una burocrazia asfissiante che non rallenta mai anche nelle cose più semplici, si è andata ad aggiungere l’isolamento dalle persone care, dagli amici, dall’attività sociale a causa dei numerosi divieti richiesti dalla presenza di una pericolosa pandemia che nel costringere soprattutto gli anziani ad una prigionia forzata molto spesso apparsa insufficiente anche in conseguenza di un progresso scientifico caparbiamente legato a certi schemi sempre validi ma non rivolti alla considerazione di altre soluzioni, rivolgendo lo sguardo verso strategie più idonee a vincere una difficile guerra contro un nemico dalle inside nascoste possedute dal covid 19, alle varie letture dei classici faccio seguire quella di alcune pagine del “Bel Paese” di Antonio Stoppani.
Il ritorno alla lettura di alcune pagine, dove questo naturalista del passato descrive con tanta passione ed ammirazione le realtà geologiche, mineralogiche, petrografiche ed idrologiche della nostra penisola, soffermandosi poi sui rapporti tra la natura prodigiosa ed i sentimenti suscitati nei naturalisti, avviene sempre dopo aver concesso nel corso della giornata il dovuto spazio sia agli articoli di ben definite firme del giornalismo molto spesso dedicati ai numerosi mali che affliggono il nostro paese sia alle diavolerie di una cronaca cittadina che riserva sempre sorprese in una città come Napoli dove la passione è l’elemento dominante in ogni tipo di evento. Diventa allora normale, quando l’ora tarda invita al sonno ristoratore, ritornare sui ricordi degli eventi che più hanno impressionato coloro i quali, costretti da tempo al solo desolante ruolo di modesta “comparsa” in qualità di anziani, ritornare su alcuni argomenti che hanno destato maggiore curiosità, divenendo poi naturale il confronto con un passato che appare sempre più lontano anche se il tempo trascorso in realtà sia piuttosto breve. Questa distanza che appare talvolta enorme, tra generazioni diverse (anche se solo successiva), l’ho avvertita fin da quando da ragazzo non riuscivo a spiegarmi alcuni punti di vista dei nonni che ho sempre rispettato sia per l’educazione ricevuta in casa come per quella ferrea ricevuta a scuola da professori eccellenti, duri ed intransigenti fino al liceo che ricordo con tanta nostalgia per aver saltato l’ultimo anno al solo fine di anticipare il mio ingresso ad una facoltà scientifica accompagnata dal sogno di entrare presto in carriera ignorando tutte le sue incognite e le tante amarezze. Sono appunto questi sogni di gioventù che mi hanno nelle realtà successive fatto comprendere i miei tanti errori, non ultimo il rimpianto di avere perduto gran parte della mia giovinezza troppo presto per essere schiacciato dalle responsabilità e dai doveri ad una professione non priva di insidie, senza poter escludere le conseguenze di una guerra disastrosa che hanno frustato talvolta il mio sogno di rendermi utile, Nel passare in rassegna il cammino percorso mi chiedo spesso quali siano state le spinte precise nel campo dello studio ed in quello della ricerca per soddisfare la mia naturale aspirazione di rendermi utile al prossimo.
La risposta è sempre la stessa: avere avuto la fortuna di vivere nel periodo del “ miracolo economico”, così definito il trentennio del dopoguerra in cui fu grande protagonista Enrico Mattei originale interprete della ricerca applicata nel campo petrolifero, scomparso in uno strano incidente dal sapore di tragedia procurata, periodo fortunato del nostro paese che vide l’Università di Napoli come unica prescelta per la istituzione della facoltà di Scienze geologiche che volle assegnarmi fin dalla sua nascita nel 1955 l’insegnamento della “mineralogia con esercizi” come disciplina fondamentale del primo biennio cioè quello formativo. La fiducia accordatami dalla intera facoltà insieme al mio grande senso di responsabilità non disgiunto dalla fiducia accordata alle mie capacità di docente, fu poi completato dalle continue richieste dei miei numerosi allievi che in quegli anni felici sfiorarono il numero di novecento mettendo in crisi i laboratori di esercitazioni pratiche, crisi superata in seguito con aumento del personale. Gli sviluppi delle tecnologie, l’affermazione della roentnografia, della microscopia elettronica, della chimica strutturistica, mia grande che mi accompagna tuttora, hanno allargato la mia preparazione, ma soprattutto il mio entusiasmo per la ricerca di base ed applicata che ho cercato di trasmettere ai miei allievi i cui risultati brillanti hanno fatto da sostegno alle immancabili amarezze che non mancano mai in ogni professione.
Tutte queste considerazioni insieme alle soddisfazioni provate per i risultati ottenuti da tanti miei ex-allievi giunti per merito a posti di comando, il loro stile di vita, il loro attaccamento al dovere, le loro ideologie mi spingono ad osservare e valutare per pura sovrapposizione alcuni episodi che chiamo “meraviglie” di un mondo e di una società moderna che ama esprimersi in maniera diversa. Cerco di mettere in evidenza soltanto qualcuna delle tante che mi hanno colpito.
Tra qualche settimana sarà celebrato il processo” per diffamazione e pronuncia di epiteti sottintesi fortemente sessisti e grandemente offensivi “a carico del professor Pasquale Vespa sindacalista della U.I.L. e presidente dell’Associazione Nazionale docenti per i diritti dei lavoratori, recentemente chiamato in qualità di esperto alla segreteria del sottosegretario alla Pubblica Istruzione Rossano Sasso. In breve la storia della denuncia, reiterata più volte da anni a partire dal 1918 quando la denunciante faceva parte della commissione cultura, non proviene da un comune cittadino, bensì dal ministro della Pubblica Istruzione dello ultimo governo Conte, on. Lucia Azzolina, al punto di richiedere ed ottenere una scorta per una serie di insulti “ed epiteti e sottintesi a sfondo fortemente sessisti e grandemente offensivi “. Sono le parole dell’avvocato difensore della Azzolina, non disgiunti da volgari espressioni riferite alla ”bocca rouge” ed altre amenità che non è il caso di riportare ma che sono tipiche almeno di uno “sconsiderato”o assimilato tale, usando un generoso eufemismo. Notare che queste “prove” portate dalla Azzolina erano state furbescamente eliminate dalla rubrica “Facebook”del nostro attivo consulente del sottosegretario alla Pubblica Istruzione, intanto, opportunamente sospeso temporaneamente dall’incarico per l’intervento dall’attuale ministro Bianchi in attesa dello svolgimento del processo. Superfluo aggiungere che nell’ispirarsi alle più diverse interpretazioni secondo le diverse ideologie politiche ogni quotidiano ha accompagnato questa “meraviglia” con il proprio commento, senza voler aggiungere il mio, ricordando tra i brividi quello che accadde nel lontano 1939/1940, alla fine dell’anno scolastico nel noto liceo “ Sannazaro” dove un giovane compagno di liceo fu preso in flagrante per aver festeggiato la fine dell’anno scolastico “con un bacio sulla guancia della sua fidanzata all’ingresso della sua aula“ e denunciato da un professore, processato dal consiglio di disciplina malgrado il suo normale passato scolastico, fu espulso “per un anno da tutte le scuole del Regno”. Qualche settimana successiva lo sfortunato collega scomparve da Napoli con la sua famiglia e vani furono i tentativi per conoscere sue notizie.
Nel mentre l’eventuale lettore trova il tempo per ben riflettere sul tipo di progresso raggiunto da una società “innovativa” e quindi molto lontana da certe vecchie e superate teorie, lo spazio concessomi mi fornisce la possibilità di citare soltanto un’altra delle numerose altre “meraviglie”di vario tipo tra le quali una di particolare rilevanza che, da me definita come fortuna é divenuta per gli eventi successivi una dolorosa ferita. Intendo riferirmi alle favorevoli circostanze che mi dettero la possibilità anni addietro di partecipare ad un incontro volante di pochi minuti insieme ad altri componenti dell’O.N.A. (Osservatorio Nazionale Amianto ), confortato dalla presenza del dottor Corrado Clini, ministro dell’Ambiente del governo Monti, per nostra fortuna interlocutore prezioso e molto competente di quella problematica difficile quale quella dell’amianto, al punto tale da farmi considerare un “beato monocolo nella terra dei ciechi”. In seguito a questa fortunata coincidenza l’ intervento dello Stato, avallata dalla richiesta del titolare del Ministero dello Ambiente ebbe come conseguenza logica la presentazione al consiglio dei ministri di un dettagliato “Piano amianto “corredato da una serie di valutazioni molto significative, con l’aggiunta di “un piano di fattibilità” consistente in un impianto pilota particolarmente idoneo alla soluzione dell’annoso problema della eliminazione, sotto qualsiasi forma, del minerale cancerogeno, causa di tanti decessi per tumori polmonari e mesoteliomi pleurici.
Questo grande successo, che ebbe come protagonista assoluto ed indiscusso il ministro dell’ambiente, non ebbe riscontro nella realtà in quanto seguito la caduta definitiva del governo Monti, l’incanto si dissolse, ed al suo posto prendeva consistenza l’oblio su tante speranze e tanti sogni, ormai confinati i in un cassetto in via definitiva in malinconica compagnia di una voce che inutilmente richiama al dovere i responsabili addetti alla salvaguardia della pubblica salute.
A questo punto il lettore, specie se esperto in delusioni analoghe, si chiederà in che cosa consiste la mia “meraviglia” annunciata che mi affretto a confermare non senza stupore e non senza dolore. In data 27 marzo 2021 leggo a grandi titoli “Clini, ministro di Monti, condannato per corruzione a sei anni di carcere”. Rileggo più volte per convincermi e, scorrendo l’articolo, apprendo che l’ex ministro unitamente all’imprenditore Augusto Calore Pretner ha subito in prima istanza questa condanna con l’accusa di “essersi appropriato di una somma rilevante in qualità di esponente di una società per la riqualificazione agraria di alcuni terreni. A questa società era stato elargito un finanziamento di 54 milioni di euro nel periodo tra il 2011 ed il 2012.L’ articolo riportato dal “Il fatto quotidiano del 27 marzo 2021 alla pagina 12”, si soffermava anche sulle testuali parole pronunciate dal ministro che, intervistato, che così si esprimeva subito dopo la condanna: “sono stato condannato dopo 6 anni in assenza di prove. Ricorrerò, ovviamente, in appello”. Questa la cronaca cruda alla quale questa volta aggiungo un mio giudizio non riuscendo a concepire come un personaggio perbene proveniente per giunta dall’amministrazione dello Stato possa essere caduto in tale assurdità che ha il sapore di una trappola per cui resto in fiduciosa attesa della verità che, anche se tardi, farà luce su questo evento al quale non presto fede in maniera assoluta, ben conoscendo certi fini di certe operazioni studiate a tavolino avendo vissuto una esperienza analoga (denuncia di ignoti per appropriazione indebita ) in qualità di commissario governativo alla Opera Universitaria” di Napoli nel lontano 1968 (anno della rivoluzione studentesca ), catapultato in tale carica proprio per porre fine ad una serie di anomalie di ogni genere che si verificavano da tempo che furono evidenziate, anche avendo al mio fianco due grandi magistrati. Conclusioni : piena assoluzione ma costretto, a pulizia appena iniziata, alle dimissioni per salvare la mia incolumità personale, su consiglio affettuoso di un affettuoso amico, “ esperto navigatore”, che ben conosceva determinati ambienti. Solo passando in esame più volte i tanti eventi misteriosi che hanno sconvolto e continuano a sconvolgere gli equilibri della nostra incantevole penisola, nel mentre la lettura di tanti libri, di tanti scritti che tentano di dare spiegazioni accettabili, avendo conosciuto con molto ritardo il grande valore del silenzio, spronato dal ricordo di essere stato un appassionato ricercatore ed un attento osservatore mi è gradito chiudere il presente articolo dove, al sapore della meraviglia si associa ad ua profonda tristezza, con una domanda che rivolgo al lettore con semplicità:la fedele (insistendo sul valore del qualificativo), cronaca delle “meraviglie” riportate sono frutto di una “fissazione”, di una visione errata, di un mio pregiudizio oppure rappresentano il risvolto negativo di una realtà sconvolgente che affligge da tempo e senza soluzione il nostro “Bel Paese”?
RENATO SINNO
PROFESSORE DI MINERALOGIA ALLA UNIVERSITA‘ DI NAPOLI FEDERICO II